Vaccini insufficienti, medici di famiglia in difficoltà: “Mandateci più dosi!”

Il Dott. Francesco Buono racconta le grandi difficoltà dei medici di famiglia nel fare i vaccini che sono oltretutto pochi, nonostante la minaccia di una nuova ondata di contagi.

Cecilia Capanna
Cecilia Capanna
Appassionata di temi globali, di ambiente e di diritti umani, madre di tre figli del cui futuro sente un grande senso di responsabilità
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Il Dott. Francesco Buono, medico di base a Roma, ha raccontato la grande difficoltà in cui si trovano i medici di famiglia nella somministrazione ai propri pazienti dei vaccini di fatto insufficienti. “Mandateci più dosi!”, questo il suo appello.

Come sappiamo Moderna Pfizer e Astra Zeneca prevedono la somministrazione di due dosi a distanza di un certo tempo. Fatta la prima dose deve essere fatto il “richiamo” e queste seconde dosi ci vengono date con il contagocce. Mentre si è del tutto chiuso il rubinetto per quanto riguarda le prime somministrazioni.

Il Dott. Buono si fa portavoce di tanti medici di famiglia che hanno dato il massimo sin dall’inizio della pandemia ma che spesso vengono accusati di non fare abbastanza. Si è sfogato raccontando quanto sia complicata la gestione delle vaccinazioni, in un momento critico come questo in cui lo sviluppo di varianti sta compromettendo tanti sforzi fatti. 

La complicata procedura per avere i vaccini da parte dei medici di famiglia

Il Dott. Francesco Buono ha messo in evidenza le difficoltà logistiche che i medici di famiglia devono affrontare per approvvigionarsi dei vaccini. Per prima cosa i medici si devono recare a ritirarli, non vengono consegnati presso il loro studio:

Nei nostri protocolli di intesa era proprio scritto che i vaccini dovevano essere consegnati in studio. Questo è stato disatteso, non voglio sapere perché ma questa è la realtà, per cui è invalso l’uso da parte del medico di doverli andare a prendere laddove vengono preparati e consegnati per il ritiro.

Un altro grande problema è la burocrazia e i tempi di conferma della disponibilità delle dosi da parte della piattaforma online con cui i medici di famiglia si interfacciano per la gestione delle vaccinazioni. Il Dott. Francesco Buono descrive tutti i passaggi:

Il medico deve fare una richiesta con almeno tre giorni lavorativi di anticipo su una piattaforma della regione Lazio che è suddivisa per varie aziende sanitarie. Dopo aver specificato la data in cui si è programmato di effettuare il vaccino, al medico arriva una conferma scritta su questa piattaforma oppure arriva una disconferma, nel senso che la risposta può essere anche negativa e non arriva nessuna fiala. 

Una volta avuta questa risposta il medico va materialmente a prendere la fiala e la porta nel suo studio e procede alla vaccinazione del paziente che viene avvisato a ridosso della vaccinazione e tante volte non riesce ad organizzarsi. Non c’è un preavviso congruo e anche nel caso il secondo appuntamento venga fissato, potrebbe cambiare qualcosa come è successo con le settimane di distanza tra le due dosi.

Le seconde dosi di vaccini non somministrate vengono buttate

Dott. Francesco Buono - vaccini
Dott. Francesco Buono, medico di famiglia di Roma

Oltre al lavoro aggiuntivo burocratico e doversi recare materialmente a prendere il vaccino, per i medici di famiglia dover chiamare i pazienti con breve preavviso genera il rischio che qualcuno non possa presentarsi e la dose rimane sospesa

A complicare la situazione, Il Dott Francesco Buono racconta che si è aggiunta una ulteriore difficoltà. Di fatto, i medici di famiglia riuscivano a riutilizzare in qualche modo le dosi “spaiate”, cioè le seconde dosi non somministrate per indisponibilità del paziente, ma nelle ultime settimane per poterlo fare devono passare attraverso mille difficoltà. Soprattutto nel caso del vaccino Pfizer, che viene distribuito in fiale da 6 dosi con una conservazione di massimo 5 ore dall’apertura della fiala, la burocrazia per poter far diventare quella seconda dose una prima per un nuovo paziente, o la dose unica per chi ha avuto già il Covid, comporta un impegno organizzativo non indifferente:

