7 donne che hanno marchiato con amore e coraggio il 2023

Quali sono le donne che hanno segnato questo 2023? Tra le protagoniste di quest'anno figurano molti nomi, ne abbiamo selezionati alcuni degni di nota.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Le donne sono state le protagoniste indiscusse di questo tortuoso 2023.

Agli eventi spiacevoli e struggenti di questo anno che hanno lasciato nei nostri cuori frammenti di dolore e amarezza, si sono susseguiti meravigliosi atti di coraggio e amore.

Cosa ricorderemo del 2023? Non solo fatti di cronaca nera che hanno macchiato le nostre anime con guerre, attentati e femminicidi, ma episodi di maestosa intrepidezza che ci hanno regalato quel barlume di speranza di cui tutti abbiamo bisogno.

È quindi tempo di bilanci e, quest’anno, vogliamo omaggiare tutte quelle donne che ci hanno donato la loro storia piena di audacia, vigore e forza d’animo. Chiaramente ogni donna sarebbe meritevole di apparire in questa nostra lista, tuttavia, ne abbiamo selezionate solo 7.

7 donne che ci porteremo sempre nel cuore

Le donne che hanno reso questo 2023 sono spettacolari così come i testamenti di amore e coraggio che ci hanno lasciato.

Alcune di loro sono purtroppo scomparse, altre invece saranno ancora presenti nella nostra vita e continueranno a regalarci atti di incredibile temerarietà.

Ecco le nostre 7 eroine.

1. Elena Cecchetin: la forza di una sorella

Il triste evento di cronaca, accaduto lo scorso novembre ai danni di Giulia Cecchetin, 22enne uccisa con diverse coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha puntato i riflettori su una tematica molto importante, quella del femminicidio e sui rapporti, molto spesso tossici, delle giovani coppie.

Elena Cecchettin, studiosa presso l’Università di Vienna e sorella di Giulia, ha saputo, nonostante il dolore, puntare il dito contro il patriarcato. Secondo la 24enne, il male di questa società è la misogina e il sessismo nei confronti delle donne.

Per il settimanale L’Espresso è stata nominata persona dell’anno, per il coraggio e l’intraprendenza dimostrati, malgrado la sofferenza lancinante per la morte di Giulia.

Nell’intervista condotta da Concita De Gregorio, per La Repubblica, la giovane ricercatrice ha raccontato:

So come si comporta una persona morbosa di gelosia che ti isola, che non ha amici, che non ama il suo lavoro e ti dice ‘tu sei tutto per me sei la luce’. 

È un copione sempre identico. Poi certo non tutti i possessivi diventano assassini ma è sempre così che comincia.

Nelle dichiarazioni rilasciate, emerge tutto l’amore per una sorella che avrebbe voluto proseguire la sua vita: laurearsi e frequentare la scuola di disegno Comics, ed invece è stata strappata da quello che sarebbe dovuto essere uno straordinario percorso.

La morte di Giulia Cecchettin ha avuto un effetto totalmente dirompente: da un lato sono aumentate le denunce e la consapevolezza verso la violenza fisica e mentale, dall’altro, la cultura dello stupro e lo schema patriarcale che ne consegue sono finalmente venuti a galla.

2. Michela Murgia: la scrittrice dei diritti di tutti

Proprio in questi giorni, è circolata la notizia che dai primi giorni del 2024 sarà disponibile l’ultima opera di Michela Murgia, “Dare la vita”. Il libro postumo, dedicato alla genitorialità, ha tenuto la scrittrice occupata durante le ultime settimane di vita.

La Murgia, talento vastissimo quanto prezioso, ha saputo sempre estrapolare la verità e schierarsi dalla parte della giustizia. Michela Murgia non temeva proprio nessuno, neanche il mostro che la stava portando via, il cancro.

Durante l’ultima intervista al Corriere della Sera, ha risposto in questo modo al giornalista Aldo Cazzullo.

Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Me l’ha spiegato bene il medico che mi segue, un genio.

Gli organismi monocellulari non hanno neoplasie; ma non scrivono romanzi, non imparano le lingue, non studiano il coreano.

Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere.

Non posso e non voglio fare guerra al mio corpo, a me stessa.

Il tumore è uno dei prezzi che puoi pagare per essere speciale. Non lo chiamerei mai il maledetto, o l’alieno.

