Dismorfia, quando l’ossessione per un difetto fisico diventa malattia mentale

L'ossessione per il ritocco e la ricerca convulsa della perfezione, causata da filtri e dalle app, hanno alterato e falsato la percezione che abbiamo di noi stessi. Non ci piacciamo più ed è tutta colpa dei social.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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La dismorfia o disturbo da dismorfismo corporeo è l’alterazione falsata del proprio sé, è la condizione psicologica in cui i pazienti si fissano su una o più caratteristiche del proprio aspetto. I social media hanno agevolato questa situazione e profondamente cambiato il nostro modo di comunicare e di mostrarci agli altri.

Sempre più dipendenti da filtri antirughe e da app per sbiancare i denti, rendere gli occhi più grandi e cambiare il colore della pelle, inseguiamo costantemente l’idea di una perfezione inarrivabile.

La percezione deformata di noi stessi attraverso i social, la selfie dysmorphia o la filter dysmorphia, causa problemi psicologici e distacco dalla realtà. Sempre più persone si rivolgono al chirurgo plastico per confermare i canoni di bellezza offerti dai media, per soddisfare le richieste di modificare i propri connotati e per somigliare sempre di più alle foto pluri-filtrate.

Se da un lato i messaggi sulla body positive stanno aiutando le persone nel processo di accettazione del proprio corpo, dall’altro intere generazioni si stanno omologando alla fenomenologia dell’esteticamente perfetto.

Pubblichiamo in continuazione l’immagine dissimulata di noi stessi per coprire i nostri difetti fisici.

Che cos’è la dismorfia digitale?

La dismorfia digitale o dismorfismo corporeo è un disturbo somatoforme e mentale classificato nel DSM-5 tra i disordini ossessivo compulsivi. I soggetti affetti si concentrano sulle dimensioni o su una parte specifica del corpo, preoccupandosi di imperfezioni e difetti fisici. Chi ne soffre può addirittura vergognarsi del proprio corpo ed evitare di uscire e di mostrarsi in pubblico.

L’individuo è continuamente angosciato dal suo aspetto fisico, si controlla compulsivamente allo specchio e si confronta con gli altri a livello estetico. Le imperfezioni che in realtà sono inesistenti o lievi generano un grave stato ansioso che spesso interferisce con le attività quotidiane.

La dismorfia è la discrepanza che intercorre tra il reale aspetto di una persona e il prototipo di bellezza sociale imposto dai media. Si manifesta attraverso le modifiche ossessive con cui si correggono o si rimuovono le parti ritenute indesiderabili del proprio corpo. Può colpire chiunque, ma è più frequente in adolescenti e giovani.

Leggi anche: Quando il selfie è un’ossessione

Lo studio sulla dismorfia digitale

Un gruppo di ricerca italiano formato da sole donne, Valeria Verrastro, Lilybeth Fontanesi, Francesca Liga, Francesca Cuzzocrea, Maria Cristina Gugliandolo, ha pubblicato uno studio, chiamato Fear the Instagram: beauty stereotypes, body image and Instagram use in a sample of male and female adolescents, di un’analisi effettuata su 621 studenti, di età compresa tra i 15 e i 25 anni, di cui il 61% di sesso femminile, per spiegare la relazione tra l’uso dei social network e l’internalizzazione degli standard si bellezza.

Lo studio mirava a verificare:

  • Le abitudini nell’utilizzo di Instagram
  • La correlazione tra la scelta di modificare le proprie immagini e l’esperienza di ansia connessa al bisogno di amalgamarsi agli stereotipi sociali
  • Il concetto di appartenenza al mondo online

I dati più significativi della ricerca hanno dimostrato che le donne passano più tempo a caricare immagini, sono più propense a farsi selfie rispetto agli uomini che invece preferiscono i meme, utilizzano con più frequenza i filtri e i programmi per modificare le foto e vivono con più ansia la manifestazione del proprio corpo.

I sintomi della dismorfia

I sintomi di questo disturbo possono manifestarsi lentamente o improvvisamente, presentano un’intensità variabile, e in assenza di trattamento, continuano a persistere.

Le preoccupazioni maggiori interessano il volto o la testa, ma possono riguardare qualunque parte del corpo. Il soggetto manifesta eccessiva ansia per la perdita di capelli, presenza di acne, di rughe o cicatrici oppure per il colore della pelle, descrivendo le parti del corpo che non accetta come brutte, mostruose, imbarazzanti e ripugnanti.

L’individuo che ne è colpito, crede spesso che le persone intorno a lui lo stiano prendendo in giro a causa del suo aspetto. Il soggetto dismorfofobico evita di mostrarsi in pubblico e in alcuni casi esce solo la notte. Queste condizioni causano l’isolamento, la solitudine, la depressione, l’ansia, problemi di alcool e tendenze suicidarie. Si stima che nel corso della vita, circa l’80% di persone affette da dismorfia manifesti un comportamento tendente al suicidio.

Il dismorfismo corporeo può talvolta inglobare altre patologie come: il disturbo depressivo maggiore, il disturbo da uso di sostanze, il disturbo d’ansia sociale o il disturbo ossessivo-compulsivo.

Leggi anche: I giovani non vogliono più avere amici, preferiscono follower e like

Il fenomeno del Zoom boom

Arrivato direttamente dagli Stati Uniti, lo Zoom Boom è un fenomeno inaspettato che è stato causato dal massiccio uso delle videocall usate durante il periodo pandemico.

La crescente richiesta di interventi chirurgici, dovuta alla percezione che le persone hanno avuto del proprio viso e del proprio corpo, ha fatto sì che sempre più soggetti ricorressero agli interventi per sistemare la propria immagine. Si tratta principalmente di lifting, botox e procedure simili per tirarsi la faccia e per mostrarsi al meglio durante le videoconferenze.

Dall’inizio della pandemia le piattaforme online di Zoom, Microsoft Team, Skype, Facetime ed altri siti, hanno abituato gradualmente le persone a specchiarsi nello schermo del pc e del cellulare. Questo nuovo modo di vedersi ha però creato un bel problema: guardarsi da vicino ha evidenziato la comparsa di rughe, occhiaie e doppio mento. I difetti fisici sono stati letteralmente zoomati ed hanno causato un fuggi fuggi dal chirurgo.

Secondo il report del Financial Times, gli interventi, nel 2020, si sono quintuplicati rispetto all’inizio del 2019. L’uso delle conferenze online ha fatto scattare l’idea di abbellire il proprio il corpo.

Trattamento della dismorfia

Il trattamento per il disturbo da dismorfismo può avvenire tramite alcuni antidepressivi e attraverso la terapia cognitivo-comportamentale.

L’utilizzo di antidepressivi, come ad esempio gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, aiuta le persone a stabilizzare il proprio umore e ad evitare tutta quella serie di situazioni che portano agli stati maniaco-depressivi.

La terapia cognitivo comportamentale, invece, punta direttamente ai sintomi della dismorfofobia. Lo psicoterapeuta insegna al paziente a sviluppare una visione moderata di sé e impedisce la messa in atto di alcuni comportamenti maniacali, come lo specchiarsi ripetutamente, mostrando al soggetto come partecipare alle attività sociali e a stare bene con il proprio corpo.

Inoltre, nei casi più gravi lo specialista può ricorrere alla terapia di inversione dell’abitudine che consiste nell’imparare altre risposte per rimuovere dalla mente i movimenti abitudinari che provocano quel dato comportamento.

Leggi anche: “Instagram danneggia la salute mentale delle adolescenti”: rivelazione shock di Facebook

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