Genitori social, 3 regole per sopravvivere alle chat di classe su WhatsApp

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Avete mai fatto uno di quei sogni in cui vi ritrovate di nuovo tra i banchi, impegnati in una verifica per la quale non siete preparati e con il tempo che sta per scadere? Il ritorno a scuola è un’esperienza che ha traumatizzato un po’ tutti: anche chi ha sempre amato studiare non può non ricordare con un minimo di apprensione la sensazione di dover riprendere la routine scolastica all’arrivo di settembre. Se, a qualche settimana di distanza dalla ripresa delle lezioni, gli studenti sono ormai rientrati senza problemi nel regime lezione-studio-verifica, lo stesso non si può dire dei genitori bombardati di messaggi sulle famigerate chat di classe. Perché, diciamolo, alle notifiche moleste dei gruppi WhatsApp non ci si abitua mai, e quelli dei genitori sono ormai un ‘male necessario’ che si avvia a soppiantare l’ansiogeno compito in bianco negli incubi di chiunque abbia figli in età scolare. Leggi anche: Il caso dei social dell’Inps, ecco cosa è successo

Gruppi di classe, uno strumento vantaggioso se utilizzato con criterio

Intendiamoci: i gruppi WhatsApp, se utilizzati con criterio, sono uno strumento di indubbia utilità. Quando ci si dimentica i compiti o si ha bisogno di delucidazioni e informazioni che non si è in grado di reperire da altri referenti, è sempre utile confrontarsi con chi si è trovato nella stessa situazione per ottenere qualche consiglio. Il problema nasce quando di questi canali si fa un uso sconsiderato, poco rispettoso delle esigenze altrui, o semplicemente non adatto al contesto. Quello che potrebbe essere un costruttivo mezzo di comunicazione spesso si trasforma in un calderone in cui versare critiche, accuse e pettegolezzi o, nella migliore delle ipotesi, in una sorgente inesauribile di cringe e buongiornissimo caffè. Non potendo sottrarsi all’analfabetismo di ritorno, funzionale e digitale, o alla semplice maleducazione che spesso si riscontra in queste chat, molti genitori finiscono col silenziarle o con il disinteressarsene, perdendo così l’occasione di reperire informazioni di cui potrebbero beneficiare. Ma è davvero così impossibile convivere pacificamente con i gruppi WhatsApp? Se vuoi evitare il burnout da notifiche, ecco 3 utili suggerimenti per fare in modo di superare l’anno scolastico con i neuroni ancora intatti.

1. Patti chiari, amicizia lunga

Stabilire regole chiare è fondamentale in qualsiasi contesto dove è necessaria l’interazione tra molte persone. Non si tratta di limitazioni, ma di buon senso: è giusto rispettare la sensibilità, le esigenze e la disponibilità di tutti. La soluzione ideale è stabilire sin dall’inizio chi saranno i responsabili del gruppo – che avranno il compito di intervenire se una discussione dovesse degenerare – e quali gli argomenti da discutere al suo interno. Queste regole vanno riportate nella descrizione del gruppo stesso, in modo che tutti possano leggerle ed esserne informati. Sì ad avvisi e informazioni che riguardano tutta la classe, come orari e attività extracurricolari, sì a richieste di aiuto su dove reperire libri, compiti e materiali. No a opinioni sugli insegnanti, sulle procedure amministrative o sulla mole e la difficoltà dei compiti: questi argomenti vanno discussi in un contesto formale parlandone con i dirigenti scolastici e gli insegnanti. Leggi anche: Social Warning: il movimento che porta l’educazione digitale nelle scuole

2. La chat di gruppo non è né un bar, né un’aula di tribunale

Non bisogna mai dimenticarsi che nella chat sono presenti molte persone e che tutte possono leggere le conversazioni. Questo vuol dire che non bisogna comportarsi come se si fosse tra amici quando in realtà ci si conosce poco. Il gruppo ha la mera funzione di informare. Niente scambi di gif animate e battute che non tutti potrebbero apprezzare, niente commenti di natura politica o religiosa: i litigi sono molesti per chi scrive e per chi legge. E niente botta e risposta tra poche persone che escludano gli altri, comportiamoci da adulti. Inoltre è necessario avere il buon gusto di rispettare i tempi altrui: molti genitori lavorano e potrebbero dover silenziare i gruppi durante gli orari d’ufficio. Pretendere risposte immediate o lunghe discussioni vuol dire non rispettare le loro necessità e i loro impegni. Idem per la pubblica gogna: se c’è bisogno di discutere un problema con uno specifico membro del gruppo, è bene evitare di farlo davanti a tutti. Leggi anche: Offendere sui social è reato? Secondo la Procura di Roma sarebbe solo uno sfogo

3. Siate sempre chiari e concisi

Cercate di essere sintetici il più possibile quando scrivete. Non è necessario giustificare le vostre preferenze quando vi viene richiesto di prender parte a una votazione: ognuno ha diritto alla propria opinione e non deve sentirsi in obbligo di argomentarla. Assicuratevi di rileggere i messaggi prima di inviarli per correggere eventuali errori di battitura che potrebbero renderli poco chiari. Un’interminabile catena di richieste di spiegazioni, o peggio ancora canzonature sulle scarse abilità lessicali di chi ha scritto, non giovano a nessuno. Se vi inserite in una conversazione che va avanti da un po’, utilizzate la funzione ‘rispondi’ per far capire a quale messaggio state facendo riferimento. E cercate di discutere un argomento alla volta per evitare confusione. L’obiettivo è resistere fino a giugno, potete farcela. E, se proprio la situazione dovesse degenerare, abbandonare la nave non farà male a nessuno, non in questo caso almeno. Leggi anche: Mark Zuckerberg: “Vi presento il futuro dei Social” di Marianna Chiuchiolo

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Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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