All’inizio ho potuto ottimizzare e riutilizzare queste seconde dosi in sospeso come prime dosi, l’ultima volta invece ho dovuto superare tantissimi ostacoli. Ho dovuto rispondere con diverse email ad una obiezione che mi era stata fatta da parte del servizio farmaceutico sulla piattaforma dove noi chiediamo le dosi con anticipo, tutto per poter somministrare le seconde dosi avanzate come prime dosi. Ho poi potuto trovare persone che avevano bisogno solo di una dose perché avevano già contratto il Covid. 

Tutto questo lo trovo inaccettabile e non solo non etico: non mi sembra assolutamente congruo con quella azione che viene chiesta alla medicina generale, e che è quella di “scovare” – viene proprio usato questo termine – le persone particolarmente a rischio che ancora non sono vaccinate, in un momento in cui addirittura è prevista la chiusura degli Hub vaccinali straordinari del Lazio il prossimo 8 agosto.

I contagi salgono, gli hub vaccinali chiudono?

In questi giorni la campagna vaccinale è particolarmente sostenuta da una parallela campagna mediatica. Si insiste sull’urgenza e sulla necessità assoluta di sottoporsi ai vaccini per bloccare la pandemia e impedire lo sviluppo di nuove varianti. I contagi stanno salendo vertiginosamente in tutta Europa e la variante Delta sembra mettere in serie difficoltà la battaglia al Covid-19.

Dopo l’annuncio di Mario Draghi sull’obbligo del Green Pass, inoltre, c’è stato un boom di prenotazioni nelle regioni e il Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo ha confermato che entro fine luglio sarà immunizzato il 60% della popolazione vaccinabile, con l’obiettivo “a un passo” di arrivare all’80% a settembre.

Si vaccina nei centri vaccinali ospedalieri, negli Hub vaccinali permanenti, in quelli straordinari e negli ambulatori dei medici di famiglia, ma le dosi sembrerebbero scarseggiare ovunque. Nonostante questo, nella Regione Lazio è prevista per l’8 agosto la chiusura anticipata degli Hub vaccinali straordinari.

Questo aumenterebbe l’impegno e la portata delle vaccinazioni da parte dei medici di famiglia che, come lamenta il Dott. Francesco Buono, si trovano imbrigliati in lentezze inutili e incomprensibili e hanno difficoltà a reperire i vaccini:

Se alla medicina generale non vengono dati i vaccini e chiudono gli hub vaccinali, questi pazienti chi li vaccina? Qualcuno mi sa dire come faccio a vaccinare senza i vaccini? Già se apro una fiala devo utilizzarla entro 5 ore: un paletto tecnico che già mi impegna a livello organizzativo in modo non indifferente e poco si può fare non disponendo di dosi singole.

Si aggiunge il fatto che devo richiederla entro un certo numero di giorni, che non posso richiederne più di una a settimana, che devo andarla a prendere. E se ho un numero spaiato di seconde somministrazioni devo darmi da fare in un modo al momento non chiarito per essere autorizzato ad utilizzare quelle avanzate come prime somministrazioni. Francamente diventa un percorso a ostacoli che non si sposa con questo concetto di medico di medicina generale che, una volta chiusi gli hub, deve procedere alle vaccinazioni. 

Leggi anche Green Pass obbligatorio dal 26 luglio: “Covid declassato a influenza se ci vacciniamo tutti”

Quanto guadagnano i medici di famiglia per fare i vaccini?

