Perché i bambini e il diritto all’infanzia sono la vera emergenza mondiale

Vediamo quali sono gli standard minimi riguardo al trattamento dei minori, stabiliti nella Convenzione a tutela del diritto d’infanzia, chi se ne fa portavoce e cosa possiamo fare di concreto.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Che fine ha fatto il Diritto all’infanzia? Come indicato nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo “il fanciullo, a causa della sua mancanza di maturità fisica ed intellettuale, necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita”.

È più che mai opportuno rammentare inoltre, in questo particolare momento storico, in cui si assiste negli ultimi 100 giorni a un quotidiano bagno di sangue nella striscia di Gaza, le condizioni anche di tutti gli altri Paesi del mondo in cui i bambini vivono in condizioni particolarmente difficili e che impongono quindi di prestare a essi una particolare attenzione, senza mai però poter prescindere dalle tradizioni e dai valori culturali di ciascun popolo.

A stabilirlo è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, circa trent’anni fa.

Grazie alla ratifica di questo documento in quasi tutti i Paesi del mondo i bambini godono dei diritti fondamentali, sono protetti e tutelati. Oggi però nelle varie terre colpite dalla guerra, dal conflitto israelo-palestinese a quello in Ucraina, assistiamo alla negazione del diritto all’infanzia. A partire dal 7 ottobre 2023 10mila bambini hanno perso la vita e decine al giorno subiscono amputazioni senza anestesia. A riportarlo è il Ministero della Salute di Gaza. Ripercorriamo la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dopodiché vediamo come non confinarla a mera teoria e cosa di pratico si può fare.

Diritto all’infanzia: la Convenzione approvata nel 1989 e i principi su cui si basa

Il 20 novembre 1989 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sui diritti dell’Infanzia che ha sancito il diritto alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione e alla partecipazione, di tutti i bambini, indipendentemente dall’estrazione sociale, culturale, etnica o religiosa.

La Convenzione, che consta di 54 articoli, si basa su quattro principi fondamentali:

  • Il diritto alla parità di trattamento, nessun bambino deve essere discriminato a causa del sesso, della cittadinanza, della lingua, dell’etnia, della disabilità e della religione
  • Il diritto alla salvaguardia del benessere, quando occorre prendere una decisione che possa avere ripercussioni sull’infanzia, il benessere dei bambini è prioritario
  • Il diritto alla vita e allo sviluppo, ogni bambino deve avere accesso all’assistenza medica, all’istruzione ed essere protetto da abusi e maltrattamenti
  • Il diritto all’ascolto e alla partecipazione, i bambini devono essere ascoltati e presi in considerazione, anche rispetto alle decisioni che li riguardano, in modo conforme alla loro età

Diritto all’infanzia: perché non è rispettata la Convenzione elaborata nel 1989?

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Insieme all’adozione della Convenzione sul Diritto all’infanzia il 20 novembre di ogni anno si celebra anche la Giornata Mondiale dei diritti dei bambini e delle bambine, allo scopo di far conoscere i diritti fondamentali dei minori e di promuoverne la tutela. Ma cosa è accaduto nel frattempo? Di fronte al protrarsi dei conflitti, in cui migliaia di bambini perdono la vita, pare ci sia stato un cortocircuito.

Le associazioni come l’Unicef e Save the Children si battono da sempre per la tutela dei bambini, ma queste da sole non bastano. Se in Italia assistiamo a una mobilitazione in questo senso, dal promuovere eventi e incontri, finalizzati a divulgare il testo della Convenzione, a progetti di legalità nelle scuole fino alle numerose campagne di sensibilizzazione su comportamenti che rischiano di causare danni a bambini e adolescenti, come l’uso eccessivo dei social network, nelle zone di guerra ciò non è possibile. Questo limite imposto dalla violenza ostacola la sensibilizzazione e protrae l’assuefazione alla guerra.

Leggi anche: Tutto quello che possiamo fare per aiutare i bambini di Gaza

Diritto all’infanzia: Papa Francesco e l’incontro mondiale dei bambini

papa francesco

Oggi in pochi si fanno portavoce del diritto all’infanzia nelle zone di guerra. Anche la stampa rimane in silenzio. Papa Francesco è uno di quelli che, dall’alto della sua posizione, non ha timore di difendere i più deboli. Già allo scoccare del conflitto russo-ucraino ammonì “Non abituiamoci alla morte come alle mascherine”.

Ed oggi come ieri nel suo recente intervento sul canale Nove, ospite da Fabio Fazio, ha ribadito, tra le altre cose, la tematica della sofferenza dei bambini nei luoghi di guerra:

Qualche giorno fa è venuta una delegazione di bambini dall’Ucraina, con genitori o altri accompagnatori: hanno visto qualcosa della guerra e nessuno di loro sorrideva.

I bambini spontaneamente sorridono, ma questi avevano dimenticato il sorriso.

Che un bambino dimentichi il sorriso è criminale, ma questo fa la guerra: impedisce di sognare.

Il Papa invita ad azioni di pace, ricordando che i bambini rappresentano il futuro dell’umanità: “Adesso nel mese di giugno si farà il primo incontro mondiale dei bambini a Roma per attirare l’attenzione. Quando abbiamo fatto l’incontro a novembre con i bambini ce ne erano 7500 di tutto il mondo, di Paesi in pace e Paesi in guerra, ma ora ne faremo un altro per attirare l’attenzione sul fatto che i bambini sono il futuro, ma lo sono con le cose che noi diamo loro”.

E allora cosa fare di concreto? Farsi partecipi degli aiuti umanitari, informarsi e aggiornarsi costantemente e non mettere più la testa sotto la sabbia.

Leggi anche: Aiuti umanitari, cosa sono e perché è importante che arrivino in fretta

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