Verso la COP26 di Glasgow: 197 paesi contro i cambiamenti climatici

Servono piani ambiziosi e ampie vedute per mettere in atto la transizione energetica: a Glasgow si decideranno tempi e strategie nella COP26.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Mentre il mondo rimane con il fiato sospeso, avvicinandosi pericolosamente al baratro della crisi energetica che rischia di abbattersi su rifornimenti, beni di consumo e trasporti, la Conference of parties, conosciuta anche come COP26 è ormai alle porte.

Dopo gli incontri di Milano, i pre-COP e gli All4Climate dove hanno partecipato tutti “i big” per confrontarsi sui temi che bisognerà affrontare a Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre nel Scottish Event Campus (SEC) del capoluogo scozzese sono previste tavole rotonde, dibattiti ed eventi incentrati sulla lotta al cambiamento climatico.

COP26, un appuntamento internazionale da 26 anni

COP26, come 26 è il numero dell’edizione raggiunta dalla Conferenza, che inizia il suo viaggio nel 1995 a Berlino, recependo e attuando i dictat e i propositi siglati da parte di 154 stati a Rio nella United nations framework convention on climate change (Unfccc) del 1992.

Da allora, la Cop riunisce i paesi aderenti, oggi se ne contano 197, con l’obiettivo di accelerare le attività e le iniziative che devono essere messe in atto per rispettare il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi.

Il vertice internazionale, infatti, cade proprio in corrispondenza del primo appuntamento quinquennale dell’Accordo di Parigi, adottato nel 2015 e in vigore dal 2016.

L’edizione 2020 della COP26

L’edizione di quest’anno, realizzata in partnership tra l’Italia e l’Inghilterra, era prevista per il novembre del 2020, ma a causa della pandemia è stata rimandata fino a ora. In questo modo è stato possibile estendere nuovamente la partecipazione anche agli Stati Uniti, in un primo momento esclusi a causa del ritiro da parte di Trump dall’Accordo di Parigi.

Come ha riassunto Roberto Cingolani, ministro alla Transizione Energetica durante i pre appuntamenti di Milano:

Cop26 è parte di una triade sul cambiamento climatico che idealmente comprende anche il G7 e il G20. Se il G7 raccoglie un gruppo di paesi abbastanza omogeneo dal punto di vista economico e sociale, e trovare un accordo è più facile, le cose si complicano con il G20. Raccoglie 4,8 miliardi di persone che producono l’80% della CO2 mondiale, è più rappresentativo, ma le differenze aumentano e trovare una quadra è più difficoltoso

Gli obiettivi dell’Europa contro i cambiamenti climatici

Agli inizi di ottobre il Consiglio Europeo stilava le conclusioni, che suonano come veri e propri mandati, per definire la posizione dell’UE in merito ai cambiamenti climatici nell’attesa della COP26, evidenziando la criticità della situazione mondiale attuale, e imponendo di intensificare l’impegno di ogni singolo stato per accelerare la transizione climatica.

Basti pensare che nel solo biennio 2019-2021 sono stati stanziati più di 1200 miliardi di dollari per fronteggiare catastrofi derivate dai cambiamenti climatici e da eventi naturali scatenatesi da essi: inondazioni, incendi, calore hanno afflitto e devastato il nostro pianeta, e ora è tempo di ripristinare equilibri ed ecosistemi prima che sia troppo tardi.

Il cambio di rotta necessario per contrastare la crisi

Le novità della COP26 dunque, partono dai principi: se la precedente edizione è stata sponsorizzata e sovvenzionata da giganti delle industrie di combustibili fossili, quest’anno è stato deciso di dare spazio solo a quelle società e imprese che hanno un reale interesse a raggiungere nel più breve tempo possibile l’obiettivo delle zero emissioni.

Per tenere al di sotto di 2°C o, ancora meglio, di 1,5°C l’incremento delle temperature rispetto ai dati preindustriali, il principale obiettivo individuato dall’Accordo di Parigi, occorre ora che ogni parte della COP26 presenti degli NDC – Nationally Determined Contributions, in cui siano esemplificate intenzioni “ambiziose”, come ha auspicato l’organizzazione, e le azioni che ogni paese intende mettere in atto in modo da rispettare i parametri stabiliti di comune accordo.

Le criticità del vertice COP26

Parole parole parole… così Greta Thunberg ha manifestato durante gli appuntamenti per i giovani di Youth4Climate la sua disapprovazione riguardo le politiche ambientali che rimangono per lo più in sospeso e non portano a niente di concreto.

Ecco perché Glasgow esorta le parti a osare, a insistere sui programmi di ecosostenibilità, al ricorso alle risorse naturali, a fronteggiare, insieme, una sfida dai contorni sempre più scuri.

Il piano di attacco del vertice di Glasgow

In agenda un ricco programma di appuntamenti che vertono principalmente su cinque temi più pressanti:

  • Giustizia climatica: la chiave per sbloccare la cooperazione globale e livellare il gap che intercorre tra paesi sviluppati e non, in cui i secondi sono spesso fagocitati dalle politiche di gestione energetica dei big.
  • Innalzamento degli obiettivi: per esercitare una pressione maggiore sui paesi più inquinanti e aumentare l’asticella degli obiettivi climatici delle singole nazioni.
  • Finanziamenti per il clima: per consentire ai paesi in via di sviluppo di poter contrastare efficacemente l’impronta di carbonio di cui non sono responsabili ma bensì vittime dei paesi industrializzati.
  • Danni e perdite: per rimediare all’impatto sull’ambiente che ha provocato danni e perdite di terre, mezzi di sussistenza e culture.
  • Regolamentazione dei mercati del carbonio: per trovare una soluzione alla corrente crisi energetica senza ricorrere ancora una volta ai combustibili fossili e al carbonio, ma anzi penalizzandone fortemente l’utilizzo.

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