Fotovoltaico e inquinamento: lo studio che dimostra quanto sia importante la decarbonizzazione

L'inquinamento non è solo una piaga per l'ambiente e per l'uomo, ma danneggia seriamente anche le economie e i mercati delle energie rinnovabili.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Lo smog nuoce gravemente alla salute, anche a quella degli impianti fotovoltaici: è quanto emerso da uno studio tra fotovoltaico e inquinamento condotto dal Centro ENEA di Portici e dal Dipartimento di Ingegneria Ambientale dell’Università Federico II di Napoli.

Gli scienziati hanno provato che l’inquinamento aereo assorbe e disperde i raggi solari riducendone considerevolmente la quantità di quelli che raggiungono la crosta terrestre. Allo stesso modo le particelle in sospensione più piccole, come il particolato atmosferico, sono quelle che maggiormente ostacolano la radiazione solare.

Il rapporto tra fotovoltaico e inquinamento funziona quindi come cartina tornasole di quanto lo smog possa effettivamente danneggiare non solo l’ambiente e gli organismi che lo respirano, inquinando l’aria e l’acqua, ma anche le economie basate sulle fonti rinnovabili.

Lo schermo ai raggi solari

Il sole fornisce alla Terra un’enorme quantità di energia sotto forma di radiazione solare, che si traduce in calore e luce o, come nel caso degli impianti solari, viene trasformata in energia elettrica.

La quantità di energia che arriva sulla superficie non è tuttavia sempre la stessa, ma anzi subisce delle fluttuazioni, spesso naturali, perché risente della presenza delle nuvole o della sospensione nell’aria di vapore acqueo e altri gas.

Se a questi fenomeni naturali si aggiungono anche polveri sottili, ceneri e materiali che vengono alzati dal suolo a causa di venti e precipitazioni, la fluttuazione si intensifica notevolmente.

Meno 5% di efficienza per gli impianti

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L’indagine su fotovoltaico e inquinamento ha evidenziato che in Italia la presenza nell’aria di grandi quantità di particolato atmosferico, PM2.5, riduce mediamente la capacità fotovoltaica degli impianti di circa il 5%, che arriva al 10% nelle regioni ad alto tasso di inquinamento.

Secondo i ricercatori, che hanno monitorato grazie a rilevatori ottici per polveri sottili una serie di parametri tra cui il livello di inquinamento dell’aria ed efficienza di moduli solari, i particolati disperdono in modo sostanzioso la radiazione solare in quelle lunghezze d’onda in cui le celle solari funzionano al meglio.

Fotovoltaico e inquinamento: il paradosso della Cina

Come sappiamo, la Cina e l’Oriente in generale sono i maggiori produttori al mondo di impianti fotovoltaici e di energia generata dai raggi solari.

Tuttavia, proprio in questi territori si registra una delle più alte concentrazioni mondiali di inquinamento atmosferico, dovuto alla pressione demografica in costante aumento e alla rapidità con cui questi paesi hanno iniziato a riversare nell’aria grandi quantità di fumi e aerosol per stare al passo con le richieste del mercato.

All’aumentare dell’inquinamento è aumentato esponenzialmente il tasso di rifrazione e dispersione della radiazione solare, tanto da determinare ogni anno la perdita dal 13% al 25% di efficienza degli impianti, l’equivalente nella sola Cina di 7,4GW in meno.

Un problema da non sottovalutare

Alla luce di quanto detto è chiaro che tra fotovoltaico e inquinamento non scorra buon sangue, tanto più per una forma di energia rinnovabile che necessita di grandi strutture per poter corrispondere al fabbisogno richiesto dalla società di oggi.

La resa dei pannelli solari, che riescono a convertire attualmente solo il 20-25% della radiazione ricevuta, risulta essere messa in discussione da altri fattori su cui l’uomo deve intervenire in modo tempestivo: ridurre al minimo le emissioni, abbandonare i combustibili fossili, premere l’acceleratore sulla transizione ecologica.

Come difendere il proprio impianto dalle polveri sottili

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A livello pratico, chi ha un impianto fotovoltaico sa che una volta all’anno almeno deve procedere alla sua pulizia e manutenzione, proprio per liberare la superficie dei pannelli da qualsiasi sostanza si sia depositata sopra.

Poiché le polveri sottili sono molto più appiccicose di altri residui e per non rischiare di non danneggiare le coperture delle celle fotovoltaiche, è consigliabile rivolgersi per la loro pulizia ad operatori specializzati, che sapranno adottare le giuste strategie di intervento, nel rispetto dei moduli e dell’ambiente.

Leggi anche: Come si puliscono i pannelli solari? 5 fattori da tenere in considerazione

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Enrica Vigliano
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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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