Quello che di Michela Murgia non si dice: “Pioniera della letteratura digitale”

La letteratura digitale in Italia è approdata sui social grazie alla scrittrice Michela Murgia. Vediamo come.

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.

Prima di arrivare a parlare di ciò che di Michela Murgia non si dice, chiediamoci se e come sopravviva la letteratura, attraverso il suo primo veicolo trainante, ovvero la dimensione della scrittura, a quella che Italo Calvino definiva la fine del “millennio del libro”.

Lo “scoiattolo della penna”, attraverso i sei espedienti fondamentali di Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, Coerenza, non solo ci lascia una bussola efficace per poterci bene orientare, ma ci offre la possibilità di constatare con sorpresa come queste siano proprio le sei caratteristiche edificanti del web writing, cioè dell’attuale dimensione della scrittura.

La Leggerezza, cos’altro è se non la brevitas della scrittura digitale? La Rapidità è la connessione dei contenuti attraverso links, creando una propedeuticità di nessi potenzialmente infinita e al tempo stesso rapida, a portata di clic. L’Esattezza oggi è quell’aspirazione alla precisione, contrastando la “pestilenza del linguaggio” di cui si nutrono infodemia e fake news.

La Visibilità è l’abilitità di chi scrive di evocare immagini con le parole come se si fosse al cinema, stimolando nel lettore l’immaginazione. La Molteplicità nella dimensione della scrittura digitale è la connessione, l’interazione, il sapere che è sempre inteso al ‘plurale’, antienciclopedico, partecipativo. La Coerenza è la credibilità di un contenuto, quanto è affidabile, quanto è socialmente utile.

Se un testo web ha queste caratteristiche è sulla buona strada: la sfida della qualità dei contenuti della rete è sempre meno una chimera, l’unico attentato oggi è solo AI. Evitiamola e concediamoci il lusso di restare splendidamente umani.

Una letteratura digitale è possibile? Sì, e Michela Murgia tra i primi a portarla sui social

Entrando nel vivo del fenomeno della letteratura in rete, Twitter è stato un luogo di intensa sperimentazione, non è un caso che Calvino sia l’autore più adatto e prestante nell’esperimento letterario digitale della Twletteratura, il social reading di riscrittura e commento di grandi opere della letteratura italiana e non solo.

Il progetto ha coinvolto centinaia di docenti e studenti delle scuole di tutta Italia nella sfida di riscrivere brani della nostra letteratura all’interno dei 140 caratteri imposti da Twitter, successivamente estesi fino a 280. Il risultato? Sono venute fuori delle opere letterarie a sé, cariche di brevitas incisiva e carattere narrativo inedito.

E invece cosa accade su Facebook a livello letterario?

Anche il social di Mark Elliot Zuckerberg può divenire un luogo di letteratura. Michela Murgia con Chirú, Tommaso Pincio con Panorama, Christian Raimo con Tranquillo Prof hanno utilizzato Facebook al fine di collegare maggiormente l’opera ai lettori e garantire loro maggiore partecipazione, ricordando sempre che, quando parliamo di letteratura sulla rete, il lettore ha la possibilità concreta di cimentarsi in nuovi testi e contribuire partecipativamente alle creazioni letterarie dell’autore.

Ricordiamo l’esperimento di Michela Murgia con il suo romanzo Chirú, pubblicato da Einaudi nel mese di ottobre 2015. Il romanzo dell’autrice sarda, già tradotto in molte lingue, non si propone solo come un esempio felice di possibili avvicinamenti tra letteratura e social media, ma anche una prova di come gli autori riescano a sperimentare, attraverso questi strumenti senza tradire o snaturare il peso della sostanza della loro opera. Ma vediamo come avviene da parte di un autore l’esigenza di sperimentare sui social. In un’intervista pubblicata nel 2018 da Paolo Massari in Letteratura e media. Come la scrittura cambia dimensione, Michela Murgia spiega:

Il romanzo non è l’unico orizzonte della narrazione, anzi per certi versi è un orizzonte morto, perché è un orizzonte che per sua natura non ti consente di avere feedback.

E c’è una quota di creatività nel lettore che io voglio vedere all’opera.

Chirú, il protagonista di un romanzo di Michela Murgia, ha un profilo FB e parla di sé con i lettori

Vedere il lettore partecipare all’opera, conoscere il suo punto di vista, regolare la storia, il testo in base a ciò che emerge dall’intenzione di chi legge è molto interessante secondo la scrittrice. È un contributo irrinunciabile. Circa un mese prima dell’uscita del libro, l’autrice ha creato un profilo su Facebook per Chirú, il protagonista del romanzo, che prende il titolo dal suo nome.

Chirú compare sui social prima ancora che il romanzo fosse in libreria

In questo modo, i lettori hanno la possibilità di entrare in contatto con il personaggio senza neanche sfogliare le pagine del libro. Il profilo Facebook di Chirú diviene una sorta di appendice digitale, sempre aperta, all’interno della quale l’orizzonte espressivo e narrativo del personaggio si amplia, consentendo di entrare direttamente in contatto con i lettori. Il profilo è molto credibile, perché rappresenta fedelmente le caratteristiche del personaggio stesso, che è quasi schivo, non si presenta mai, ha un fare taciturno e sa bene di non appartenere alla vita reale.

