Cherofobia, come ci sabotiamo con la paura di essere felici

La paura di essere felici si chiama cherofobia, ed è una condizione di ansia e stress che ci porta a credere che la serenità possa trasformarsi in qualcosa di pericoloso e negativo.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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La cherofobia è il paradosso del XXI secolo. É una forma d’ansia che nasce dalla paura che la propria felicità possa renderci deboli, attaccabili e vulnerabili. É un’inquietudine e una preoccupazione dei tempi moderni che ci tormenta nel corpo e nella mente. L’individuo rinuncia alla felicità, ancor prima di provare, per paura di incappare nella sponda opposta quella dell’infelicità.

La rinuncia preventiva dello stare bene sembra essersi diffusa a macchia d’olio nella nostra società, colpisce tutti: giovani, adulti, uomini, donne, ricchi e poveri. Basti pensare che anche la campionessa paralimpica mondiale, Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio Grandis, detta Bebe Vio, ha dichiarato, nel corso di un intervista rilasciata a Repubblica, di aver scoperto la paura di essere felice.

Si tratta, quindi, di una problematica complessa e attuale che giace sul fondo della nostra personalità e che ci porta all’evitamento di tutta una serie di situazioni che potrebbero generare gioia, allegria e soddisfazione.

Tutte le cose belle vengono percepite come presagi di sventura e cattivi auspici che finiranno inevitabilmente, secondo il soggetto, per tramutarsi in eventi negativi.

Cherofobia: “É troppo bello per essere vero”

La parabola del “è troppo bello per essere vero”, non è solo un modo di dire per evidenziare l’incredulità di vivere un momento felice, ma è l’essenza della cherofobia che causa l’impossibilità e l’incapacità di assaporare e godere di tutti i benefici che una situazione ci ha concesso.

Il termine in questione è composto da due parole greche: kairos che significa essere allegri e phobia che vuol dire paura, quindi la cherofobia è l’ansia di gioire per le cose belle che ci capitano. Con il periodo della pandemia e con l’avvento di una guerra sempre più vicina, siamo stati risucchiati da un vortice che ci ha prosciugato ogni energia. “E se poi il virus ritorna e mi distrugge la vita? E se poi la guerra scoppia pure qui?”, sono i pensieri della maggior parte delle persone, vittime di un’agitazione paralizzante che impedisce di essere felici qui ed ora.

Il soggetto è terrorizzato al solo pensiero di poter essere felice. Si priva della possibilità di rallegrarsi in un contesto o in una situazione. La paura per il benessere e per il piacere attanaglia l’essere umano che teme, non solo che certi momenti possano finire, ma che addirittura possano trasformarsi in eventi catastrofici, negativi e spiacevoli.

La felicità viene percepita dall’individuo come se fosse un incubo, un ossessione e un tormento.

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Quali sono i sintomi della cherofobia?

Malgrado questo disturbo non sia stato ancora classificato nel DSM-5, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, è stata definito da molti psichiatri esperti come una vera e propria forma d’ansia.

Chi ne soffre, non necessariamente è un soggetto triste o depresso, ma è, soprattutto, per quel che riguarda eventi o momenti esterni, molto preoccupato ed angosciato.

I sintomi identificabili della cherofobia sono:

  • Ansia sociale nei confronti degli eventi a cui il soggetto è invitato
  • Rifiuto a partecipare alle attività coinvolgenti
  • Terrore nel cogliere opportunità che potrebbero portare cambiamenti positivi nella vita di una persona
  • Certezza che provare gioia possa far accadere qualcosa di brutto e negativo
  • Convinzione che essere felici provochi malessere al soggetto, alla famiglia e a chi gli sta intorno
  • Credere che la ricerca del benessere sia una fatica e una perdita di tempo

Il cherofobico pratica una continua evasione dalle emozioni positive, ha paura della felicità ed evita preventivamente tutto quello che possa renderlo gioioso.

Le cause della cherofobia

Le cause di questo disagio psicologico sono da ricercarsi nell’esperienza infantile del soggetto. Molto spesso, si tratta di un assetto psicologico generato inconsciamente da queste persone a seguito di un evento traumatico vissuto nel passato e percepito come delusione, perdita o punizione.

Dagli effetti di queste esperienze, il soggetto ha sviluppato un’associazione distorta della relazione felicità e dolore. Le emozioni come rabbia, umiliazione e frustrazione hanno portato direttamente e sistematicamente alla distruzione della gioia. Quindi, si instaura un meccanismo di controllo e di difesa sulle strutture emozionali del cervello che sviluppano una sorta di locus of control esterno, si controllano e si dominano tutti gli effetti esterni di cui si teme il risvolto maligno e nocivo.

Il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, nel 1916, individuò un tipo di personalità che chiamò “coloro che soccombono al successo”, ovvero tutte quelle persone che sembrano propense al fallimento, quelle che scelgono sempre la relazione sbagliata o che iniziano cose che puntualmente non portano a termine, insomma, i soggetti che percorrono cronicamente la via dell’insuccesso.

Secondo lo psicanalista, questi individui sono caratterizzati e guidati da un senso di colpa inconscio che potrebbe identificarsi con la struttura alla base della quale si instaura questo malessere (cherofobia).

Qualcosa di brutto avvenuto nel passato, potrebbe cementificarsi e legarsi alla vita del bambino, facendogli elaborare il nesso felicità-evento come negativo. La psichiatra Carrie Barron ha pubblicato uno studio su Psychology Today, sul motivo per cui solo certi individui sviluppano questa fobia.

Si parla così tanto della ricerca della felicità in questi tempi. Potrebbe sembrare insolito per qualcuno temere questa emozione positiva.

Se è connessa a un legame di felicità/ punizione durante l’infanzia, potrebbe essere più comune di quanto pensiamo.

Il disturbo ansioso potrebbe, dunque, avere origine da un brutto evento o da una esperienza traumatica, legata ad un determinato evento, che si cristallizzata nella mente del bambino.

Leggi anche: Sindrome dell’impostore, come i social l’hanno alimentata nei giovani

Come gestire la paura della felicità: trattamento e strategie

Uno degli aspetti più difficili di questa forma d’ansia, è rendersi conto di esserne affetti, dal momento che, spesso, viene confusa erroneamente con uno stato depressivo. Chi ne è affetto, mette in atto tutta una serie di strategie evitanti per impedire che avvenga ciò che i soggetti temono.

Un buon punto di partenza per guarire da questo disturbo è scavare nel passato delle persone e individuare le cause legate agli eventi dell’infanzia che hanno generato il trauma.

I trattamenti psicologici consigliati sono la psicoterapia orientata all’insight e la terapia cognitivo comportamentale che permettono di annullare l’associazione negativa tra piacere e dolore.

Le manifestazioni episodiche di cherofobia non richiedono trattamenti complessi, si raccomandano tuttavia alcuni accorgimenti:

  • Scrivere un diario personale ci aiuta ad elaborare quello che ci spaventa e quello che ci rende felici. Con questa modalità si possono individuare tutte le tendenze autodistruttive.
  • Frequentare e circondarsi di persone positive ci consente di evitare le personalità tossiche e di coltivare pensieri fiduciosi.
  • Rompere la routine può essere utile per uscire dalla nostra comfort zone. Concedersi del tempo per svolgere delle attività fini a se stesse può combattere e ridurre l’ansia.
  • Parlare delle nostre emozioni ci consente di imparare a conoscerle, analizzarle e a capirle.

In questo modo, la felicità viene interpretata a partire da nuovi significati ed esperienze che saranno vissute e accompagnate dal solo desiderio e bisogno di stare bene.

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