Donne che difendono l’Amazzonia rischiando la vita

Chi sono le donne che difendono l'Amazzonia e come si sono organizzate per proteggere il polmone del mondo da deforestazione e estrattivismo.

Cecilia Capanna
Cecilia Capanna
Appassionata di temi globali, di ambiente e di diritti umani, madre di tre figli del cui futuro sente un grande senso di responsabilità
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Chi sono le donne che difendono l’Amazzonia? Sono le leader delle loro comunità indigene, popoli che da sempre sono stati depredati delle loro foreste pluviali: i polmoni della Terra e un tesoro per tutta l’umanità. Le battaglie per l’identità delle loro popolazioni e per difendere i loro territori sono la loro quotidianità, tanto quanto purtroppo le minacce di morte, le persecuzioni e le violenze che sono costrette a subire. 

Amazzonia nel mirino

L’Amazzonia si estende su 6 milioni di chilometri in 9 paesi del Sud‐America: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname, Venezuela e Guyana francese. È il polmone del nostro pianeta, i suoi alberi ripuliscono la nostra atmosfera dalla CO2 secondo lo schema previsto da madre Natura, per cui le piante restituiscono l’ossigeno necessario alla vita dell’intero ecosistema mondo. Ma poi l’uomo ha incasinato tutto.  

Per decenni compagnie petrolifere, multinazionali, garimpeiros –i minatori di frodo-, i governi in combutta con tutti loro, il disboscamento dovuto al taglio sconsiderato degli alberi e agli incendi dolosi o causati dai cambiamenti climatici, sono i nemici di questa terra dal sottosuolo ricchissimo di diversi minerali, primo tra tutti l’oro, quello giallo e quello nero. La proteggono dalla notte dei tempi le popolazioni native che soffrono prevaricazioni e violenze insieme alla loro foresta. Vi vivono dalla notte dei tempi custodendone la storia e i segreti ancestrali e la difendono a costo di morire, subendo minacce e ritorsioni di ogni tipo, per non arrendersi alla violazione indiscriminata dei loro diritti fondamentali. 

L’Amazzonia e la pandemia 

Se già uomini e donne che difendono l’Amazzonia, leader, attiviste e attivisti nativi, muoiono uccisi mentre proteggono la loro foresta, con la pandemia si sta consumando un vero e proprio sterminio, assecondato dai governi, come quello di Bolsonaro in Brasile, che abbandonano a se stesse le popolazioni indigene.

Moltissime organizzazioni e associazioni di tutto il mondo si sono mobilitate per fermare questo scempio programmato e il Tribunale dell’Aia ha aperto un’indagine sul presidente brasiliano accusato di genocidio.

Leggi anche Bolsonaro indagato dall’Aia per genocidio dei popoli nativi del Brasile

Donne che difendono l’Amazzonia

Donne che difendono l'Amazzonia

In prima linea in questa battaglia in corso sono le donne che difendono l’Amazzonia. Donne forti e resilienti intraprendono battaglie di tutti i tipi, soprattutto contro i governi dei loro paesi, per proteggere un bene che non è solo loro, un bene che è comune a tutta l’umanità. Insieme ai diritti fondamentali dell’uomo, che sono universali, si battono per la conservazione della loro foresta, preziosissima per combattere il surriscaldamento della nostra atmosfera e habitat di migliaia di specie vegetali e animali.  

In tutta l’Amazzonia le donne indigene svolgono un ruolo fondamentale nella gestione ambientale: donne in autorità che guidano le loro comunità per protestare contro l’estrattivismo, donne che combattono contro i governi per proteggere le loro terre, donne guerriere della foresta che fanno rispettare le leggi di protezione e impediscono ai taglialegna e ad altre realtà illegali di entrare nei loro territori. Per questo motivo sono minacciate e subiscono ritorsioni duri continuo.

