Social Warning: il movimento che porta l’educazione digitale nelle scuole

Federica Tuseo
Federica Tuseohttp://ildigitale.it
Federica Tuseo. Classe 1994. Redattrice. Nomade digitale, alla costante ricerca di novità e sempre pronta a partire per girare il mondo, raccontando storie di vita vissuta. Una laurea triennale in Lingue e culture moderne ed una magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Web, startup e innovazione sono i suoi orizzonti di ricerca.
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La scuola, luogo di conoscenza, di nuove esperienze, di amicizie per la vita e di pensieri verso il futuro. Chi di noi non si è mai sentito fuori posto tra i banchi, ha odiato un professore per il suo metodo o la sua materia, ha sognato una scuola diversa dove imparare anche come vivere? Spesso il sistema scolastico italiano sembra fermo al passato, sia in fatto di metodo sia in fatto programmi e materie. Materie come il latino sono di certo fondamentali per comprendere la nascita della nostra lingua e avere una certa forma mentis, ma altrettanto importante nel 2019 è l’educazione digitale. Ignorata a lungo negli istituti, adesso, dopo l’emergere di problematiche come cyberbullismo, sexting, dipendenza dai social e disinformazione online, si fa sempre più forte il bisogno di parlare ai ragazzi di come gestire la propria reputazione virtuale. Molti insegnanti oggi cercano di comunicare con gli studenti non sempre con risultati efficaci. Probabilmente è una questione di approccio alla materia poco al passo con i tempi, incapace di conquistare l’attenzione di una generazione smart, che preferisce il learning by doing alla solita lezione frontale teorica. Da questa realtà, prende vita Social Warning, il Movimento Etico Digitale creato per sensibilizzare ragazzi e genitori, attraverso una rete capillare di formatori-volontari in tutta Italia, sulle potenzialità e i rischi del web. Il suo ideatore è Davide Dal Maso, Social Media Coach, nominato quest’anno dalla rivista Forbes tra i cinque under 30 più innovativi nel settore educazione. L’obiettivo da perseguire è quello di portare la cultura digitale nelle scuole secondarie di primo e secondo grado e nelle università, con attività di informazione e azioni etiche che migliorino la società grazie a un uso consapevole della rete.

La visione del Movimento Etico Digitale

Abbiamo intervistato Davide Dal Maso e il cofondatore di Social Warning, Alessandro Vercellotti, l’unico Avvocato del Digitale in Italia. Ecco cosa hanno condiviso con noi. Davide, l’idea è nata quando eri ancora fra i banchi di scuola. Pensi che il tuo punto di vista ‘da studente per gli studenti’ abbia contribuito a dar vita a un format vincente?

Sì, ha aiutato molto questo approccio peer to peer.

Davide, come riassumeresti il Movimento Etico Digitale in tre parole?

Lo definirei “impatto sociale digitale”.

Alessandro Vercellotti, Avvocato del Digitale, cofondatore di Social Warning.
Alessandro, insieme a Davide sei uno dei cofondatori del Movimento. Sul tuo profilo ti definisci “avvocato del digitale”. In che modo sei riuscito a conciliare le competenze legali con l’interesse per il marketing?

Ho da sempre avuto una grande passione per il marketing, tuttavia la vita mi ha portato a diventare un avvocato. Con il passare del tempo ho coltivato la mia passione per il mondo online con un master e vari corsi, e diventare l’avvocato del digitale è stata la naturale strada per unire le mie due anime. Questo mi ha permesso anche di verticalizzarmi in una nicchia particolare ma in grande espansione.

Alessandro, quali sono i temi di maggior interesse, quelli di cui ti occupi maggiormente nella realtà di Social Warning?

Per quanto riguarda la mia attività in Social Warning, seguo dal punto di vista legale tutto ciò che riguarda l’attività interna dell’associazione che, essendo un’entità giuridica, necessita di assistenza legale costante. Poi svolgo l’attività vera e propria di formatore e soprattutto di supporto per tutti gli altri formatori al fine di far comprendere le questioni legali legate al digitale in modo tale che possano essere trasferite a genitori e ragazzi.

Davide, il progetto si rivolge a giovani studenti e ai loro genitori. Come cambia l’approccio di formazione sui vari temi a seconda del target?

L’approccio cambia sulla base dell’età. A un ragazzino delle medie non si parlerà molto di potenzialità di usare il web per il mondo del lavoro, ma piuttosto di come con i social si può imparare una lingua straniera o a suonare uno strumento.

Davide, da professore pensi sia possibile in futuro allargare il bacino di utenza anche ai giovanissimi, creando ovviamente prodotti ad hoc per il target specifico?

Alcuni dei nostri formatori più esperti fanno già interventi nelle scuole elementari, chiaramente con un taglio molto diverso. Il nostro focus per ora sono genitori e scuole medie e superiori.

Alessandro, in rete si corrono anche rischi legali. Come può un utente privato evitarli? Ci sono delle regole di comportamento da tener presente?

Definire delle regole di comportamento non è facile poiché il mondo online, come quello offline, è fatto di relazioni e quindi serve la collaborazione degli altri. In linea di principio è utile evitare discussioni che degenerino in insulti, che possono essere qualificati dal punto di vista giuridico come reati di diffamazione o ingiuria. Inoltre sarebbe utile ricordare che nella vita reale non condivideremmo mai determinate informazioni o contenuti molto personali, e quindi perché mai dovremmo farlo sul web?

Davide, quali sono i numeri del Movimento? Quali sono i risultati che più vi hanno dato soddisfazione ad oggi?

Siamo oltre 150 formatori volontari in tutta Italia, nel 2018 abbiamo incontrato più di 10 mila persone e nel 2019 stiamo superando già quella soglia importante.

Davide, il Movimento è una rete capillare attiva in Italia da nord a sud. In futuro, dato il successo del format, ci potrebbe essere l’obiettivo di aprire gli orizzonti su scala europea?

Aprire la visione del movimento e farlo diventare qualcosa di europeo mi piacerebbe visto che il nostro format funziona. Prima però abbiamo bisogno di essere ancora più capillari e attivi in Italia. Quindi, chi conosce il web e ci lavora deve prendere atto che questa azione sociale di educazione digitale deve partire da lui. Da chi sennò?

di Federica Tuseo

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