Incendio in Sardegna: la disperazione delle persone e la devastazione di un ecosistema

Secondo Coldiretti per recuperare gli oltre 20mila ettari andati bruciati ci vorranno almeno 15 anni, tanti anche gli animali che hanno perso la vita a causa delle fiamme e dei fumi

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Incendio in Sardegna devasta l’isola. Pensare che l’attenzione dell’essere umano al proprio ecosistema diventi maggiore solo quando si consumano tragedie irreversibili ci dice quanto il futuro del pianeta non sia poi la priorità.

L’incendio di proporzioni apocalittiche scoppiato in Sardegna, che è divampato per oltre 3 giorni bruciando oltre 20mila ettari naturali poteva essere evitato? Forse si, considerando che in questo periodo dell’anno le notizie di roghi, un pò dovute al caldo e un pò (un pò tanto) alla mano dell’uomo, avvengono con una frequenza allarmante.

Se l’incendio non avesse distrutto migliaia di ettari causando danni incalcolabili, non ci sono state morti umane per miracolo, adesso staremo a parlare di altro.

Incendio in Sardegna: una devastazione annunciata, com’è accaduto?

Secondo le prime perizie svolte dalle autorità sul posto, pare che la “miccia” scatenante sia dovuta a un’automobile che potrebbe aver preso fuoco a seguito di un incidente e lasciata li a bruciare senza allertare nessuno, una pista debole per giustificare quello che è accaduto dopo, quello su cui tutti sembrano essere d’accordo è che la natura dell’incendio sia stata dolosa.

Ora, quella degli incendi in Sardegna è una piaga che la regione si porta dietro da anni, c’è un continuo allarme durante i tre mesi estivi il che dovrebbe lasciar presagire un continuo monitoraggio.

La questione ci dice che è ovvio che non tutto può essere arginato immediatamente, ma una propagazione del fuoco così grande è immediata lascia presagire negligenza da parte di qualcuno.

Quello che infatti sta avvenendo in questo momento è cercare di spostare l’attenzione sulla natura dolosa alla base dell’incendio in Sardegna. Per quanto riguarda il sistema di intervento tempestivo invece riflessioni poche.

L’inferno scatenato dalle fiamme è avvenuto nella zona dell’Oriestanese, dove i centri colpiti dall’incendio sono stati 13 e per i quali la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza propedeutico alla richiesta di dichiarazione di calamità.

Le conseguenze e i danni

Dopo che l’incendio in Sardegna è durato tre giorni, oggi si è cominciata a fare la conta dei danni. Per il momento nessun dato ufficiale anche se qualcuno ipotizza una cifra superiore al miliardo di euro.

Una prima ipotesi che per adesso non trova riscontri, dato che dovrà essere effettuato il censimento di tutto ciò che è stato distrutto dal fuoco, sulla cui propagazione hanno influito senza dubbio i 40 gradi di temperatura e la forza del vento.

Nei tre giorni di lotta alle fiamme in cui hanno operato 7.500 persone, 22 mezzi aerei tra elicotteri e Canadair si conta anche l’evacuazione di 1.500 persone dalle proprie case, molte delle quali hanno potuto fortunatamente farvi ritorno, mentre altre hanno perso tutto comprese aziende agricole e terreni dedicati alla coltivazione e al pascolo. Roberto Serra, portavoce di Confagricoltura ha dichiarato:

La situazione è disastrosa. Ieri mi ha chiamato un associato dicendomi che la sughereta, pronta al taglio del sughero era stata completamente divorata dalle fiamme. Delle migliaia di piante è rimasta solo cenere, con un danno per centinaia di migliaia di euro che non si potrà più ripagare, dato che per ricostituirla ci vorranno almeno trent’anni.

Dal Governo per adesso nessuna dichiarazione sul da farsi, solo dichiarazioni di solidarietà da parte del premier Mario Draghi e dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

Ma il presidente della regione, Christian Solinas, dopo l’incendio in Sardegna, ha subito annunciato la richiesta al Governo affinché una quota del Pnrr (Recovery Found) sia dedicata per un grande piano di riforestazione della Sardegna, poi aggiunge:

Parliamo di un danno incalcolabile, che ha messo in ginocchio intere comunità e il loro tessuto produttivo e sociale, e che ha causato al prezioso patrimonio ambientale una ferita mortale.

Lunghissimi secondo Coldiretti i tempi in cui potrà essere ristabilito l’intero ecosistema e quindi la filiera produttiva legata a esso:

Ci vorranno almeno 15 anni per ricostituire i boschi e la macchia mediterranea distrutti dalle fiamme che hanno raggiunto pascoli, ulivi, capannoni, fienili con le scorte di foraggio e mezzi agricoli ma anche ucciso animali.

Incendio in Sardegna: stiamo usurando il pianeta

L’incendio in Sardegna ha riportato all’attenzione di tutti un problema sistematico per l’isola da questo punto di vista. Gli incendi sono sempre avvenuti, come nelle regioni del sud che a causa delle alte temperature e dell’ampia vegetazione spesso sono tristi scenari di roghi.

Quello che dovrebbe destare preoccupazione maggiore è la potenza e l’intensità degli incendi, che aumenta anno dopo anno. Se i mezzi dell’uomo in questo caso potranno sembrare limitati è invece certo che il cambiamento climatico facilita il loro divampare.

Se inoltre pensiamo, errando, che il cambiamento climatico riguardi solo parti del mondo dove le condizioni ambientali sono estreme ci sbagliamo.

La California, che presenta temperature estive molto simile alle nostre, anche se molto pìù soggetta a correnti oceaniche di forte impatto, in questo stesso momento è alle prese con l’ennesimo incendio stagionale grande tre volte e mezzo quello della Sardegna, in poche ore gli ettari bruciati sono stati 76mila. Chissà cosa avremmo fatto noi se l’incendio fosse stato di quella portata, sarebbe opportuno chiederselo ora, non dopo.

Il pianeta mai come quest’anno sta mandando dei segnali di logoramento che non possiamo ignorare, le temperature nonché i fenomeni climatici anomali sono un chiaro segnale.

Forse è per questo che ormai i grandi miliardari futuristi cercano confini da esplorare nello spazio, il pianeta è agli sgoccioli e cercare nuove risorse nello spazio potrebbe essere meno oneroso che cercare di salvare l’intero globo terracqueo. Ne sono un esempio Richard Branson, Jeff Bezos ed Elon Musk, quest’ultimo in particolare vorrebbe “colonizzare” Marte.

Possono essere varie le ragioni che hanno portato all’incendio in Sardegna. La regione sta vivendo da tempo un processo di svuotamento delle campagne e di conseguenza questi spazi restano sempre di più abbandonati.

Un problema che andrebbe risolto con priorità massima è la carenza di organico dei soccorsi, il personale scarseggia e coloro che lavorano ogni hanno nella tutela di queste campagne compiono dei veri e propri miracoli considerando la scarsità delle risorse a disposizione.

Quest’anno in cui stiamo vivendo una delle estati più calde dell’ultimo ventennio, prima dell’incendio in Sardegna, alcune settimane fa sono decaduti i dirigenti del Corpo forestale locale e non si è riusciti a prorogare il loro incarico, nemmeno in questa stagione dove l’allerta caldo era massima.

Il cambiamento climatico sta velocizzando il processo di distruzione del territorio esattamente nella stessa proporzionalità con cui il territorio è incapace di rispondere. Quello stesso cambiamento climatico che oggi sembra arrivato a un punto irreversibile.

Leggi anche: Ecco perché il fotovoltaico è l’arma più vantaggiosa e conveniente contro l’emergenza climatica

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