I lettori gli rivolgono consigli, condividono con lui sentimenti profondi, dall’euforia alla delusione, dalla tristezza al desiderio di andare oltre. Chirú su Facebook trova uno spazio narrativo nuovo, inedito, un diverso luogo possibile d’espressione, oltre il libro. In qualche modo, il social sta istituendo attorno a Chirú una community e arriva a proporsi come uno spazio all’interno del quale l’orizzonte di attesa dei lettori può ridefinirsi di continuo. I lettori della pagina Facebook di Chirú, secondo il linguaggio dei social media, potrebbero risultare amici o followers. Scrive in merito Paolo Massari:

Dalle delusioni amorose all’amarezza per una lezione di violino andata storta, i lettori si rapportano a Chirú e si appassionano alla sua vita come farebbero, parlando con un buon amico, ma non solo.

Chi entra in contatto con Chirú tende a stringere con lui una relazione molto particolare per una serie di aspetti, e tutto ciò è determinato proprio dal luogo in cui questa stessa relazione si instaura: il social.

È in virtù di questa condivisione dello spazio che il personaggio e il lettore arrivano per certi versi, a “funzionare” allo stesso modo.

I lettori si trovano a parlare direttamente con Chirú come se lo conoscessero davvero

Sulla pagina Facebook rimasta attiva dall’ottobre 2015 al 15 giugno 2016, Chirú ha assunto il volto riconoscibile di un giovane fascinoso intellettuale. Vediamo come si rivolge a una lettrice, la quale ha inviato la foto di una tazza che una sua amica aveva recuperato in un bistrot:

Ieri sera sono andato a letto agitato, ma nella notte è arrivata la notizia che speravo: la tazza che avevo lasciato al bistrot in via Sulis è stata recuperata!

Non ti conosco, Anna che non sei la mia Anna, ma dopo quello che hai fatto ieri sera, muovendo tutti tuoi amici per avere la mia tazza, sono molto felice che l’abbia tu:

Non sei l’Anna sbagliata, evidentemente eri quella giusta! Mi sono svegliato di buonumore grazie a questo messaggio e alle foto che mi hai mandato e sento che durerà tutto il giorno.

Precisa Massari su Chirú: “Sono, chiaramente le parole di un personaggio sulla soglia dei vent’anni che sente il bisogno di condividere un’emozione con i suoi lettori”. La dimensione della condivisione tra il personaggio e i lettori è messa in atto da Michela Murgia con deliziosa spontaneità.

I lettori del romanzo si confidano con Chirú attraverso il suo profilo Facebook

La pagina Facebook di Chirú è ricca di emozioni personali e i lettori si rapportano a lui come fosse un’entità viva, gli fanno le loro confidenze. Massari ha chiesto all’autrice perché un personaggio esce dal suo romanzo e inizia a parlare su Facebook. Lei risponde:

Io vengo da tanti anni di giochi di ruolo, e la costruzione della narrazione di gruppo parte proprio dal presupposto che tu cedi una quota di autorialità agli altri e ti lasci sorprendere, sorprendi, non decidi tutto tu.

Il narratore unico è una cosa che riguarda il romanzo ed è bello, interessante, sei Dio, però quando il narratore è collettivo è un’altra cosa, diversa.

In questo caso ciascuno muove lo sviluppo, dall’interazione nasce lo sviluppo e tu non sai dove vai a parare, perché lì lo scopo è un altro, non quello di andare a parare, ma incollare l’altro a un filone che tenga vivo il suo interesse per un tempo sufficientemente lungo.

A me quella dimensione manca molto, io mi rendo conto che su Fb ho recuperato quella dimensione.

Michela Murgia, letteratura digitale come altruismo e condivisione

Michela Murgia

L’esperimento della letteratura digitale che Michela Murgia ha messo in atto con Chirú rispecchia uno degli aspetti più caratterizzanti della sua persona: l’altruismo e la condivisione autentica.

Partendo dal panorama digitale italiano attuale, passando per l’innovativo riferimento culturale di un autore eclettico come Italo Calvino, attraverso la correlazione tra le sue Lezioni americane e il web, fino ad approdare alle diverse fioriture e sperimentazioni letterarie sui nuovi media, di cui Michela Murgia è emblematica rappresentante, oggi non ci troviamo davanti a un punto di arrivo.

Al momento siamo solo riusciti a intravedere in lontananza gli orizzonti della letteratura digitale del futuro, una dimensione che da qui a poco subirà senz’altro ulteriori evoluzioni.

Ma non dobbiamo mai avere dubbi sulla sopravvivenza della letteratura. La dimensione digitale non la scalfirà, anzi. Come affermava lo stesso Calvino all’inizio di Lezioni americane, la fiducia nel futuro della letteratura e nella sua indiscutibile sopravvivenza consiste nel sapere che ci sono cose che solo essa può offrire. Grazie a Michela Murgia per avercelo dimostrato.

Leggi anche: Il testamento di Michela Murgia: “Ecco a chi lascio i pc e le password dei miei account”

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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