Via ai test sierologici in Lombardia: si torna a lavoro ma in sicurezza

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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In previsione della fine del lock down i test sierologici applicati al coronavirus stanno assumendo sempre più rilevanza nel dibattito pubblico. Ripartire in tempi brevi è importante, ma la tutela della salute deve essere garantita in ogni posto di lavoro. Il test sierologico è lo strumento più utile per capire chi realmente è entrato in contatto con il virus e chi invece è ancora esposto. E ciò è quanto si è potuto valutare negli stabilimenti italiani del gruppo Mazza, leader mondiale nella produzione di PTFE. L’azienda, su segnalazione del medico competente del lavoro, ha acquistato uno stock di test sierologici per i suoi dipendenti. Ha dichiarato Angelo Fioroni, CEO del gruppo Mazza al Corriere:

È stato fatto con l’intento di mappare l’attuale situazione sanitaria in azienda, con la finalità di allontanare gli eventuali positivi ancora potenzialmente contagiosi. Questo, di fatto, ci ha permesso di accertare o meno la possibilità, per i lavoratori, di riprendere la propria attività all’interno delle sedi aziendali.

Presto anche le altre società del Gruppo dislocate nel mondo lo riceveranno. E ha precisato il CEO Fioroni che in un prossimo futuro i test verranno ripetuti anche a coloro che sono risultati negativi alla prima tornata. Leggi anche: Arriva Immuni, l’app per tracciare i contagi da Coronavirus

Riprendere le attività lavorative grazie ai test

Anche se la riapertura sarà graduale e in un primo momento solo poche categorie per volta torneranno alle loro attività, il rischio di un ritorno del contagio è possibile. L’utilizzo dei test sierologici potrebbe sicuramente agevolare la ripresa dell’attività lavorativa e molte regioni si stanno attrezzando, Lombardia in primis. Ha dichiarato l’assessore al welfare della regione, Giulio Gallera:

Iniziamo il 21 aprile partendo da coloro che devono rientrare a lavorare. Gli operatori sanitari e i cittadini dopo le loro quarantene. A regime pensiamo di riuscire a farne fino a 20.000 al giorno.

Qualche azienda, però, non potendo interrompere l’attività produttiva, ha dovuto gestire l’emergenza diversamente, diventando apripista. Per intervenire in tempi più rapidi il patron Giuseppe Mazza ha investito da subito su misure protettive per i dipendenti. Poi sono arrivati i test sierologici, al costo di 50 euro al pezzo. Leggi anche: Il modello Emilia: “Combattere il virus con i tamponi casa per casa”

I risultati del test

Nei quattro stabilimenti italiani, concentrati nel territorio bergamasco, volontariamente in 295 hanno effettuato il test. E il 18% di loro, una cinquantina circa, è risultato positivo. Una sorpresa per gli stessi interessati poiché in molti non avevano manifestato alcun sintomo. La maggior parte dei 50 lavoratori positivi è risultata priva di contagiosità. A breve, tutti potranno tornare a lavorare sereni. Auspicabilmente, l’iniziativa del Gruppo ha riscosso interesse anche da parte di altre realtà industriali del territorio.

Cos’è un test sierologico

Ci sono due tipi di test sierologici: quelli rapidi e quelli quantitativi. I primi, grazie a una goccia di sangue, stabiliscono se la persona ha prodotto anticorpi ed è quindi entrata in contatto con il virus. I test quantitativi invece, dove serve un prelievo, dosano in maniera specifica le quantità di anticorpi prodotti. Comunque, in entrambi i casi il test va a cercare la presenza degli anticorpi. Perché a differenza dei tamponi, che servono per individuarne la presenza all’interno delle mucose respiratorie, i test sierologici analizzano gli anticorpi. La presenza di immunoglobuline IgM e IgG, indica se c’è stata una reazione del sistema immunitario al virus, dunque un’interazione. Ciò che conta veramente in questa fase però è l’affidabilità di questi esami. Test con molti falsi positivi rischierebbero di esporre persone che in realtà non hanno mai contratto il virus. Solo con un test altamente affidabile quest’analisi sarebbe veramente efficace nell’ottica di un allentamento delle misure. Leggi anche: Fase 2: impossibile tornare a lavoro con scuole chiuse e nonni in quarantena di Elza Coculo    

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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