Addio allo sci sulle care Alpi, il 92% dei ghiacciai sarà sciolto entro la fine del secolo

Se lo studio dell'Università di Aberystwyth fornisce dati che lasciano bene immaginare il futuro delle Alpi, "Flowering Heiths" proietta visivamente nel futuro delle zone dei ghiacciai.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Addio care Alpi. Secondo uno studio condotto dall’Università di Aberystwyth e riportato da un articolo della BBC, il 92% dei ghiacciai delle nostre Alpi è destinato a sciogliersi entro la fine del secolo, confinando nell’oblio famose destinazioni sciistiche come il Piccolo Cervino a Zermatt, in Svizzera, il ghiacciaio dell’Hintertux in Austria e il ghiacciaio La Grand-Motte a Tignes, in Francia, solo per dirne alcune.

“Change”, il progetto di ricerca internazionale finanziato dall’Unione Europea, offre un tangibile e drammatico riscontro sugli effetti, ormai in parte irreversibili, del cambiamento climatico sulla catena montuosa più importante d’Europa.

Il progetto ‘Change’ sulle Alpi

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Flowering Heights, di Giulia Piermartiri e Edoardo Delille: sugli effetti del cambiamento climatico sulla Val Ferret.

“Change”, il progetto internazionale finanziato dall’Unione Europea e portato avanti dall’Università di Aberystwyth, si ripropone di valutare gli effetti del cambiamento climatico sulle Alpi con lo scopo di offrire un’immagine realistica e quanto più accurata della portata del problema.

“200 years of equilibrium-line altitude variability across the European Alps (1901−2100)” è il titolo della ricerca dell’università pubblicata su Climate Dynamics, uno studio sul territorio alpino basato su duecento anni di dati e previsioni, dal 1901 al 2100.

Per poter simulare i futuri rivolgimenti, i ricercatori si sono serviti dell’altitudine della linea di equilibrio ambientale, Equilibrium Line Altitude o ELA, vale a dire l’altitudine in cui la quantità di neve e ghiaccio che si accumula è uguale alla quantità di quella che si scioglie o evapora in un anno. L’approccio utilizzato ha permesso di prevedere il progressivo e inesorabile sciogliersi dei ghiacciai nei prossimi anni.

Leggi anche: Addio Maldive, sott’acqua fra meno di un secolo

I risultati del progetto ‘Change’ sulle Alpi

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Flowering Heights, di Giulia Piermartiri e Edoardo Delille: sugli effetti del cambiamento climatico sulla Val Ferret.

I risultati emersi dalla ricerca sono tragici: entro 2050 quasi tutti i ghiacciai alpini al di sotto dei 3.500 metri si saranno sciolti e sul finire del secolo la situazione non potrà che peggiorare. Renato Colucci del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che ha guidato il team italiano del progetto, spiega:

Entro il 2050 quasi se non tutti i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri delle Alpi molto probabilmente saranno già sciolti.

Questo è il primo studio che indaga l’altitudine della linea di equilibrio ambientale dell’intero arco alpino per un periodo così lungo e fornisce una buona base per comprendere meglio le differenze regionali nella risposta dei ghiacciai ai cambiamenti climatici.

La principale causa sono le attività antropiche che producendo inquinamento innescano un effetto domino, che passa dal surriscaldamento globale allo scioglimento dei ghiacciai per finire con l’innalzamento del livello dei mari.

I risultati generati dal progetto sulle Alpi sono utili per comprendere non solo il destino di simili ghiacciai di montagna, ma contribuiscono a una migliore comprensione del problema climatico nonché dei suoi effetti sul deflusso dei fiumi, sugli ecosistemi, sulla popolazione locale, ma anche sul turismo.

Le conseguenze dello scioglimento delle Alpi

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Flowering Heights, di Giulia Piermartiri e Edoardo Delille: sugli effetti del cambiamento climatico sulla Val Ferret.

Il professor Neil Glasser, coordinatore del progetto “Change” spiega che “i cambiamenti climatici causeranno anche cambiamenti più grandi, ma la drammatica scomparsa dei ghiacciai dalle Alpi è uno degli effetti più immediati e visibili“.

Quando i ghiacciai scompaiono, riversandosi su fiumi e mari, di fatto vengono meno le riserve d’acqua di cui vivono interi ecosistemi. A risentirne però, oltre a intere popolazioni che vivono in prossimità questi luoghi, costretti a cambiare le proprie abitudini e stili di vita, è l’intero pianeta.

Se ogni anno le Alpi attraggono milioni di viaggiatori, appassionati di montagna e di sport invernali, ben presto saremo tutti costretti a rinunciare alle nostre settimane bianche tra Austria, Svizzera, Francia e Italia, e non solo.

Il futuro del Monte Bianco tre le “Flowering Heights”

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Flowering Heights, di Giulia Piermartiri e Edoardo Delille: sugli effetti del cambiamento climatico sulla Val Ferret.

Il Monte Bianco è la montagna più alta dell’Italia e della Francia, un tempo considerata il simbolo dei ghiacciai perenni d’Europa, oggi, proprio a causa del surriscaldamento globale, simbolo del cambiamento climatico.

Tra tutti, il ghiacciaio di Planpincieux è tra i più afflitti dagli effetti delle problematiche legate al clima e a risentirne sono soprattutto gli abitanti della Val Ferret. Giulia Piermatiri e Edoardo Delille, con il progetto fotografico “Flowering Heights”, ci portano tra i boschi e villaggi innevati proprio ai piedi del ghiacciaio che si sta sciogliendo.

Se il progetto “Change” offre previsioni e dati che dovrebbero far bene immaginare, con le fotografie di “Flowering Heights”, create utilizzando un proiettore di diapositive, l’impatto è visivo e il futuro immediatamente quasi tangibile.

Proiettando immagini di campi fioriti sul bianco dei pendii innevati, su quella che potremmo immaginare una sorta di linea di equilibrio ambientale, i due fotografi ritraggono persone la cui vita, quotidianità è strettamente legata alla montagna.

Le “Flowering Heights” del futuro

Due realtà temporali fuse in un solo scatto a dar un’idea concreta del destino di questi incantevoli luoghi e volte a suscitare una riflessione su come si modificherà non solo il paesaggio montano, ma anche le attività invernali che normalmente lo animano.

Sciatori, guide alpine, escursionisti sono solo alcuni di coloro che dovranno adattarsi ad un ambiente completamente nuovo. La routine quotidiana sulle maestose e spioventi vette non sarà più la stessa, al candido bianco della neve il colore dei fiori.

Ciò che preoccupa non è tanto la rapidità con cui gli effetti del surriscaldamento globale si manifestano sui ghiacciai alpini, quanto piuttosto il fatto che le Alpi, e in generale dei ghiacciai, non sono che un esempio della velocità dell’incombere del cambiamento climatico, e neanche il più drammatico.

Leggi anche: Come salvare Venezia dai cambiamenti climatici e con lei le altre città costiere

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