“È fondamentale risolvere il problema dei cambiamenti climatici”, la lettera degli scienziati alle Istituzioni

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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L’appello lanciato da Roberto Buizza, fisico all’Istituto Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore dell’iniziativa federata sulla climatologia, è rivolto alle più alte cariche dello Stato con l’obiettivo di sensibilizzare le Istituzioni. Per mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di pericolo indicata dall’accordo di Parigi, servono interventi strutturali e un vero e proprio piano di cooperazione a tutti i livelli. In apertura della lettera leggiamo:

Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei e decida di agire sui processi produttivi e il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050.

Seguire l’esempio dell’Europa più virtuosa, in vero. Perché, dopo un costante miglioramento registrato a partire dagli anni ’90, è dal 2016 che le emissioni di gas serra sono tornate ad aumentare in molti degli stati europei. In salita anche l’Italia, con un +3,2% di variazione annuale, aumento legato alla forte crescita della generazione termoelettrica. Un trend contrario alle indicazioni date delle Nazioni Unite a seguito del rapporto dell’IPCC. Tale rapporto, chiesto dai Paesi firmatari dell’accordo di Parigi, è stato presentato in occasione del secondo incontro mondiale sul clima. Esso riassume i risultati pubblicati dalla comunità scientifica globale ed è per questo la più autorevole voce a cui riferirsi. Per evitare il superamento degli 1,5 °C è necessario:

  • Ridurre le emissioni globali di CO2 in modo da arrivare nel 2030 a produrre il 45% di quelle prodotte nel 2010.
  • Produrre l’85% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2050.
  • Portare il consumo di carbone a zero il prima possibile.
  • Allocare almeno 7 milioni di chilometri quadrati, l’equivalente della superficie dell’Australia, alle coltivazioni per i biocarburanti.
  • Raggiungere l’equilibrio ed essere quindi a emissioni zero entro il 2050.

Secondo le Nazioni Unite allo stato attuale i Paesi dovrebbero quintuplicare le proprie azioni per riuscire a centrare l’obiettivo, ormai poco probabile, di 1,5°C, e triplicarle per limitare l’innalzamento del termometro mondiale a 2°C. Se entro il 2030 non si colmerà il divario tra le emissioni reali e i livelli utili a rispettare il target di Parigi, sarà improbabile evitare anche che il termometro salga oltre i 2°C. L’Europa nella seconda metà del secolo potrebbe trovarsi ad affrontare un significativo aumento della siccità e delle inondazioni se le temperature globali continueranno a salire. Eventualità alla quale bisogna prepararsi da subito. La natura antropica dei cambiamenti climatici è ormai dimostrata. È dall’azione umana che dobbiamo ripartire per affrontare la questione. Incalza Roberto Buizza nella lettera:

Il problema dei cambiamenti climatici è estremamente importante e urgente, per l’Italia come per tutti i paesi del mondo. Politiche tese alla mitigazione e all’adattamento a questi cambiamenti climatici dovrebbero essere una priorità importante del dibattito politico nazionale per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni.

Leggi anche: Di Caprio contro i cambiamenti climatici: due documentari per sensibilizzare il mondo

A Katowice è mancato l’accordo

Il secondo appuntamento mondiale per il clima, la COP24, si è tenuto a Katowice, in Polonia, a dicembre 2018. I delegati di quasi 200 Stati hanno partecipato per aggiornare entro il 2020 gli impegni nazionali fissati tre anni prima a Parigi e stabilire linee guida nelle strategie di aiuti ai Paesi più poveri e vulnerabili al cambiamento climatico. Ma è mancato l’accordo. Il principale contrasto tra i Paesi partecipanti ha riguardato proprio l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, che si è occupato di analizzare scientificamente l’andamento del clima e di produrre modelli sulla sua evoluzione.

I modelli numerici del sistema Terra basati sulle leggi della fisica sono gli strumenti più realistici che abbiamo a disposizione per studiare il clima, per analizzare le cause dei cambiamenti climatici osservati e per stimare possibili scenari di clima futuro. Questi modelli sono sempre più affidabili grazie all’accrescimento della rete di osservazioni utilizzate per validare la loro qualità, al miglioramento della nostra conoscenza dei fenomeni che influenzano il clima e alla disponibilità di risorse computazionali ad alte prestazioni.

Non ci sono dubbi sul valore di tale studio. Ma quattro Paesi si sono rifiutati di riconoscerne le conclusioni: Usa, Arabia Saudita, Russia e Kuwait. Quattro Paesi leader nella produzione di idrocarburi. Anche la Polonia, che ha ospitato la conferenza, non vuole abbandonare la fonte fossile per eccellenza, il carbone, sul quale basa l’80% della sua energia. Ma non sono solo le emissioni di CO2 a preoccupare le Nazioni Unite. Anche l’errata gestione dei suoli e dei mari concorre alla distruzione del nostro ecosistema. Stiamo consumando i nostri mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità della vita in tutto il mondo. Le conclusioni dello studio dicono che, se la temperatura media aumenterà oltre i 2°C, eventi climatici più estremi saranno inevitabili e il clima di intere aree geografiche cambierà, con conseguenze per milioni di persone. Alla fine della Conferenza nessuno ha negato il valore dello studio realizzato dall’IPCC, ma comunque alcuni non ne hanno riconosciuto le conclusioni. Oltre a Usa, Arabia Saudita, Russia, Kuwait e Polonia, anche l’Australia ha celebrato i benefici del carbone e il Brasile ha ritirato l’impegno a ospitare i colloqui sul clima il prossimo anno. Sostanzialmente a Katowice la non accettazione comune e completa dei risultati scientifici ha dimostrato una reale mancanza di comprensione del problema sullo stato attuale dei cambiamenti climatici. E ancora non è stato raggiunto un impegno collettivo chiaro per mettere in atto azioni più ambiziose e incisive. Ad esempio, come denuncia Climate Action Network, la rete di oltre 1.300 ONG, alla COP24 non sono state stabilite regole per i mercati delle emissioni di carbonio dopo il 2020. Non è risultato chiaro come si debba contabilizzare il finanziamento sul clima fornito dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, su come si raggiungerà l’obiettivo dei 100 miliardi da stanziare entro il 2020. Tutto da rivedere nei prossimi incontri. Attualmente, secondo alcuni osservatori, le decisioni prese a Katowice non sono sufficienti per affrontare con tempestività il problema del cambiamento climatico. Secondo altri, però, i compromessi raggiunti in questa e altre conferenze del passato, per quanto non sufficienti, sono gli unici possibili e questi incontri internazionali sono un modo per creare cooperazione e fiducia tra i paesi del mondo. Secondo le Nazioni Unite:

Se i governi adottassero misure per sovvenzionare sistemi alternativi a basse emissioni e per tassare i combustibili fossili, potrebbero riuscire a ridurre significativamente le emissioni di carbonio.

La comunità scientifica italiana ha accolto l’invito delle Nazioni Unite e si è mobilitata per chiedere un confronto legittimo con le proprie istituzioni. Non rinvii ma proposte reali. Secondo voi l’Italia riuscirà a ridurre del 45 per cento le proprie emissioni di carbonio entro il 2030? Leggi anche: I migliori Green Influencer italiani   di Elza Coculo    

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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