L’alleanza delle donne Amazzoniche 

Photo credits: Leonardo Milano

Nel 2016, in occasione della Giornata internazionale della donna, è nata l’Alleanza delle Donne Amazzoniche, donne di sette etnie indigene : Kichwa, Sápara, Shiwiar, Shuar, Achuar, Andoa e Waorani. 

le donne che difendono l’Amazzonia, finalmente unite, da quel momento hanno iniziato a mobilitarsi insieme in difesa dei loro diritti, delle foreste pluviali e delle generazioni future. Sotto la bandiera delle “Donne difensore dell’Amazzonia contro l’estrazione di risorse naturali” nel 2018 tra marce e proteste sono riuscite a mettere spalle al muro l’allora presidente dell’Ecuador Lenin Moreno, denunciando le violazioni dei diritti, l’impatto ambientale dell’estrattivismo e il clima generale di violenza che l’industria ha generato in Amazzonia.

Le leader indigene dell’Amazzonia in Ecuador

Le donne che difendono l’Amazzonia in Ecuador sono le più numerose e le più battagliere. Ce ne sono moltissime, ne citiamo tre particolarmente determinate:

Miriam Cisneros, Presidente della regione di Sarayaku dal 2017, è stata la protagonista dello storico confronto faccia a faccia con Moreno. È una tra le più determinate donne che difendono l’Amazzonia.

Nema Ushigua, la prima presidente donna di nazionalità Sápara, ha ottenuto il riconoscimento del governo per la federazione dei Sápara, un popolo di meno di 500 abitanti di un territorio gravemente minacciato dall’estrattivismo. I Sápara sono riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale.

Patricia Gualinga, la leader Kichwa nota per la sua partecipazione allo storico processo “Sarayaku contro Ecuador”, in cui la Corte Interamericana dei Diritti Umani si è pronunciata a favore del diritto di consultazione dei Kichwas sui progetti industriali nelle loro terre. Paty Gualinga è portavoce delle popolazioni Amazzoniche in summit internazionali -come la COP 23 in Germania nel 2018- in cui promuove la visione della “Foresta vivente” di Kawsak Sacha. Nel 2019 ha preso parte al Sinodo per l’Amazzonia convocato da Papa Francesco in Vaticano di cui ha curato anche i lavori preparatori ed è stata designata come inviata speciale per il dopo Sinodo. 

Bolsonaro nemico numero uno 

Il Brasile è il paese che ospita la porzione più grande della foresta pluviale amazzonica (il 66%). Se già prima del 2018 deforestazione e estrattivismo avevano fatto danni enormi, con l’elezione di Jair Bolsonaro la situazione è precipitata nella tragedia più cupa. Gli affari del presidente con multinazionali e imprese petrolifere e estrattive hanno portato a nuove concessioni per cui ulteriori grosse parti di foresta pluviale sono state strappate ai loro legittimi proprietari. 

Il Global Forest Watch, del World Resources Institute ha stimato che solo nel 2018 sono stati distrutti più di 1,3 milioni di ettari di Amazzonia brasiliana. L’Osservatorio brasiliano sul clima, una rete di 50 organizzazioni ambientaliste, ha rilevato che nei primi due anni del governo di Bolsonaro la distruzione della foresta amazzonica è aumentata dell’81%, con una media annua di 8.802 kmq distrutti contro i precedenti 4.845 dal 2016 al 2018.

Le donne Kayapo in Brasile

Anche in Brasile le donne che difendono l’Amazzonia sono numerose e molto determinate. La maggiore etnia indigena brasiliana, quella dei Kayapo, ha ostacolato più che ha potuto queste nuove violazioni, le donne in testa, in una cultura in cui sono considerate al pari degli uomini. 

Le donne hanno inoltre avuto un ruolo fondamentale nel superamento di divisioni interne ataviche tra le diverse comunità, portando l’intera etnia ad unirsi contro il nemico comune in mobilitazioni, proteste e appelli all’ONU e alla comunità internazionale.

*Foto di Repórter Brazil. Nella foto: Irene Toqueton Varga (Sapara), Rosa Dahua (Sapara), Catalina Chumpi (Shuar), María Taan (Shuar), Noemi Gualinga (Sarayaku), Salome Aranda ) Kichwa di Moretecocha, Rosa Cuji (Lupino di Moretecocha), Mercede Tsamaraint Tukup, (Achuar di Pumpuentsa), Zoila Irumenega (Waorani di Tobera), Rosario Calapucha (Kichwa di Shiguacocha) Paty Gualinga (Sarayaku).

Leggi anche Amazzonia, la tribù Kayapo contro Bolsonaro, responsabile di morti Covid e deforestazione

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