Bill Gates e le profezie sul futuro dell’umanità post-virus

Il filantropo e fondatore di Microsoft Bill Gates ha enunciato una serie di previsioni, fin troppo realistiche, per il mondo dopo il coronavirus, tra guerre batteriologiche e carni sintetiche.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Memorabile fu l’intervento nel 2015 di Bill Gates ad un Ted talks in cui enunciava una serie di previsioni sul futuro della società mondiale. Tra queste il fatto che il mondo sarebbe stato scosso e rimodellato sull’onda di una pandemia globale che avrebbe interessato tutta l’umanità.

Oggi ci troviamo di fronte a queste previsioni del filantropo di Microsoft. Smart working, distanziamenti fisici, una società più interconnessa ma allo stesso tempo più conservatrice, una propensione ad una ricerca di soluzioni scientifiche per tutelare il genero umano.

Bill Gates, oggi il terzo uomo più ricco del mondo, testa a testa con Bezos di Amazon e il visionario Elon Musk, patrono di Tesla e Space X, dopo queste profezie torna a parlare dei rischi del futuro, tra cambiamenti climatici, pandemie e bioterrorismo.

Nello specifico promuove una possibile dieta globale più sostenibile per l’equilibrio dell’intero ecosistema globale, dieta a base di carne sintetica.

Nella carne coltivata in vitro, secondo il multimiliardario americano, si celerebbe una delle chiavi per scongiurare il disastro ambientale a cui sempre più repentinamente stiamo correndo incontro.

Bill Gates e la rivoluzione della carne in “provetta”

Bill Gates e alternative alla carne

In una recente intervista rilasciata al MIT Technology Review, Bill Gates ha accompagnato alle sue posizioni ambientaliste, oramai note, delle possibili soluzioni alla lotta al cambiamento climatico. 

La produzione in vitro di carne sintetica e la conseguente riduzione di allevamenti intensivi comporterebbe una significativa diminuzione di gas serra. Infatti, si parla di oltre un miliardo di bovini nel mondo, che, con i loro processi digestivi contribuiscono a livello globale per oltre il 15% nelle emissioni di gas serra.

Negli ultimi venti anni l’emissione di gas serra dell’industria alimentare bovina di allevamenti intensivi è arrivata quasi a eguagliare quella industriale dei combustibili fossili. Un incremento dovuto anche al fatto che la dieta alimentare di molte popolazioni, basti pensare alla Cina, prima povera di carne, si è gradualmente adattata a quella occidentale.

Leggi anche: Dieta vegetale per salvare il mondo, lo studio della NY University

Bisogna investire e partire dalle nazioni più ricche

In particolare, Bill Gates rivolge un invito soprattutto alle nazioni più tecnologicamente avanzate, ad investire e sperimentare e spingere affinché la carne coltivata in vitro possa diventare effettivamente di utilizzo comune così da compensare e andare sostituire al 100% l’utilizzo della carne animale proveniente dagli allevamenti.

Sono passati dieci anni dal primo hamburger in vitro, nato da un’idea di Patrick Brown, professore di biochimica alla Stanford University School of Medicine, idea che negli ultimi anni ha preso sempre più piede, dando vita a possibili alternative alla carne da allevamento, come le cosiddette “carni non carni”, come l’Impossible Burger, un hamburger già in vendita totalmente a base vegetale, con sapore di manzo.

Il climate change, e l’aumento quasi irreversibile della temperatura terrestre, sono per Bill Gates la sfida primaria della specie umana. Insieme a un altro terribile scenario.

Leggi anche: Cos’è il cambiamento climatico e come influenzerà la nostra e le future generazioni

Le future guerre batteriologiche

bill gates e guerre batteriologiche

Sempre in una dichiarazione di pochi giorni fa, Bill Gates è tornato a parlare anche della cosiddetta sorella minore della guerra nucleare, ma realisticamente la più pericolosa, la guerra batteriologica (e chimica) e con essa il bioterrorismo.

