“Funerale dei diritti delle donne”, in Polonia ancora proteste per legge sull’aborto

Le piazze di tutta la Polonia invase da migliaia di manifestanti dopo la legge che rende illegale l’aborto anche in caso di malformazione del feto.

Cecilia Capanna
Cecilia Capanna
Appassionata di temi globali, di ambiente e di diritti umani, madre di tre figli del cui futuro sente un grande senso di responsabilità
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Migliaia di manifestanti da giorni invadono strade e piazze in Polonia dopo la legge che rende illegale l’aborto anche in caso di malformazione del feto. La sentenza dello scorso 22 ottobre del Tribunale costituzionale in Polonia è l’ultimo episodio della guerra ai diritti delle donne che dura da 30 anni. L’aborto per malformazione del feto o malattie genetiche è, ad oggi, una violazione della Costituzione. Questa è l’ultima conquista delle forze ultra conservatrici cattoliche polacche, ma fa parte di un processo che va avanti dal 1988.

La Polonia conservatrice e cattolica da anni contro l’aborto

Dei soli 1.110 aborti in Polonia nel 2019 (in Italia quasi 81.000), ben l’87% è stato praticato per questo motivo, una delle tre sole ragioni per cui era ancora legale interrompere la gravidanza, insieme al pericolo di vita per la madre e lo stupro, come era stato stabilito nel cosiddetto “compromesso sull’aborto” del 1993.

In quell’anno infatti, sebbene la quasi totalità dei polacchi fosse a favore dell’interruzione della gravidanza tout court, la pratica fu permessa solo in caso delle tre motivazioni, comunque avversata dai pro-life che la chiamarono provocatoriamente “aborto eugenetico”. Si era trattato di una sorta di compromesso sociale nella cattolicissima Polonia, ormai lanciata verso la transizione dopo la caduta del muro di Berlino.

La tenacia dei leader conservatori e cattolici pro-life negli anni successivi non ha mai dato segni di cedimento, tantomeno quella delle donne polacche che con le famose proteste della “Notte Nera” del 2016 erano riuscite a far ritirare una proposta di legge che avrebbe abolito l’aborto in toto. Di nuovo nel 2018 i pro-life erano tornati alla carica parlando di abolire la causa di malformazioni del feto, e di nuovo le donne erano scese in piazza al grido di “La donna non è un’incubatrice!”.

Leggi anche: Umbria, Tesei firma delibera contro aborto in day hospital

Diritti conquistati in Polonia e ora negati, ed è protesta

La sconfitta arriva oggi: in Polonia l’aborto in cui “i test prenatali o altre indicazioni mediche indicano un’alta probabilità di danno fetale grave e irreversibile o una malattia incurabile pericolosa per la vita” è una violazione del diritto costituzionale alla vita. Questo accade dopo innumerevoli battaglie per i diritti delle donne, nel mondo globalizzato del 2020, lo stesso anno in cui in Italia è stata dichiarata legale l’assunzione della pillola abortiva anche per le minorenni, senza ricovero e fino alla nona settimana di gestazione.

Il tutto si inquadra nel clima reazionario del governo di destra di Andrzej Duda, rieletto presidente della Polonia per la seconda volta nel luglio scorso, supportato dall’influente vice primo ministro Jarosław Kaczyński, leader del partito nazionalista “Diritto e giustizia”, un clima pesante che ha già colpito la comunità LGBT+ e ha incoraggiato l’uso spropositato di violenza da parte delle forze di polizia contro i manifestanti che da mesi si oppongono al governo e alle sue decisioni.

La paura di perdere i diritti in Polonia batte la paura del Covid

 “È un’infamia dello Stato polacco: i giudici si sono dichiarati contro l’eugenetica e a favore del diritto alla vita dei neonati, anche se malati, dimenticando che si tratta molto spesso di feti incapaci di vivere in modo autonomo” ha dichiarato Krystyna Kacpura, della Federazione per le donne. Migliaia di donne hanno sfidato il covid e sono uscite a protestare, e le manifestazioni non accennano a fermarsi. Venerdi scorso Varsavia era un fiume in piena, i social media sono stati invasi da foto di piazze e strade strabordanti di persone nonostante fosse passata più di una settimana dalla sentenza che ha deliberato la legge e soprattutto nonostante l’emergenza sanitaria che vede salire i contagi vertiginosamente anche in Polonia, come in tutta Europa. Sono 20.000 ad oggi i casi giornalieri e si paventa il lock-down, ma niente spaventa di più di un diritto negato.

Leggi anche: Bologna intitola strada alla trans Marcella Di Folco, paladina dei diritti civili

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