Amazzonia e Covid-19, a rischio la sopravvivenza delle tribù indigene

In Amazzonia gli indigeni rischiano di essere spazzati via de questa pandemia essendo tra i soggetti più fragili e disarmati rispetto al Covid-19.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Amazzonia, polmone del mondo, in gran parte estesa su territorio brasiliano. Un Brasile che in questo momento sta passando una delle crisi politiche più gravi della sua storia.

Il presidente brasiliano Bolsonaro si trova davanti alle dimissioni dei tre più importanti capi militari del paese in disaccordo sulla politica sanitaria.

Il Brasile conta una delle peggiori gestioni della pandemia al mondo, con oggi 3mila morti al giorno e stimati più di 320mila decessi dall’inizio della pandemia, stima che sembra essere sottostimata. Tra questi molti appartenenti alle varie popolazioni indigene del paese.

In tutto il Brasile si contano circa un milione di individui appartenenti alle comunità tribali e nella zona dell’Amazzonia, lo Stato di Amazonas. Si rischia la vera e propria catastrofe umana con l’arrivo del coronavirus. In uno dei paesi più colpiti da questa nuova pandemia, ovviamente, le popolazioni più povere e anche quella tribali sono quelle più esposte e colpite, per mancanza di strumenti di contrasto alla malattia, di infrastrutture ospedaliere e di protezione dal contagio. E proprio dalla città di Manaus, una delle città più massicciamente colpite, nonché capitale dello stato dell’Amazonas, abbiamo le prime evidenze della orami nota variante “brasiliana” del coronavirus.

Dopo le politiche di Bolsonaro, da alcuni ritenute folli, riguardo la deforestazione, la rimozione forzata dal territorio della foresta omonima e ora la mal gestita minaccia del coronavirus, il rischio per le comunità indigene di essere spazzate via del tutto è più reale che mai.

Amazzonia, bisogna tutelare e sostenere le popolazioni indigene

amazzonia emergenza covid

Una cosa oggi ovvia, perché sappiamo del disinteresse mediatico, istituzionale e generale verso questi indigeni autoctoni dell’Amazzonia, è che il rischio che stanno correndo in relazione alla pandemia è enorme, più grave che in altri punti del globo.

Abbiamo visto come Bolsonaro abbia reagito a questa pandemia, senza imporre lockdown o sminuendo i rischi e i pericoli di una malattia con un tasso di mortalità e contagio altissimi. La difficoltà di reperire dati è evidente, ma si stima che un indigeno su venti sia stato contagiato e che la mortalità sia stata circa il doppio della media nazionale.

Emanuela Evangelista, biologa e presidente della Amazonia Onlus vive un piccolo villaggio a 500km da Manaus e si occupa della tutela e dello studio delle popolazioni indigene del luogo. Avverte su come il parziale isolamento abbia temporaneamente protetto queste popolazioni, ma che il rischio di una tragedia sia sempre dietro l’angolo. La possibilità di un contagio verso soggetti esclusi dal mondo contemporaneo potrebbe aver un’incidenza esponenziale rispetto ad altre comunità. Isolamento che però ha messo a repentaglio l’economia di queste realtà, che hanno comunque bisogno di beni di sostentamento come viveri e medicinali.

Leggi anche: Amazzonia, la tribù Kayapo contro Bolsonaro, responsabile di morti Covid e deforestazione

Le popolazioni dell’Amazzonia vittime di fake news e politiche indifferenti

Sempre Evangelista, che ricordiamo essere Ufficiale dell’Odine al Merito della Repubblica, onorificenza conferita dal Presidente Mattarella nel 2020, spiega come le falsità mediatiche e altre mistificazioni riguardo il coronavirus, che non mancano nel Brasile di Bolsonaro, abbiano minato la fiducia di queste popolazioni rispetto a cure e vaccini.

Inoltre è sempre più difficile, come per il precedente problema già citato della deforestazione dell’Amazzonia, ottenere visibilità e politiche inclusive per gli indigeni dell’area brasiliana. Un Brasile con un sistema sanitario al collasso, ospedali saturi e povertà dilagante non può che lasciare nelle retrovie le necessità e i bisogni di popolazioni che abitano fuori dallo spettro politico e sociale.

La volontà di chi opera a tutela di queste popolazioni è quella di evitare una seconda “estinzione” come quella che interessò le varie popolazioni autoctone contagiate dai colonizzatori europei nei secoli precedenti. Addirittura, molte ONG accusano i governanti della zona di aver volontariamente diffuso o almeno non tutelato le comunità tribali dell’Amazonia, viste come un “problema” spinoso da eliminare. Accuse che sono ora al vaglio di alcuni tribunali brasiliani, e hanno raggiunto anche il Ministro della Sanità Eduardo Pazuello con l’accusa di omissione di soccorso.

Un consiglio di Emanuela Evangelista, su come cercare di fare pressione affinché si abbia una sensibilità maggiore verso le politiche brasiliane, sia quello di un commercio informato e sostenibile, che pretenda l’origine di alcuni prodotti che importiamo come carne, legname e soia.

Leggi anche: Donne che difendono l’Amazzonia rischiando la vita

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Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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