Elezioni USA 2020 – Ci siamo quasi, Trump e Biden sul filo del rasoio

Oggi in America è l’Election Day, Trump e Biden hanno messo il turbo e si giocano il tutto per tutto per vincere la poltrona presidenziale

Cecilia Capanna
Cecilia Capanna
Appassionata di temi globali, di ambiente e di diritti umani, madre di tre figli del cui futuro sente un grande senso di responsabilità
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Dopo una campagna elettorale di fuoco in cui i due candidati se ne sono dette di tutti i colori a colpi di comizi e faccia a faccia, è arrivato il giorno della resa dei conti. Arizona, Florida, Pennsylvania e Wisconsin sono gli stati in bilico per determinare il vincitore delle Elezioni USA 2020. Biden è in leggero vantaggio. Chi si era astenuto nel 2016 stavolta vota democratico, ma potrebbe succedere che, come alle scorse elezioni per Hillary Clinton, Biden vinca il voto popolare, cioè ottenga un maggior numero di voti da parte dei cittadini, che però non sono quelli che contano. Infatti, per una particolarità del sistema elettorale americano nato con la federazione degli stati, il Presidente viene eletto in base alla maggioranza dei voti di questi ultimi.

Rischi per i risultati USA 2020

Altra trappola che minaccia la chiarezza del verdetto finale sono le diverse modalità con cui si può esprimere il voto: per posta, consegnando la scheda in anticipo (early voting) o di persona alle urne con il voto elettronico. Il voto per posta è stato duramente criticato da Trump per tutta la durata della sua campagna elettorale, ritenuto a rischio di brogli. Di fatto ha tentato di boicottarlo dato che probabilmente la maggior parte dei democratici potrebbe aver votato per posta per paura del coronavirus, mentre i repubblicani, negazionisti come lui, si recherebbero alle urne. Anche il voto elettronico nasconde delle insidie, lo dimostrarono le elezioni del 2020 contese da Bush e Gore, in cui c’è voluto un po’ per capire chi avesse veramente vinto.

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2020, un anno di propaganda elettorale

I toni tra i due contendenti di queste elezioni USA 2020 si sono alzati come mai era successo nella storia americana.

Si può dire che Trump non abbia mai smesso di fare propaganda durante tutto il suo primo mandato, ma in questo 2020 ha spinto a tavoletta. Al grido di “America first again” ha cominciato l’anno facendo uccidere a colpi di drone il generale iraniano Soleimani, in barba al diritto internazionale e rischiando di scatenare la terza guerra mondiale. Poi si è messo a bisticciare con Kim Jong-un, il presidente della Corea del Nord, per poi farci pace e si è scagliato contro la Cina e i cinesi in ogni modo possibile, con insulti, con sanzioni economiche, con velate minacce militari, spingendo le sue navi fin nelle acque territoriali cinesi. Contemporaneamente ha voluto mostrare di poter essere anche ragionevole, grazie ai consigli del Segretario di Stato Mike Pompeo. Ha infatti ritirato quanto più possibile le sue truppe dai paesi esteri per contenere le spese militari che in USA sono vertiginose. Ma non solo: ha incoraggiato la pace in Afghanistan, tra Serbia e Kosovo e soprattutto ha proposto soluzioni per risolvere il conflitto Israelo-Palestinese, prima con un piano di pace e poi con un dialogo in cui ha coinvolto tutti i paesi arabi tranne la Palestina. È stato anche candidato al Nobel per la pace per questo – da un suo sostenitore ultra-nazionalista.

Da parte sua Joe Biden, vice di Obama per tutti e due i suoi mandati, ha incentrato la sua campagna sull’abolizione delle disuguaglianze, sul rispetto dei diritti, sull’assistenza sanitaria per tutti. Vuole riportare il paese “alla sua anima”, ai valori rappresentati dalla bandiera americana e dalla Statua della Libertà. Vuole resuscitare il sogno americano, ormai quasi defunto dopo gli episodi di brutalità da parte della polizia nei confronti degli afroamericani e i violenti metodi di respingimento dei migranti al confine con il Messico, con la separazione dei bambini dalle loro famiglie e la loro reclusione in “gabbie”.

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2020 pandemia ed elezioni

Tutto questo mentre infuria la pandemia che Donald ha lasciato libera di circolare. L’’inganno cinese”, come lui chiama il Covid-19, ha fatto circa 240.000 vittime e ha contagiato più di 9 milioni di persone, con un sistema sanitario privato e l’Obamacare in via di smantellamento, senza che il presidente abbia mai preso misure restrittive per contenere i contagi, lasciando ai governatori l’onere di farlo. A fronte di questo, l’attività manifatturiera statunitense è cresciuta a 59,3 punti a ottobre, dopo i 55,4 del mese precedente e oggi le urne diranno se gli americani danno più peso al profitto o alla propria salute.

In quasi 100milioni si sono affrettati e hanno consegnato in anticipo la scheda elettorale, le urne sono aperte, i poll stanno sfornando continuamente dati, tuttavia sappiamo già che lo scrutinio non sarà facile e la battaglia si prospetta ancora lunga. Più che di Election Day si rischia di parlare di Election Month: Sia Trump, sia Biden metteranno in discussione l’eventuale vittoria dell’avversario. Trump ha già messo le mani avanti e ha detto che dichiarerà la vittoria “quando c’è vittoria, se c’è vittoria”.

L’attesa è lunga, mettiamoci comodi e stiamo a guardare.

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