Cos’è la tropicalizzazione dell’Italia e cosa provoca. Musumeci: “Nulla sarà come prima”

La tropicalizzazione dell'Italia, di cui ha parlato il ministro Nello Musumeci, rappresenta una realtà con la quale dovremmo imparare a fare i conti. Vediamo di cosa si tratta.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Tropicalizzazione dell’Italia. La situazione in Emilia Romagna a causa dell’alluvione, con 5000 sfollati e 8 morti finora, lascia sgomenti, con le immagini che riecheggiano scene apocalittiche. Oggi il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ha parlato di “tropicalizzazione dell’Italia”. Di cosa si tratta e perché ha aggiunto che niente sarà più come prima.

Il prima è cambiato e la realtà, come ha commentato il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini, ha superato ogni previsione. Dal 16 maggio, in 18 ore, è scesa la pioggia che sarebbe dovuta cadere in un mese. Spiega il ministro in conferenza stampa, parlando delle alluvioni in Romagna:

Ci vuole un approccio ingegneristico diverso, nulla sarà più come prima, il processo di tropicalizzazione ha raggiunto anche l’Italia.

Quello che è accaduto in Emilia Romagna era già accaduto ad Ischia e potrà accadere in tutte le altre zone del Paese.

Ci si dovrà abituare e attuare un nuovo approccio perché il clima sarà sempre più caratterizzato da lunghi periodi di siccità alternati a brevi periodi di pioggia intensa.

Tropicalizzazione dell’Italia: cos’è e come si manifesta

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La tropicalizzazione dell’Italia, di cui parla il ministro, fa riferimento all’aumento delle temperature medie nelle zone temperate e subtropicali che li porta ad assomigliare alle zone tropicali della Terra. Tutto ciò sarebbe dovuto all’aumento delle emissioni di gas serra, come la CO2, che causano l’aumento dell’effetto serra e un riscaldamento globale.

Nello specifico le temperature dell’area mediterranea sarebbero salite del doppio rispetto la media globale. Con temperature più alte e periodi di siccità l’acqua evapora più velocemente per sfogarsi in poche ore con il carico che di solito è distribuito in mesi interi.

Tropicalizzazione dell’Italia: quali sono le conseguenze

Tra le altre conseguenze del processo di tropicalizzazione dell’Italia vi è l’insediamento nelle nostre acque di specie provenienti da aree tropicali, spingendo molte specie autoctone a spostarsi o a morire, mettendo a rischio la biodiversità marina autoctona. A causa dell’aumento delle temperature si è verificato anche una progressiva tropicalizzazione delle colture, come testimoniato da Coldiretti:

Per effetto dei cambiamenti climatici la coltivazione dell’ulivo in Italia è arrivata a ridosso delle Alpi, nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee.

Mentre i vigneti sono arrivati addirittura sulle vette mentre al sud è boom per le coltivazioni tropicali, dall’avocado al mango fino alle banane.

Oltre a situazioni di questo tipo, di cui preoccupano soprattutto le estinzioni di specie, le quali non riescono ad adattarsi alle nuove temperature e condizioni climatiche, la tropicalizzazione del clima provoca un aumento del rischio di eventi estremi come alluvioni, siccità e incendi boschivi. Per limitare questi effetti negativi è necessario ridurre le emissioni di gas serra attraverso l’uso di fonti di energia rinnovabile e adottare, a livello globale, pratiche sostenibili.

Tropicalizzazione dell’Italia, Musumeci: “Siamo pronti a un piano nazionale”

L’emergenza climatica però nel nostro Paese si unisce alle tante altre emergenze del territorio, già fragile di per sé dal punto di vista idrogeologico a cui si aggiunge l’incuria e lo scarso rispetto per gli equilibri della natura. La questione dell’emergenza in Emilia Romagna e in previsione per tutta l’Italia, spiega Musumeci, sarà affrontata nel prossimo Consiglio dei ministri:

Siamo pronti ad un piano nazionale per affrontare le piogge abbondanti e i lunghi periodi di siccità, perché occorre una rilettura del territorio. Lavoreremo con gli altri ministeri e sarà possibile realizzarlo entro otto mesi o un anno.

Ci sarà un’ulteriore dotazione finanziaria che stiamo quantificando in queste ore e che riguarda l’ampliamento dello stato di emergenza in Emilia-Romagna: sarà un provvedimento in continuità con quello già adottato. Poi si passerà alla fase della ricognizione, molto più dettagliata.

E poi al ripristino e alla ricostruzione degli argini, che sono scomparsi in molte aste fluviali. C’è in tutta Italia una carenza di manutenzione e per affrontare il tema siccità bisogna immaginare anche nuovi invasi, in Italia non si fanno dighe da circa quarant’anni.

Leggi anche: Alluvione Emilia Romagna, salvate altre due neonate a Castrocaro: “Sono al sicuro e sorridenti”

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