Per guerra biologica si intende una guerra (in senso contemporaneo e largo di guerra) combattuta con armi che sfruttino il potenziale di batteri, virus o tossine come gesto di offesa intenzionale, frutto di ricerche ed esperimenti. Armi che si presentano sotto svariate forme e che possono essere impiegate per la diffusione di agenti patogeni per via aerea, tramite fonti idriche o tramite contatto.

Le proporzioni catastrofiche di diffondere agenti patogeni a scopo militare sono evidenti ai più.

In diverse occasioni, nella storia, abbiamo visto come l’utilizzo di queste armi abbia avuto delle ripercussioni enormi sia dal punto di vista di perdita di vite umane sia da quello di rendere intere zone geografiche “tossiche”.

Pensiamo alla orange powder, una polvere erbicida (in questo caso chimica) che veniva gettata dagli aerei statunitensi sul nord del Vietnam durante l’omonima guerra e che ha reso intere zone fortemente tossiche, creando dei problemi di salute e malformazioni neonatali.

Leggi anche: Attacco Usa Iran. È la Terza Guerra Mondiale?

Una Storia lunga nel tempo

Non è semplicemente un’invenzione moderna, si hanno prove fin dall’antichità di come questo strumento di morte a base biologica fosse un modo per decimare interi eserciti o anche fare una pulizia etnica.

Pensiamo ai romani che avvelenavano le fonti idriche con carcasse di animali morti. O anche gli inglesi durante la guerra franco-indiana negli USA (Guerra dei sette anni), che, a metà del 1700, guidati dal generale Jeffrey Amherst, diedero come “dono di fratellanza” agli indiani fedeli ai francesi, coperte infette di vaiolo. Il generale scrisse di “utilizzare qualsiasi altro metodo utile ad estirpare questa esecrabile razza”. E arriviamo fino ai giorni nostri dove, nell’ultimo secolo, il salto tecnologico ha riguardato anche questo tipo di “warfare” (modo di fare la guerra).

Esempi come cavalli infettati con antrace durante la Prima guerra mondiale o la diffusione da parte dei nazisti nel nord Italia durante la ritirata del 1944 di zanzare infettate con la malaria.

Proprio a cavallo delle due guerre abbiamo la nascita nella Manciuria occupata dal Giappone la famigerata Unità 731, un gruppo di scienziati e militari che avevano lo scopo di sviluppare armi chimiche e biologiche, con il massivo utilizzo di cavie umane.

Non mancano esempi anche in altre nazioni come la Germania nazista, e durante la guerra fredda negli Usa e in Russia. Un pericolo che portò nel marzo 1975 alla Convenzione per le Armi Biologiche, evoluzione del Protocollo di Ginevra del 1925, che vieta lo sviluppo e lo stoccaggio di armi biologiche e tossiche.

Non è affatto un problema ad oggi risolto. Si pensi ad alcuni documenti di intelligence che avvertivano del tentativo, durante i primi anni 2000, di sviluppare un gas nervino, il sarin, da parte di una cellula terroristica affiliata ad Al Qaida, o anche negli stessi anni di lettere con dentro polvere di antrace spedite su tutto il territorio statunitense.

Bill Gates, profezie e maturità

bill gates

Le parole di Bill Gates oggi possono sembrare profetiche.

Per il filantropo sono queste due oggi le maggiori minacce alla pace e alla stabilità del nostro globo. Una naturale, più terrena anche se prepotentemente presente come l’avanzare del cambiamento climatico, l’aumentare di fenomeni climatici estremi che stanno sempre più causando disastri sia umanitari sia economici. Un problema che va affrontato a tutti i livelli appunto, dalla propria dieta quotidiana alla svolta green nel campo dell’energia.

L’altro, un codardo e serpeggiante pericolo, lontano ai più, ma sempre fastidiosamente presente, tanto pericoloso quanto ancora poco conosciuto del bioterrorismo. Una minaccia che può essere invece fronteggiata con una società sempre più equilibrata, integrata e sana, che non lascia spazio a questo tipo di deviazioni. Bisogna forse dare ascolto alle parole dello zio Bill.

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