Il Dott. Francesco Buono si mostra piuttosto indignato. Il suo impegno, come quello di moltissimi medici di famiglia è stato massimo, in ottemperanza alla sua missione di medico. Lo dimostra, dice, quanto guadagnano i medici di base per fare i vaccini nei propri ambulatori e sbrigare tutte le beghe burocratiche e logistiche legate alla somministrazione degli stessi:

Sicuramente non ci arricchiamo. Intanto quando utilizziamo il termine guadagno dobbiamo ricordarci delle scuole elementari dove guadagno è uguale a ricavo meno spesa. E considerare nel alla voce spesa, visto che la somministrazione dei vaccini è retribuita tra le competenze ufficiali che ci vengono corrisposte dalla regione, c’è un pagamento di imposte che viene effettuato in una prima trance nella busta paga e in una seconda quando poi si fa il conguaglio per la dichiarazione dei redditi.

Ciò premesso, potrei considerare, e il Lazio è la regione che ha un trattamento migliore in materia,  che una somministrazione di vaccino viene pagata la somma lorda di 6,16 euro – il ricavo – quindi netti saranno circa 3. A questo si aggiunge qualcosa che può essere quantificato circa 8 per tutte e due le somministrazioni, per cui al netto il guadagno può arrivare tra i 4 e i 5 euro a somministrazione. Se poi ci aggiungiamo il fatto che devo andarli a prendere, che devo spendere tempo a contattare i pazienti, ad organizzare, a inviare mail e compilare moduli, ecco che come vede non mi arricchisco affatto.

Devo dedicare del tempo aggiuntivo e a parte, che non posso certo togliere all’attività routinaria di studio: devo dare appuntamenti a parte. Chi lavora con una segretaria deve inoltre considerare la corresponsione di un quid aggiuntivo per l’attività extra che viene fatta in ore diverse. Il motivo per cui viene fatta in ore diverse è quello da un lato di evitare gli assembramenti, un dovere per ogni ambiente sanitario, dall’altro perché non si tratta di una semplice puntura.

Vaccinare non significa punturare, vaccinare significa fare un riepilogo anamnestico delle condizioni del paziente, poi iniettare il vaccino e di seguito effettuare la registrazione immediata per far risultare il vaccino agli atti in funzione del rilascio del certificato vaccinale Green Pass. Infine bisogna considerare i 15 minuti, a volte anche 30, per la sorveglianza dopo l’iniezione, scaglionando i pazienti per non creare assembramenti in sala d’attesa.  

C’è carenza di vaccini per tutti

Il Dott. Francesco Buono ci tiene a rimarcare che la maggior parte dei medici di famiglia come lui credono nella propria missione:

Il medico non fa un’attività del genere per i guadagni e si rende perfettamente conto che si tratta di poco. Quello per cui lo facciamo e ci teniamo è perché è una misura importantissima dal punto di vista della sanità pubblica, doverosa per minimizzare gli effetti di questa pandemia ed è una soddisfazione poter contribuire a combatterla. Io personalmente, e come me credo molti altri medici di famiglia, lo farei anche gratis ma dateci gli strumenti!

Ho bisogno dei vaccini per poter vaccinare, così come ho bisogno della penna per poter scrivere, è una tautologia ma è così. Li abbiamo avuti questi vaccini ma in una quantità limitata e con tanti ostacoli. Mi trovo in imbarazzo nel dover insistere e nel dover chiedere come fosse quasi un favore personale la fornitura di vaccini che mi servono per i pazienti. E mi sembra assurdo questo fatto che per un problema organizzativo sia considerato più semplice lasciare decadere delle dosi piuttosto che utilizzarle quando avanzano come prime dosi in più.

Concludendo, la chiusura degli hub vaccinali straordinari prevista dalla Regione per l’8 agosto sembra sia al vaglio, data la minaccia di aumento dei contagi e di una nuova possibile ondata in autunno. Di fatto però sembrerebbe che la grave carenza di vaccini venga lamentata ovunque, non solo dai medici di famiglia ma anche dai centri vaccinali.

Leggi anche Caos vaccini, perché i cittadini hanno diritto a un’informazione più chiara

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