Caos vaccini, perché i cittadini hanno diritto a un’informazione più chiara

Il punto sull'inestricabile caos dei vaccini: con un'informazione più attenta, più chiara, con l’ammissione dei limiti da parte di governi e case farmaceutiche avremmo evitato effetti collaterali?

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Caos vaccini è l’espressione giornalistica che meglio possa descrivere la situazione con cui negli ultimi mesi l’Italia ha dovuto fare i conti con la pandemia e con una campagna vaccinale caotica e più disordinata che altrove. Recentemente anche il commissario per l’emergenza Covid-19, il Generale degli Alpini, Francesco Paolo Figliuolo, ha ammesso che si poteva fare meglio.

Caos Vaccini, generale Figliuolo dichiara: “Si poteva fare meglio”

Ospite all’ultima puntata di Domenica In, su Raiuno, il generale Figliuolo ha dichiarato circa lo stato di enorme confusione nella comunicazione e l’informazione sui vaccini:

Forse si poteva comunicare meglio nonostante tutto i nostri concittadini hanno dimostrato di essere migliori di questa confusione che si è creata. su AstraZeneca ci sono state oltre 10 indicazioni diverse nel tempo ma ciò è figlio di un virus che è mutevole, di un rapporto rischi-benefici che cambia nel tempo e di quello che fa la farmacovigilanza sia nel mondo, sia in Europa, sia in Italia.

E a proposito della seconda dose e della vaccinazione eterologa specifica:

In un’altra condizione si utilizzava tutto quello che avevamo per far calare la curva dei contagi, ora invece possiamo usare altri vaccini per l’eterologa con la seconda dose.

Ma a cosa fa riferimento il commissario Figliuolo quando parla di “confusione che si è creata” e di “oltre 10 indicazioni diverse nel tempo”?

Leggi anche: Covid-19 e vaccini, tutti gli effetti collaterali dei farmaci: dobbiamo davvero preoccuparci?

Caos Vaccini, la confusione inizia dalla sperimentazione

La sperimentazione del vaccino Astrazeneca, a vettore virale, è iniziata lo scorso settembre, ma si è interrotta per degli effetti avversi riportati da un volontario. Non solo, si parla di effetti avversi, ma un altro volontario è deceduto il 21 ottobre 2020 come riportato dal quotidiano La Stampa. Purtroppo non è stato possibile stabilire se si trattasse di un paziente a cui era stato somministrato un placebo oppure una dose reale.

Le notizie e le smentite si sono rincorse e l’azienda Astrazeneca ha chiesto l’autorizzazione all’immissione in commercio alcune settimane dopo i suoi concorrenti di Pfizer e Moderna. Ad aumentare l’incertezza contribuì l’assenza di un commento ufficiale rispetto alla scomoda vicenda da parte di Astrazeneca.

Leggi anche: Vaccini in Italia, i virologi: “Prevista una terza dose in autunno”

Caos Vaccini, Astrazeneca e i precedenti

Astrazeneca peraltro ha avuto altri problemi di affidabilità e fu condannata già nel 2010, a pagare una somma di 520 milioni di dollari per aver incoraggiato l’uso off label di un farmaco, il Seroquel, un antiemetico, non segnalando alcuni effetti collaterali alla FDA, l’organismo americano per il controllo dei farmaci equivalente della nostra AIFA. La vicenda è spiegata in dettaglio sul sito del Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti.
Non solo. Nel 2007 Astrazeneca aveva commercializzato un inibitore di pompa protonica in sostituzione dell’omeprazolo il cui brevetto stava per scadere. Tale farmaco, il Nexium, è a base di esomeprazolo.

L’azienda modificò alcuni risultati della sperimentazione spiegando che gli effetti erano maggiori ma, secondo un’intervista pubblicata da stern.de il 14 agosto 2007, gli effetti migliori sarebbero sporadici e dovuti non alla maggiore efficacia del farmaco, ma al più alto dosaggio. Il testo integrale dell’intervista è disponibile in lingua tedesca su archive.org.

Caos Vaccini, il precedente scandalo di Farmatruffa

C’è un precedente anche nel nostro paese. Nel 2007 gli informatori farmaceutici di Astrazeneca avrebbero convinto i medici di medicina generale a prescrivere dei farmaci ai loro pazienti, talvolta anche a pazienti precedentemente deceduti. La vicenda è riportata da Repubblica. Bisogna precisare che lo scandalo, noto con il nome di Farmatruffa, non coinvolgeva solo Astrazeneca che patteggiò la condanna a 900 mila euro di risarcimento ma anche altre case farmaceutiche quali Novartis, Pfizer, Bracco, Recordati, Lusofarmaco e Bristol.

Caos Vaccini, le indicazioni disordinate e i passi indietro di Astrazeneca e autorità

Ma veniamo al caos vaccinale. Come tutti gli altri vaccini non c’è stato tempo di fare delle sperimentazioni accurate data l’incombenza della pandemia. Inizialmente nel nostro paese si era deciso di somministrare le dosi Astrazeneca solo a soggetti giovani e meno a rischio in caso di contagio da Sars-Cov-2. Questo perché l’efficacia del vaccino era più bassa rispetto ai due concorrenti a mRna. Secondo le scelte del Governo, consigliato dal CTS, i destinatari del vaccino dovevano essere il personale docente, le forze dell’ordine e le forze armate.