3. Narges Mohammadi: il coraggio oltre le torture e le frustate

Narges Mohammadi è una delle donne più coraggiose al mondo. Sostenitrice della campagna contro la pena di morte e mamma di due gemellini, è stata proclamata vincitrice, lo scorso ottobre, per il Premio Nobel per la pace.

Da più di 14 anni, vive la sua vita tra torture, maltrattamenti e detenzione arbitraria. Al momento sta scontando una pena di 12 anni e 11 mesi presso la prigione di Evin, Teheran, nella sezione 209 dove si trovano i dissidenti, i prigionieri politici e i giornalisti.

La motivazione della sua condanna è la lotta contro “l‘oppressione delle donne e l’incessante battaglia, con costi personali enormi, per favorire i diritti umani e la libertà per tutti”.

L’attivista iraniana da sempre ha partecipato alle campagne contro il velo obbligatorio e la pena di morte. Nonostante sia stata arrestata ben 13 volte e condannata complessivamente a 31 anni di prigione, Narges Mohammadi non si arrende. Anche a costo della vita, la leonessa dell’Iran, così come la chiamano nella sua terra, sta difendo il diritto di ogni donna ad essere libera.

In un messaggio arrivato al New York Times, l’attivista ha affermato:

IL sostegno globale e il riconoscimento della mia difesa dei diritti umani mi rendono più risoluta, più responsabile, più appassionata e più fiduciosa.

Spero anche che questo riconoscimento renda gli iraniani che, protestano per il cambiamento, più forti e più organizzati.

La vittoria è vicina.

4. Carolina Capria: la voce di ogni donna

Carolina Capria, scrittrice, sceneggiatrice italiana e autrice del profilo social Instagram “L’ha scritto una femmina”, volto a promuovere la letteratura femminile e a contrastare i pregiudizi e le discriminazioni di genere, in poco tempo, è riuscita a farsi conoscere ed amare da tutti i suoi follower.

Ha iniziato la sua carriera scrivendo saggi e romanzi per i giovani ed ha proseguito con la stesura di numerose serie per ragazzi. Inoltre, ha pubblicato nel 2021 con Effeq un saggio, intitolato “Campo di battaglia. Le lotte dei corpi femminili” dove ripercorre tutte le fasi di vita di ogni donna e dimostra come il corpo femminile appartenga e venga consegnato direttamente nelle mani della società in cui nasciamo.

L’attivista affronta ed analizza giornalmente, tramite i suoi canali, la condizione femminile, indagando su tutti quelle condizioni che mettono in moto la macchina del patriarcato.

Grazie all’esperienza analitica e all’occhio sempre critico, Carolina Capria, ci regala una chiave di lettura pulita ed oggettiva rispetto alla violenza di genere.

Di recente, la scrittrice ha deciso, ogni domenica mattina, di mettere in piedi una vera e propria rassegna di racconti di violenze e molestie subite dalle donne e, nella maggior parte dei casi, mai denunciati.

Alla domanda de la Stampa, su come sia iniziato questo racconto, la Capria ha risposto:

Tutto è iniziato con lo stupro di gruppo a Palermo. In quei giorni se ne era parlato tantissimo, con molto clamore mediatico.

A un certo punto avevo detto che è difficile incontrare una donna che non abbia mai subito una molestia nella vita.

E pure quando crede di non averle subite, è perché le chiama in un altro modo: per strada o sul lavoro, è capitato a tutte. Non ho chiesto nulla, ma è nato naturalmente un fiume di testimonianze.

Non le so nemmeno contare, sono oltre un migliaio. Le pubblico un pochino per volta, provo a diluirle per dare a ciascuna il giusto spazio e la giusta importanza.

5. Paola Cortellesi: per un domani libero dalla violenza domestica

Paola Cortellesi, attrice e comica spettacolare, quest’anno ha esordito sul grande schermo con la pellicola “C’è ancora domani”, prodotta da Mario Giananai e Lorenzo Gangarossa.

Film di una ferocia inaudita, ha saputo riflettere la condizione della donna nella Roma del dopoguerra. È stato il sesto miglior film italiano, dal 2010 ad oggi, ha incassato al botteghino l’incredibile cifra di 32.249.958 milioni.

La Cortellesi è riuscita grazie al tono divulgativo, a raggiungere un’ampia fetta di pubblico e a portare al cinema, davanti agli occhi di tutti, la violenza domestica a cui le donne erano destinate, non solo nel ’46, ma in alcuni casi anche oggi.

