Calabria, migranti e studenti danno nuova vita al borgo

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Studenti di ogni parte del mondo, creatività, diversità culturale e un panorama mozzafiato: non stiamo parlando di una metropoli cosmopolita ma di un borgo di poco meno di 2000 abitanti in provincia di Cosenza. È da un paio d’anni a questa parte, infatti, che la cittadina di Belmonte Calabro diventa luogo di integrazione e cultura attraverso un progetto di riqualificazione ideato dall’Associazione Le Seppie. Crossings, questo il nome dell’iniziativa, si propone di riportare in vita borghi ormai spopolati attraverso il contributo di studenti, professionisti, appassionati – persone in sostanza – appartenenti a culture diverse. Con tre edizioni all’attivo e la quarta in partenza il prossimo 15 luglio, Crossings vede la collaborazione di realtà nazionali e internazionali come la London Metropolitan University, l’Università di Reggio Calabria, il collettivo Orizzontale e la comunità Belmonte in Rete. Per 7 giorni i partecipanti si incontrano allo scopo di reinventare gli spazi del centro storico perché gli abitanti possano usufruirne. Dopo aver riqualificato la Biblioteca Comunale durante l’ultima edizione, quest’anno il workshop avrà come focus principale rendere nuovamente fruibile l’ex Casa delle Culture comunale. Ma qual è esattamente quella marcia in più che rende questa iniziativa diversa dalle tante proposte di riqualificazione urbana che interessano i borghi italiani? I suoi protagonisti principali, ovvero quelli che sempre più spesso sono argomento di dibattito in rete e fuori: i migranti dei centri accoglienza che accorrono da paesi vicini come Amantea e Longobardi per dare il loro contributo. Leggi anche: “Aveva 25 anni, cinque più di me. Io sono vivo, lui è morto”

Come un borgo spopolato ritorna in vita attraverso l’integrazione

È interessante come in un periodo di migrazioni, sia interne che esterne, un progetto si occupi di contrastare lo spopolamento locale sfruttando proprio le risorse umane arrivate dall’esterno. Nel comunicato stampa dell’iniziativa si legge:

Crossings è un progetto che attraverso una concezione di architettura e arte socialmente impegnata mira a sollevare l’attenzione su due fenomeni: lo spopolamento dei borghi calabresi e i fenomeni migratori interni al Mediterraneo, che vengono qui accordati suggerendo di mescolare le culture come strumento di trasformazione sociale e spaziale.

E poi ancora:

Nella sua programmazione e nelle sue esperienze, Crossings punta ad includere la comunità locale e i migranti in modo da promuovere la Calabria come terreno fertile e attrattivo per iniziative creative e sociali.

Ognuno contribuisce, dicevamo, con la sua unicità alla grande comunità globale: è questo il segreto per la crescita di una società sana e la creazione di una comunità dove ognuno sia libero di essere se stesso e allo stesso tempo possa rendersi utile. Ed è questo, in fondo, il senso stesso del concetto di inclusione: il vissuto del singolo, che si tratti di cultura, creatività o competenza tecnica, aggiunge colore alla visione collettiva, non si tratta di omologazione ma di accettazione. Leggi anche: Casa assegnata a famiglia Rom: stop a violenza e razzismo https://www.facebook.com/larivoluzionedelleseppie/videos/414624512612391/ Paradossalmente, nonostante l’abbattimento delle frontiere culturali seguito alla diffusione della rete, l’apertura verso il diverso, un punto di partenza necessario perché le piccole comunità possano entrare a far parte della collettività globale conservando la loro unicità, è resa sempre più difficile da un clima di diffuso pregiudizio e paura. E allora, forse, dare a queste persone che tanto spaventano un’opportunità per sentirsi utili, per dimostrare che possono e vogliono dare una mano può essere la soluzione perché le novelle barriere di terrore vengano abbattute. È in questo modo che i partecipanti alla scorsa edizione parlano dell’esperienza:

Alcune persone pensano che stiamo qui a giocare, ma chi è al corrente di cosa stiamo davvero facendo qui sa che questa è una cosa seria. Se abbiamo anche solo un po’ di supporto, anche economico, e mettiamo tutte queste risorse insieme, con il livello di esperienza che si ha qui si può raggiungere l’obiettivo di non essere dipendenti dallo stato o altri tipi di sussistenza.

Integrazione come chiave di crescita, quindi, ma anche di rinascita e rivalutazione. Parafrasando le parole di Ottavio Amaro, Rettore Generale dell’Università di Reggi Calabria, l’iniziativa permette non solo di conoscere borghi dalle straordinarie bellezze paesaggistiche e architettoniche, ma anche di dar loro nuovo respiro perché possano rinascere in linea con i canoni dei tempi attuali, perché possano trovare una nuova scala di lettura e una nuova idea di vivere il centro storico. Leggi anche: Carola Rackete, chi è la capitana della Sea Watch che vuole salvare i migranti   di Marianna Chiuchiolo

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Marianna Chiuchiolo
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Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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