Caos Vaccini, Astrazeneca e quel primo decesso nelle forze armate

Proprio dalle forze armate arrivò il primo decesso. Il militare siracusano Stefano Paternò di 43 anni morì in seguito alla somministrazione del vaccino. Il quotidiano il Giorno seguì la vicenda. In quel caso, prima ancora che arrivassero i risultati di un esame autoptico, ci si affrettò a incoraggiare la campagna vaccinale associando la morte del militare a un problema di coagulazione. Dal canto suo, l’AIFA, decise di ritirare il lotto in via precauzionale con questo provvedimento.

Caos Vaccini, le decisioni ‘veloci’ dell’EMA

Ma proprio in quei giorni ci furono altre morti sospette di altri militari e docenti che avevano ricevuto il vaccino che fu dunque sospeso per alcuni giorni in attesa del pronunciamento dell’EMA. Pronunciamento che arrivò due giorni dopo e che è riportato dall’AIFA:

La raccomandazione del Comitato di Valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), nella riunione di oggi, 18 marzo 2021, ha confermato il favorevole rapporto beneficio/rischio del vaccino anti-Covid19 AstraZeneca, escludendo una associazione tra i casi di trombosi e il vaccino COVID19. Ha inoltre escluso, sulla base dei dati disponibili, problematiche legate alla qualità e alla produzione.

Numero interviste di esperti parlavano di “assenza di evidenza scientifica” del nesso tra vaccino e trombosi.

Caos Vaccini, cos’è l’evidenza scientifica?

Cosa si intende dunque per “evidenza scientifica”:

“La Medicina basata sull’evidenza scientifica o sulle prove di efficacia (Evidence-Based Medicine, EBM) rappresenta un approccio relativamente recente e sensibilmente diverso da quello storicamente utilizzato in ambito sanitario. Ma, come riportato da più fonti, la sola evidenza non è mai sufficiente per prendere una decisione clinica.”

In altre parole non vi è evidenza scientifica finché non si eseguano dei test per cercarla. Del resto, come abbiamo visto, la sola evidenza non è mai sufficiente per prendere una decisione clinica.

Caos Vaccini, i primi ritiri dal mercato

Ma il caos normativo proseguiva, dapprima con lo stop alla vaccinazione con Astrazeneca nelle forze armate, quindi escludendo la fascia di popolazione che superava i 60 anni dato che le donne e gli uomini delle forze armate, per motivi di prestanza fisica, normalmente non lavorano più oltre i 60 anni. Successivamente abbiamo assistito al ritiro del farmaco e a limitazioni in altri paesi europei come ad esempio la Danimarca che il 14 aprile ha definitivamente ritirato il farmaco. La notizia è riportata, tra gli altri, da Adnkronos.

Caos Vaccini, Astrazeneca cambia nome e riscrive il bugiardino

Intanto davanti ai molteplici casi di trombosi l’azienda e le autorità corrono ai ripari. Come riportato da Repubblica, il 30 marzo il vaccino cambiò nome diventando Vaxzevria e pubblicando un nuovo bugiardino che, negli effetti collaterali, includeva la possibilità di trombosi.

Caos Vaccini, perché al cittadino non è stato permesso di scegliere?

Il vaccino inglese continuava a spaventare e rallentare la campagna vaccinale. Fin dall’inizio si è puntato tutto sulla non facoltà dei pazienti di scegliere il vaccino per sé stessi, proposta avanzata più volta da Giorgia Meloni e dal suo partito per consentire la scelta come avviene in Serbia. Successivamente è stata la volta degli open day dove moltissimi giovani sono stati vaccinati e, purtroppo, alcuni sono deceduti per complicanze legate al vaccino.

È stata portata avanti una campagna di comunicazione lacunosa e spesso, invece di dire che non erano stati fatti sufficienti test, ci si è affrettati a trincerarsi dietro la frase “non c’è evidenza scientifica”. Vittime di questa assenza di informazioni e di questa miopia sono state spesso le donne in modo particolare coloro che prendono farmaci vasocostrittori. Ma i problemi hanno riguardato anche uomini e persone di età superiore ai 50 anni.

Caos Vaccini, mix o seconda dose?

Recentemente il vaccino Astrazeneca è stato definitivamente vietato, in Italia, per coloro che hanno meno di 60 anni e si discute sull’opportunità di somministrare o meno le seconde dosi. Alcuni esperti sostengono che sarebbe meglio somministrare la seconda dose di vaccino a chi ha già fatto la prima con Astrazeneca, altri sono per il mix di vaccini che dovrebbe addirittura potenziare la risposta immunitaria. In questo caso c’è già un’evidenza scientifica.

Caos Vaccini, si potevano evitare alcuni effetti collaterali?

La verità è che non si hanno informazioni certe su nessun vaccino circa gli effetti a lungo termine, per un motivo semplicissimo: non è passato ancora un anno dalla prima inoculazione e quindi nessuno, nemmeno il più grande scienziato del pianeta, può sapere quali sono gli effetti a lungo termine. Per rendere l’idea, quando Sabin scoprì il vaccino per la poliomelite la sperimentazione partì nel 1957 e l’immissione in commercio avvenne nel 1962 dopo 5 anni. Purtroppo in questo caso non c’era tempo perché la pandemia era incombente e rischiava di diventare la peste del XXI secolo.

È naturale che le case farmaceutiche vogliano collaborare per garantire un buon prodotto e concorrere per recuperare i costi miliardari imposti dalla finanza capitalistica. Non si possono mettere in discussione i canoni del capitalismo finanziario ma questo non potrebbe esistere senza una popolazione di consumatori/utenti. Ma sorge una domanda alla quale gli esperti dovrebbero rispondere: con un’informazione più attenta, più chiara, con l’ammissione dei limiti da parte di governi e case farmaceutiche avremmo evitato effetti collaterali e avuto forse meno contagi? È una domanda aperta.

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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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