Tutti i numeri della Cop26 e dell’emergenza clima

In corso a Glasgow il vertice internazionale sul clima: i numeri della Cop26 parlano chiaro, l'emergenza ambientale deve essere immediatamente contenuta.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Mitigare l’impatto climatico e mettere in atto strategie innovative sin da subito per dare una svolta green all’economia e alla vita del pianeta: questi gli obiettivi della Conference of Parties in corso a Glasgow fino al 12 novembre 2021. E i numeri della Cop26 parlano chiaro su quanto queste misure siano urgenti.

Basta parlare, ora bisogna agire

All’indomani del G20, gli incontri sul clima tenutisi a Roma lo scorso weekend, e dell’adozione della G20 Rome Leaders’ Declaration, i capi di stato si riuniscono ancora, per definire al meglio quali siano i piani d’attacco contro una catastrofe annunciata, quella dei cambiamenti climatici, che si fa di giorno in giorno sempre più prossima.

I numeri della Cop26: la situazione del clima

1,09°C

l’aumento di temperatura media mondiale rispetto ai livelli preindustriali: il parametro preso come riferimento è quello degli anni 1850-1900.

+1,5 / 2°C

l’aumento al di sotto della quale deve arrestarsi secondo l’Accordo di Parigi 2015 l’incremento delle temperature medie annuali entro il 2050. Secondo le proiezioni le iniziative messe in atto da nazioni e governi, stando al tasso di crescita attuale, non saranno sufficienti a rispettare i parametri imposti.

Leggi anche: Le Nazioni Unite prima della Cop26: “Sprecata l’opportunità di ricostruire meglio dopo il Covid”

3

gli stati maggiormente responsabili delle emissioni complessive mondiali: Cina, con oltre 9 miliardi di tonnellate di Co2, Stati Uniti, con più di 5 miliardi di tonnellate, e India, con quasi 2,5 miliardi di tonnellate. Per quanto riguarda le emissioni procapite la classifica vede in testa i paesi arabi, seguiti a ruota da Stati Uniti e, ancora una volta, Cina.

7

gli anni più caldi registrati fino a ora, tutti nell’ultimo decennio. Da quando si hanno dati delle temperature annuali, infatti, non si sono mai raggiunti gli stessi gradi centigradi come nell’ultimo periodo, segno di un’impennata del calore rilevabile a livello del suolo.

13

i giorni del vertice, che da domenica 31 ottobre 2021 impegnerà i leader mondiali e tutte le persone coinvolte nella ricerca, nella proposizione e nell’applicazione di programmi e iniziative volte a limitare i danni commessi dall’uomo fino a oggi che hanno determinato i cambiamenti climatici.

19,2

i miliardi che verranno impiegati per arrestare la deforestazione. Con Cina, Brasile come capifila, altri 100 paesi si sono impegnati a fermare quello che viene identificato come un vero e proprio cancro per la terra: l’abbattimento dei polmoni verdi come l’Amazzonia entro il 2030.

23%

la percentuale di anidride carbonica prodotta dagli uomini assorbita annualmente dagli oceani. Questo determina un’acidificazione delle acque tale da non avere eguali negli ultimi 26.000 anni. Le conseguenze per flora e fauna oceaniche sono facilmente intuibili, poiché i mari sono gli ecosistemi più grandi e complessi del nostro pianeta.

26

l’edizione 2020 della Conference of Parties, ritardata di un anno a causa della pandemia da Covid-19, che si tiene a Glasgow, in Scozia, nello Scottish Event Campus.

100

i miliardi per le energie rinnovabili se agli stanziamenti pubblici si mobilita il settore privato grazie all’appena nata Global Energy Alliance for People and Planet, programma volto proprio a stimolare la collaborazione tra pubblico e privato, che prevede anche la creazione di oltre 150 milioni di posti di lavoro nel campo delle risorse legate all’energia eolica, fotovoltaica e green in generale.

100

i miliardi da stanziare per i Paesi meno sviluppati, per riparare i danni ambientali che i grandi inquinatori hanno perpetrato nei confronti di questi stati. L’Italia, secondo il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani stanzierà un fondo da 10 milioni allo scopo, somma che vuole essere decuplicata in pochi anni, in modo da creare green jobs nelle nazioni con sviluppo economico più arretrato.

104

i paesi che hanno aderito nella prima giornata di consultazioni al taglio del 30% delle emissioni di metano entro il 2030, identificato come gas più facile da smaltire, secondo gli esperti, rispetto all’anidride carbonica, ma che incide ugualmente e pesantemente –quasi per un terzo – sul riscaldamento globale.

197

i paesi presenti al vertice internazionale allo scopo di individuare e avviare iniziative coordinate che contrastino il cambiamento climatico e il peggioramento della situazione attuale.

138%

l’aumento delle emissioni dovute ai trasporti aerei, negli ultimi 30 anni.

149%

la percentuale dell’aumento delle concentrazioni di gas serra rispetto a metà Settecento, che hanno toccato massimi assoluti durante il 2020. In aumento la quantità di anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto.

2013

l’anno dello spartiacque per gli oceani. Da questa data in poi, infatti, è iniziata la registrazione per ora senza sosta dell’innalzamento vertiginoso del livello delle acque. Se dieci anni prima l’incremento era di 2,1 mm, dal 2013 si è assistito a punte di 4,4 mm di dislivello all’anno, imputabile allo scioglimento costante dei ghiacci polari.

2030 e 2050

le due dead line per rispettare gli accordi presi in tutti i precedenti vertici internazionali. La Cop26 ha restituito un panorama non roseo rispetto a tali scadenze, anticipando che molti paesi, come l’India o il Brasile, non potranno raggiungere la neutralità carbonica se non entro il 2060 – 2070.

Leggi anche: Dal G20 alla Cop26 in 3 giorni: la strategia dei leader mondiali sul cambiamento climatico

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