“Dobbiamo credere in noi stesse”: è la Giornata internazionale delle donne nella scienza

La "Giornata internazionale delle donne nella scienza" dell'11 febbraio è nata allo scopo di promuovere le pari opportunità anche nell'ambito scientifico. Ricordiamo secoli di lotte, ma anche di conquiste.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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In questo 11 febbraio ricorre la Giornata internazionale delle Donne nella Scienza, un ambito in cui le donne hanno lottato duramente non solo per ottenere diritti, ma anche per aggiudicarsi i riconoscimenti che meritavano e meritano, e hanno vinto.

Questa giornata è istituita per incoraggiare le pari opportunità e stimolare anche il sesso femminile a intraprendere carriere anche nell’ambito scientifico: celebra la lunga e instancabile lotta all’emancipazione, ma anche quell’incredibile capacità del ‘sesso debole’ di distinguersi e farsi valere.

La dura, ma instancabile corsa delle donne al Premio Nobel

Il premio Nobel, quell’onorificenza di valore mondiale predisposta annualmente allo scopo di celebrare personalità viventi che hanno dimostrato di sapersi distinguere in un ambito dello scibile umano, viene istituito nel lontano 1901, grazie ad Alfred Nobel.

Da allora vengono ogni anno attribuiti ben sei premi, quello per la Pace, la Letteratura, la Medicina, la Chimica, la Fisica e più recentemente anche quello per l’Economia.

Analizzando i nomi dei vincitori che nel corso di oltre un secolo sono riusciti ad accaparrarsi il riconoscimento, ci si rende subito conto della disparità tra i due sessi, 10 a 1. A giustificare il fatto, si ricorderanno bene non solo le millenarie battaglie delle donne alla conquista del banco di scuola così come del posto nel laboratorio di ricerca, ma anche le pressioni dei numerosi totalitarismi tendenzialmente coordinati nel relegare il genere femminile alla casa e alle mansioni ad essa correlate.

Se si considera poi la possibilità di attribuire lo stesso Nobel a più di un nome, fino a tre, ci si renderà subito conto che le donne vincitrici uniche del prestigioso titolo sono anche meno.

Donne nella scienza e Nobel: l’esempio di Marie Curie

La corsa delle donne al premio Nobel

Malgrado in alcune edizioni non compaia alcun nome femminile, non sono mancate in questi anni personalità ‘con la gonna’ che hanno saputo prendersi ciò che gli era proprio: mentre nella prima edizione, 1903, in coppia con il marito, Marie Curie, vince il Premio Nobel per la Fisica, la stessa nel 1911, morto il marito, è l’unica designata al Premio Nobel per la Chimica.

E Marie Curie non è che, a tutti gli effetti, il primo esempio.

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La conquista delle donne nella scienza: la parità?

La parità: la conquista delle donne nella scienza.

Le donne son riuscite fino ad oggi ad accaparrarsi soprattutto Nobel per la Letteratura e per la Pace.

Così, mentre tra i Nobel rosa italiani si ricorda Grazia Deledda, che nel 1926 ha vinto il Nobel per la Letteratura, è la scienza a rappresentare la vera conquista e tra i vari nomi, uno soprattutto fa l’orgoglio italiano: Rita Levi Montalcini, il Premio Nobel per la Medicina del 1986.

Analizzando le designazioni di oltre un secolo di cerimonie nella Sala dei Congressi di Stoccolma, fino al 2009, quindi considerando ben oltre un secolo di premiazioni, si riescono a contare soltanto 36 donne.

Il 2009 è l’anno che invece ha fatto ben sperare, che ha fatto credere in una svolta e nella tanto ambita parità: quell’anno, su sei onorificenze, cinque sono state femminili. Un’illusione subito smentita?

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Le donne nella scienza: un sentiero di conquista

Se nel 2012 tra i vincitori non c’è neanche una donna, nel 2013 e 2014 se ne contano solo una ad anno.

Sembra di percorrere una lunga e tortuosa strada in salita, in cui qualche favorevole dislivello fa far un lungo sospiro e scorgere in lontananza la meta, ma si stratta di un miraggio che però sembra subito venire offuscato da fitte e intricate foreste.

Tuttavia, le donne non mollano, come, infondo, non hanno mai fatto e torna un altro anno che almeno tenta di colmare quel gap tra i due generi, il 2020.

Lo scorso anno, per la prima volta nella storia dei Nobel dedicati alla scienza, due donne, la francese Emmanuelle Charpentier e l’americana Jennifer A. Doudna, si ‘contendono’ il premio per la chimica “per lo sviluppo di un metodo per la scrittura del genoma, che contribuisce allo sviluppo di nuove terapie contro il cancro e può realizzare il sogno di curare malattie ereditarie”, come ha sottolineato la stessa giuria.

Sempre nel 2020, Andrea Ghez è invece la quarta donna a vincere un Premio Nobel per la Fisica.

Contro il divario di genere: “Dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi”

Contro il divario di genere, alle donne: "Dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi".

Rosalyn Yalow, che ringraziava per il Nobel per la Medicina nel 1977:

L’incapacità delle donne di raggiungere posizioni di comando è dovuta in gran parte alla discriminazione sociale e professionale (..)

dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi; dobbiamo alimentare le nostre aspirazioni con la competenza, il coraggio e la determinazione di riuscire; e dobbiamo sentire la responsabilità personale di rendere più semplice il cammino per chi verrà dopo.

Una lotta continua e inarrestabile è quella che vuole il riconoscimento non solo dei propri diritti, ma anche dei propri meriti. Le donne hanno dato e continuano a dare contributi inestimabili alla scienza in generale, ma anche alla chimica, alla fisica e alla medicina in particolare.

E l’auspicio di oggi, non è che quello proclamato da Emmanuelle Charpentier:

Il mio augurio è che questo sia un messaggio positivo per le donne che vogliono seguire la strada della scienza, e che dimostri loro che anche le scienziate possono avere un impatto attraverso la ricerca che stanno svolgendo.

Oggi, la Giornata internazionale delle Donne nella Scienza serve a questo, a ricordare che anche in ambito scientifico c’è e abbiamo bisogno di donne.

Leggi anche: Gitanjali Rao, scienziata 15enne, per il Time è la prima “Ragazza dell’anno”

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