Covid-19, vaccino sia prioritario per le persone obese

Immunizzazione prioritaria per le persone obese, esposte ad una possibilità più alta di contagio e un rischio maggiore di contrarre forme gravi di Covid-19: questo l'appello dell'Associazione Medici Endocrinologi.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Due giorni fa il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha reso nota agli italiani l’informativa sul nuovo Piano vaccini. Secondo il testo a rientrare nella Categoria 1, quella prioritaria riservata a disabilità gravi e condizioni di elevata fragilità, è la grave obesità.

Tutti gli altri tipi di obesità più lievi non sono stati inseriti nella fascia prioritaria che però, osservando da vicino i dati emersi da numerosi studi svolti a riguardo, sarebbe dovuta spettar loro. Infatti, sebbene non sia ancora chiaro il motivo, le persone obese sono più vulnerabili al Covid-19.

“Priorità di accesso alla vaccinazione anti-Covid anche alle persone obese”: l’appello dell’Ame-Ets

Secondo l’Associazione Medici Endocrinologi, l’accesso alla vaccinazione dovrebbe essere prioritario anche per le persone obese, non solo per quelle affette da una grave obesità.

Vincenzo De Geronimo, coordinatore della Commissione Farmaci dell’Ame-Ets, ha così spiegato l’appello avanzato dall’Associazione:

Una review sistematica degli studi pubblicati, comparsa qualche mese fa sulla rivista Obesity Review, ha indicato che le persone obese hanno il 50% in più delle probabilità di contrarre la malattia da Sars-Cov-2;

Hanno una probabilità di quasi 2 volte e mezzo maggiore di essere ricoverate e di circa il doppio di essere ricoverate in terapia intensiva

L’obesità non rende solo più vulnerabili, ma aumenta di molto anche la possibilità di contrarre forme di Covid più gravi e preoccuppanti.

Persone obese e Covid: lo studio pubblicato sulla rivista Circulation

Un’indagine condotta dall’American Heart Association Covid-19 Cardiovascular Disease Registry, pubblicata sulla rivista Circulation, ha mostrato che gli obesi hanno una percentuale di mortalità superiore del 26% rispetto ai non obesi, ed una necessità di ventilazione meccanica superiore dell’80%.

Sembra dunque molto evidente la correlazione tra obesità e decorso peggiore del virus (morte o ventilazione meccanica). Nei grandi obesi di età inferiore ai 50 anni il rischio mortalità per Covid-19 era del 36% superiore alla media.

Covid-19: tutti i livelli di obesità devono essere considerati gravi

Appare quindi evidente che non bisogna tutelare esclusivamente le persone che soffrono di un’obesità grave, ovvero quelle con BMI (indice di massa corporea) maggiore di 35, ma anche quelle che presentano forme più lievi.

Uno studio realizzato da ricercatori dell’Università di Bologna e pubblicato sull’European Journal of Endocrinology, ha dimostrato che, tra i pazienti affetti dal virus, un indice di massa corporea superiore a 30 (tra 30 e 35 BMI si tratta di obesità lieve) era correlato ad un rischio molto più alto di sviluppare insufficienza respiratoria, di finire in terapia intensiva e, dunque, nei casi peggiori, di non poter sopravvivere al Covid-19.

Matteo Rottoli, il chirurgo che ha coordinato lo studio, ha infatti spiegato che tutti i livelli di obesità sono associati allo sviluppo di forme più gravi di Covid-19.

La correlazione tra decorso più grave del virus e obesità appare lampante anche nell’osservare i dati raccolti negli ospedali francesi, resi noti l’8 aprile 2020 dalla Rete europea per la ricerca sulla ventilazione artificiale e pubblicati dal portale di divulgazione scientifica “Microbologia italia”. Stando ad essi:

  • presso l’Ospedale Universitario (HUC) di Nizza, il BMI medio di pazienti affetti da Covid-19 attualmente in rianimazione era di 29 kg/m2 (sovrappeso-obesità)
  • Presso l’Ospedale Universitario di Montpellier su 40 pazienti, il 95% era in sovrappeso o obeso, spesso con ipertensione arteriosa e diabete associati.

Leggi anche: Ilaria Capua: “Il virus si combatte con i vaccini, dobbiamo stare a casa altri due mesi”

Qual è la correlazione tra obesità e Covid-19?

Sebbene non sia ancora chiaro il legame tra obesità e Covid-19, molti medici si sono espressi avanzando ipotesi sulle potenziali correlazioni tra sovrappeso e virus.

Diego Foschi, direttore dell’unità operativa complessa di chirurgia generale all’ospedale San Giuseppe di Milano e presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche (Sicob), ha detto:

meccanismi neuroendocrini della risposta infiammatoria cronica del tessuto adiposo favoriscono le infezioni. Inoltre, nei pazienti obesi, vi è un incremento della sintesi di citochine proinfiammatorie

Da qui deriverebbe una risposta immunitaria più debole e la coseguente maggiore difficoltà nel curare l’infezione da Covid-19.

Geltrude Mingrone, Professoressa Associata di Medicina Interna del Policlinico Gemelli, ha così spiegato il motivo per cui l’obesità va ad aggravare la condizione di chi contrae il virus:

I pazienti affetti da obesità hanno una serie di fattori predisponenti alle infezioni virali soprattutto respiratori. Tali fattori di rischio includono la sindrome da ipoventilazione, lo scompenso cardiaco, il diabete tipo2, l’infiammazione cronica di basso grado associata con aumento dei livelli di citochine circolanti, la riduzione dell’immunità innata e l’elevata espressione dei recettori dell’angiotensina tipo 1 e 2 nel tessuto adiposo

Persone obese in Italia: 1 adulto su 2 è sovrappeso, tutele necessarie

Secondo l’ISTAT, in Italia il problema dell’obesità riguarda 1 minore su 4 e il 46,1% delle persone di 18 anni e oltre, ovvero quasi un adulto su due.

Il rapporto ISTAT realizzato per il secondo Italian Obesity Barometer Report mostra come l’Italia registri un aumento dell’incidenza di sovrappeso e obesità del 30 per cento negli ultimi 30 anni, di cui solo un terzo può essere attribuito all’invecchiamento della popolazione.

Sembra evidente che sia arrivato il momento di fare qualcosa. Ma, nonostante la grande quantità di studi che ha ampiamente dimostrato la correlazione tra obesità (anche lieve) e maggiore gravità delle condizioni causate dal virus (oltre che di una possibilità più elevata di contrarlo), le persone sovrappeso non sono state considerate fascia prioritaria per la somministrazione del vaccino.

Il che può essere interpretato solo come un’ingiustificata mancanza di tutela verso una fetta di popolazione seriamente a rischio. Nessuno deve essere lasciato indietro nella lotta al virus, soprattutto le fasce di popolazione più fragili e vulnerabili. Tutelarle è cosa più che giusta: è una necessità.

Leggi anche: Nuovo decreto, Draghi: “Gli aiuti alle famiglie arriveranno rapidamente”

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