Umbria, Tesei firma delibera contro aborto in day hospital

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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In Umbria non sarà più consentito l’aborto farmacologico in day hospital. È quanto stabilito da una delibera della Regione, attualmente guidata dalla leghista Donatella Tesei. Per sottoporsi all’interruzione volontaria di una gravidanza indesiderata ora si torna al ricovero ospedaliero di 3 giorni. “Un gravissimo ritorno indietro, che mette in pericolo il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne” dice l’associazione Luca Coscioni, che promuove la libertà di cura e di ricerca scientifica. E che ha già richiesto un incontro urgente con i vertici della Regione Umbria per chiarimenti. Mentre il senatore leghista commissario della Regione e promotore del family day, Simon Pillon, ha commentato:

Da oggi evitiamo che la donna sia lasciata sola davanti a eventuali rischi come emorragie, infezioni o altre complicanze.

Ciò che non convince di questa delibera è che non ci sono evidenze a sostegno di quanto sostenuto da Pillon. Le donne non sono mai lasciate sole a gestire l’interruzione di una gravidanza, in nessun caso. Continuano gli esponenti dell’associazione:

Se i membri della giunta sono a conoscenza di dati scientifici nuovi, sarebbero tenuti, a tutela della salute pubblica nazionale e internazionale, a renderli pubblici.

Come funziona la pillola RU 486

In Italia per il momento la pillola abortiva RU 486 può essere assunta solo in ospedale entro la settima settimana di gravidanza. E nella maggior parte delle regioni è previsto un ricovero di tre giorni per la sua assunzione. Tale pratica è in netta contraddizione con lo scopo stesso della pillola. Infatti, con la RU 486 introdotta in Italia nel 2009, si puntava a far diventare l’interruzione di gravidanza un fatto normale e privato, non più soggetto a forme di controllo. Inoltre, la pillola è sicura e la procedura di assunzione è posta sotto sorveglianza medica. Spiega Giovanna Scassellati, dirigente del reparto ‘Day hospital-day surgery 194’ dell’ospedale San Camillo di Roma, dove la pillola viene assunta con day hospital:

Dopo aver fatto le analisi del sangue per vedere se soffrono di anemia e se la gravidanza è ancora nelle prime settimane, proponiamo alle donne la pillola abortiva. Ma la scelta spetta a loro. Gli assegniamo un letto in reparto e diamo la prima pillola, il mifepristone. Sono ricoverate per tre ore e poi tornano a casa. Spieghiamo che possono avere delle perdite ematiche simili alle mestruazioni. Dopo 48 ore, tornano per assumere altre due pillole di misoprostolo che completano il distacco della camera gestazionale e determinano l’espulsione. Nelle ore successive all’assunzione di questi farmaci, la donna ha delle perdite simili a quelle mestruali.

E dopo quattordici giorni dall’aborto, viene fissata una visita di controllo per assicurarsi che tutto sia nella norma. Inoltre, una psicologa segue le donne dall’inizio alla fine del loro percorso. Leggi anche: “Donne, smettiamo di chiedere scusa per il posto che occupiamo nel mondo”

L’aborto è un diritto della donna

La pillola RU 486 è sicura per la salute delle donne e non ci sono rischi per la procedura in day hospital. È che quando si parla di aborto ci si muove ancora su un terreno ideologico scivoloso. C’è differenza tra gravidanze impreviste e gravidanze indesiderate. E negli ospedali la tutela della salute della donna è già garantita. Infatti, nelle strutture, una psicologa affianca la donna che sceglie l’interruzione di gravidanza e successivamente le stesse vengono guidate all’utilizzo del contraccettivo, che è e rimane il metodo più sicuro per evitare un aborto. Spiega la psicologa dell’ambulatorio San Camillo, Augusta Angelucci:

Ora molte donne e ragazze non sanno più nulla dei loro corpi e non vanno più nei consultori. Sono spesso contrarie all’assunzione della pillola contraccettiva e non vogliono mettere la spirale. Alcune donne preferiscono rischiare di rimanere incinte, invece di usare metodi sicuri.

E per Giovanna Scassellati c’è anche un fattore economico:

Le pillole contraccettive sono tutte molto costose e non sono alla portata delle giovani donne e di quelle della classe medio bassa. Sappiamo che chi abortisce una prima volta spesso torna a farlo anche una seconda volta, per questo insistiamo molto sulla contraccezione.

Leggi anche: Educazione sessuale ancora tabù nelle scuole italiane, il ritardo è inammissibile

La pillola in Europa

In Finlandia gli aborti farmacologici, quindi con pillola RU 486, sono il 98% del totale. Sono il 60% in Francia e in Portogallo il 70% del totale. In Italia, secondo i dati diffusi nel dicembre 2017 dal ministero della Salute, gli aborti di questo tipo rappresentano soltanto il 15%. Per avere più facile accesso all’uso della pillola, nell’aprile del 2017, la regione Lazio aveva deciso di sperimentare per 18 mesi la distribuzione della RU486 nei consultori. Ma il progetto è stato sospeso per via dei movimenti Provita che l’hanno accusato di violare la legge 194, che vincola la pratica dell’aborto con pillola all’assunzione in ospedale. Spiega Anna Pompili, ginecologa tre le ideatrici del progetto:

Siamo l’unico paese che ricovera le donne per tre giorni per dare delle pasticche. Ci dicono che questo è per il bene delle donne, perché potrebbero avere un’emorragia. Ma tutti gli studi confermano l’assoluta sicurezza della procedura. È uno spreco di risorse occupare i reparti ospedalieri per una prestazione che in altri paesi è ambulatoriale.

Leggi anche: Favara: è nata la prima scuola politica per le leader di domani di Elza Coculo

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