Autorevole, autoritario, permissivo: come essere buoni genitori con l’aiuto della psicologia

Qual è la differenza tra una figura di autorità rispettabile e una da temere? Questa dinamica si rispecchia anche nel rapporto tra genitori e figli. Ecco come la psicologia ci insegna a essere buoni genitori.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Essere genitori è un compito difficile. Essere buoni genitori lo è ancora di più: come si può tenere a bada quella sensazione di non star facendo abbastanza, di non saper trasmettere i giusti valori, di non poter guidare i figli in ogni momento?

Al di là delle umane debolezze, perché anche ai genitori è concesso commettere qualche errore, la psicologia dello sviluppo può venire in nostro aiuto. In questo articolo approfondiremo il concetto di genitorialità analizzando i tre stili educativi identificati da Diana Baumrind e in che modo essi contribuiscono a formare la personalità dei figli.

Cosa si intende per genitorialità?

Essere buoni genitori è fondamentale per un sano sviluppo fisico e psicologico dei bambini. Quando si parla di genitorialità, infatti, non si fa riferimento alla biologia, ma a ciò che avviene dopo la nascita: un complesso processo di promozione e sostegno dello sviluppo fisico, emotivo e sociale dell’individuo. Un genitore non è necessariamente quello biologico: il ruolo può essere ricoperto da un parente, un amico, un tutore o una qualsiasi figura che abbia in carico un ruolo di responsabilità e supporto nei confronti del bambino.

Va da sé che, come la società è un sistema in continua evoluzione, anche l’ideale di genitore può cambiare in base a diversi fattori: classe sociale di appartenenza, contesto storico, tradizioni e cultura possono influire sul modo in cui ci si rapporta all’educazione dei ragazzi.

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Essere buoni genitori nel XXI secolo: quali esempi seguire?

A dispetto del classico modo di dire, non siamo venuti su benissimo. Perché, più per imitazione degli esempi ricevuti che per convinzione, abbiamo spesso perpetrato modelli genitoriali antiquati, che non sempre tenevano in conto le necessità dei figli come esseri umani senzienti, coscienti e dotati di un intelletto in cerca di spiegazioni e risposte.

E tuttavia, a questa doverosa presa di coscienza è giusto segua un altrettanto catartico perdono, perché in fondo ognuno cerca di dar sempre il massimo con gli strumenti a propria disposizione. Strumenti che, grazie al crescente interesse dell’attuale società nei confronti della psicologia, ci forniscono sempre più informazioni e dati dai quali lasciarci guidare nell’ardua impresa di essere buoni genitori.

DISCLAIMER: in questo articolo non prenderemo in esame dinamiche familiari traumatiche e abusanti, che meriterebbero una trattazione a parte. Gli stili educativi analizzati di seguito fanno riferimento a contesti familiari nei quali ai ragazzi viene in ogni caso fornito supporto basilare relativamente alle necessità primarie di sopravvivenza, educazione e riparo.

Essere buoni genitori: gli stili educativi di Diana Baumrind

stile educativo autoritario permissivo eutorevole negligente

A regalarci un’accurata e attenta analisi dei diversi stili di genitorialità è stata soprattutto Diana Blumberg Baumring, psicologa clinica e dello sviluppo la cui carriera si è focalizzata soprattutto sullo studio delle dinamiche relazionali tra i caregiver e i bambini. Sulla base dello stile genitoriale con cui è cresciuto, un ragazzo svilupperà in maniera differente le proprie capacità relazionali e sociali, l’autostima e la capacità di essere responsabile e autonomo.

Baumrind ha identificato in particolare una dinamica fondamentale per lo sviluppo dei ragazzi, poiché i diversi stili genitoriali vengono delineati sulla base di due assi: aspettative dei genitori nei confronti dei figli e supporto fornito dai genitori ai figli nel soddisfare le loro aspettative e le necessità emotive e personali.

In base a quanto e come i genitori si posizionano sui due, quattro diversi stili educativi possono essere identificati: genitore autoritario, genitore permissivo, genitore autorevole e genitore negligente.

Genitore autoritario: alte aspettative, basso supporto

genitore autoritario conseguenze

Forse lo stile educativo più diffuso, almeno fino a pochi decenni fa, è quello che la Baumrind definisce stile educativo autoritario. In questo modello, il genitore assume il ruolo di figura di autorità di riferimento per il figlio e pone particolare enfasi su questa caratteristica, soprattutto per quanto riguarda le proprie aspettative nei suoi confronti. I ragazzi devono obbedire alle regole, rispettare l’autorità dei genitori e non mettere in discussione la parola degli adulti, pena la punizione, che può essere anche fisica.

Il problema con questo stile educativo sta proprio in quest’ultima dinamica. Un genitore autoritario non è per natura democratico: le regole vanno seguite perché lo dice il genitore e vengono rinforzate attraverso la punizione.