La regista ha toccato il nervo scoperto di una quotidianità fatta di botte e silenzi profondi in cui molte mogli e compagne sono state e sono costrette a vivere. “C’è ancora domani” è un tripudio di meravigliosa speranza, capace di regalare ad ogni donna, non solo una rivincita, ma anche una riflessione rispetto a quello che le nostre antenate hanno dovuto passare.

Nel programma televisivo “Che tempo che fa”, la Cortellesi, intervistata da Fabio Fazio ha parlato del personaggio che ha interpretato.

Delia è una di quelle donne che accetta quella vita perché cosi ‘deve essere’. Così le hanno insegnato fin da bambina. 

La scelta del bianco e nero è una scelta istintiva, non stilistica. Me la sono sempre immaginata così questa storia.

6. Margot Robbie alias “Barbie”

Quel gran genio di Margot Robbie, insieme alla regista Greta Gerwing, hanno saputo metter su un film esemplare che ha cavalcato milioni e milioni di generazioni verso la rottura di uno stereotipo che vive ormai da secoli: quello nascosto dietro il colore rosa indossato, di solito, da ogni donna.

Tutti nel mondo conoscono il personaggio di Barbie, quale bambina non ha mai giocato con la famosa bambola, messa in commercio dalla Mattel a partire dal 9 marzo del 1959?

Tutti però non conoscono, almeno fino all’uscita del film Barbie, le reali intenzioni e ambizioni della bambola più amata ed imitata di sempre.

La pellicola, carica di connotazioni estetiche e culturali, cerca di smontare, di rompere i gender gap e di riportare l’equilibrio di uno status, quello femminile, in grado di indossare contemporaneamente un abito rosa shocking e vincere il premio Nobel per la fisica, al suo originario potere, libero da giudizi e convenzioni sociali.

Barbie non racconta solo la società perfetta e colorata di Barbieland, ma offre allo spettatore una nuova chiave di lettura, un punto di partenza da cui iniziare a costruire la propria realtà, libera da ogni ambizione maschilista di rilegare le donne al mondo del superficiale.

La co-produttrice Margot Robbie ha parlato del personaggio interpretato:

È stato forse il ruolo in cui mi sono esposta di più.

Si può pensare fosse un personaggio col quale si potesse restare in superficie, ma invece siamo andati molto nel profondo, è stata un’esperienza speciale in cui ho mostrato anche la mia vulnerabilità.

Barbie è un film ironico che ha voluto infastidire tutti quelli che nel film e più o meno anche nella vita reale vedono solo e unicamente il rosa come simbolo di frivolezza e leggerezza.

7. Ada d’Adamo e quel legame indissolubile

Ada d’Adamo è una grande scrittrice e saggista italiana, scomparsa lo scorso aprile a causa delle complicanze dovute ad una malattia.

Vincitrice del Premio Strega 2023 con il romanzo d’esordio “Come D’aria” descrive in modo spietato e al tempo stesso dolce, la storia d’amore nei confronti della figlia e del legame che tiene legate queste due donne.

Il libro è un vero e proprio colpo al cuore, una sorta di eredità d’amore che la scrittrice ha lasciato alla figlia, invalida dalla nascita per una mancata diagnosi prenatale e al mondo intero.

La vicenda intreccia la disabilità della figlia e le cure incessanti a cui l’autrice si è dovuta sottoporre per combattere il cancro. Tutto passa attraverso i corpi e le emozioni di due donne connesse da un amore infinito.

A ritirare il premio è stato il marito, Alfredo Favi, che intervistato dalla redazione di Oggi, ha raccontato:

Di questo libro non ho saputo niente fino alla sera in cui Ada, mentre io stavo partendo per Napoli, disse che mi aveva mandato una mail con un testo che le avrebbe fatto piacere leggessi.

Ha proseguito: “Sinceramente temevo fosse un ennesimo saggio sulla danza, la sua vera passione. Arrivato a casa ho aperto la mail e ho visto il titolo “DARIA”. Ho cominciato a leggere fino alle 4.30 del mattino. In mezzo tanti pianti e tante emozioni. Ho scoperto una scrittura dolce e cruda. Ada aveva deciso di non nascondere nulla della sua e della nostra avventura nella vita. Aveva scelto la sincerità, fino alla spietatezza della verità. Era lei in quelle parole. Quel testo era il compimento naturale della sua vita.”

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