Alle alte aspettative di un genitore autoritario non corrisponde un altrettanto alto supporto dei bisogni e dei desideri dei figli: il rinforzo positivo è pressoché assente, così come manca un dialogo che possa istruire i figli sull’importanza di comprendere che le azioni hanno conseguenze. In questo modo, i ragazzi seguono le regole soprattutto perché temono la punizione – che spesso viene inflitta in un momento di rabbia – e non per un senso di responsabilità che li aiuti a stabilire un confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è.

Conseguenze di uno stile educativo autoritario

Un ragazzo cresciuto in un ambiente autoritario, dove le regole non possono essere negoziate e dove esiste la punizione ma non necessariamente il merito, è generalmente insicuro e possiede scarsa autostima. Non è insolito che questo stile genitoriale contribuisca allo sviluppo di problemi d’ansia nei ragazzi, oltre che a un instabile senso della responsabilità e a grandi difficoltà nell’imporre le proprie ragioni quando ci si trova in contesti tossici o poco rispettosi delle esigenze altrui.

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Genitore permissivo: basse aspettative, alto supporto

genitore permissivo conseguenze

All’estremo opposto rispetto al genitore autoritario troviamo lo stile educativo del genitore permissivo. In questo caso assisteremo a dinamiche relazionali nelle quali i genitori sono sempre attenti ai bisogni dei figli, esaudiscono i loro desideri e li supportano nelle avversità. Tanto, probabilmente troppo.

Il problema con questo stile educativo è nella totale assenza di regole, nell’inesistenza del no e nella scarsa presa di potere del genitore che, per quanto comprensivo e supportivo, non deve comunque perdere di vista il suo ruolo di educatore. È questo uno dei casi nei quali è necessario imparare a dire no ogni tanto, e rendersi conto che un ambiente democratico non è quello in cui c’è assenza di regole ma quello in cui c’è chiarezza e trasparenza nella comunicazione.

Conseguenze di uno stile educativo permissivo

Un ragazzo cresciuto con genitori permissivi è quello che generalmente potremmo definire un ragazzo viziato. L’assenza di responsabilità si traduce spesso nell’incapacità di badare a se stessi, ma non solo. Non essendosi scontrati con i no e con le conseguenze dei propri errori, bambini cresciuti in questo tipo di ambiente possono avere difficoltà a gestire i propri comportamenti in un contesto sociale, oltre che a rispettare la libertà altrui e a relazionarsi con gli altri in maniera sana.

Genitore autorevole: alte aspettative, alto supporto

essere buoni genitori genitore autorevole

È questo lo stile educativo al quale dovremmo tendere per uno sviluppo sano dei ragazzi. Un genitore autorevole è tanto in contatto con i bisogni dei figli quanto con la necessità di imporre loro un sistema di regole e responsabilità. Lasciarsi ispirare da questo tipo di dinamica contribuisce notevolmente all’essere buoni genitori.

Un ambiente educativo autorevole è soprattutto democratico: i ragazzi non devono seguire le regole solo perché lo dicono i grandi, ma viene loro spiegato il motivo per il quale talune limitazioni sono necessarie e, se giustamente motivate, le obiezioni dei figli possono portare alla riscrittura di alcune dinamiche.

I ragazzi vengono abituati all’idea che le azioni hanno conseguenze: disobbedire alle regole comporta anche punizioni, non siamo in un ambiente permissivo, ma la differenza focale tra un genitore autoritario e uno autorevole è nella comunicazione. I figli di genitori autorevoli sono già consapevoli di ciò che accadrà se sbagliano, e non temono l’incognita di una punizione definita in un momento di rabbia.

Conseguenze di uno stile educativo autorevole

I figli di genitori autorevoli mostrano una migliore capacità di gestire le situazioni di stress. Hanno generalmente buona autostima e sanno che la famiglia è un luogo sicuro nel quale troveranno supporto e validi consigli.

Leggi anche: Come far durare un matrimonio: 7 esempi pratici da Gomez e Morticia Addams

Genitore negligente: basse aspettative, basso supporto

Una precisazione è doverosa: non si può difatti parlare di stile educativo negligente, perché esso non è uno stile educativo. Tuttavia, poiché abbiamo analizzato le altre possibili combinazioni sull’asse supporto/aspettative, è giusto quantomeno menzionare anche la peggiore delle ipotesi.

I genitori negligenti sono del tutto assenti dalla vita dei figli. Siamo ben oltre il genitore permissivo: qui non è presente neppure il supporto e l’ascolto: il genitore è anaffettivo e non partecipa allo sviluppo del figlio.

Conseguenze di uno stile educativo negligente

Un’infanzia trascorsa con un genitore assente può causare dei veri e propri traumi per la psiche di un individuo: la cosiddetta CEN – Childhood Emotional Neglect – è considerata una forma di abuso psicologico. I figli di genitori negligenti non sperimentano dinamiche relazionali sane e possono mostrare comportamenti altrettanto problematici. Secondo gli studi della stessa Baumrind, non è insolito che siano inclini alla devianza giovanile.

Leggi anche: Genitori narcisisti, proprio come Cersei Lannister in Game of Thrones

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