Clochard trovato morto nel dehors di un bar: era senza casa dopo aver perso il lavoro

L’uomo è stato ritrovato senza vita al mattino dal personale del locale. Vivendo in strada le condizioni di salute di Mostafa erano peggiorate. Ora le indagini chiariranno la causa del decesso.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Questa mattina, intorno alle 7.30, Mostafa Hait Bella, clochard di 59 anni, è stato trovato morto nel dehors di un bar, la Caffetteria del Re in corso Re Umberto, zona centrale di Torino.

L’uomo aveva perso da poco il lavoro, di conseguenza la casa e infine la macchina, diventata in extremis suo rifugio. Da qualche tempo l’uomo dormiva sulle panche davanti la caffetteria e i ragazzi del bar ogni mattina lo trovavano nello stesso punto.

Oggi però Mostafa non ha risposto alle loro chiamate.

La storia di Mostafa, il clochard trovato morto nel dehors di un bar di Torino

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Mostafa Hait Bella, clochard di origine marocchine, non ha superato la notte. Questa mattina il suo corpo è stato trovato senza vita nel dehors di una caffetteria in centro a Torino, dove era solito ripararsi dopo che le sue condizioni di cattività lo avevano privato anche della macchina, suo ultimo rifugio.

Dapprima l’uomo ha perso il lavoro di fioraio al mercato di San Secondo, di conseguenza la casa. L’abitacolo della sua auto per un po’ era diventato prezioso riparo, ma gli è stata sottratta anche quella.

Alla fine Mostafa è diventato un clochard, un uomo della strada, e così è stato finché la sua salute gliel’ha concesso.

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Le condizioni di salute di Mostafa

clochard

Mostafa nel giro di poco tempo ha perso tutto, anche la sua salute. I servizi sociali, che da diverso tempo lo seguivano, fanno sapere che l’uomo non più tardi del mese scorso era stato ricoverato all’ospedale Mauriziano a seguito di crisi epilettiche. Dunque, si fa strada l’ipotesi che Mostafa Hait Bella sia morto per cause naturali.

Ora le indagini faranno luce su quanto accaduto, ma ad ascoltare questa vicenda viene comunque l’amaro in bocca.

E tornano alla mente le polemiche della scorsa settimana, quando la polizia di Torino ha fatto sgomberare alcuni senzatetto dal centro della città, gettando i loro unici averi, cartoni e coperte, nella spazzatura.

È questa la società che abbiamo costruito e che dovrebbe rispecchiarci? Umiliare i deboli, emarginare lo straniero, nascondere ciò che non si vuol vedere e fingere che non esista: è questo ciò che siamo diventati?

Qualsiasi persona di buon senso dovrebbe chiederselo.

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L’arcivescovo Nosiglia sulla morte del clochard a Torino: “Dobbiamo sostenere i nostri fratelli”

La morte di Mostafa arriva come un monito. E neanche la Chiesa può rimanere impassibile di fronte al fallimento di questa società.

L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, a proposito della morte del clochard ha detto:

È un segno che ci stimola ancora di più a dare il massimo dell’impegno nel minor tempo possibile per dare risposte appropriate. Stiamo lavorando per dare risposte a questo problema.

Occorre capire anche quali siano le prospettive di impegno del ministero, se possa dare un budget finanziario adeguato ad affrontare queste situazioni.

Il rapporto diretto verso i nostri fratelli e sorelle che vivono per strada è fondamentale. C’è chi parla e non ha mai visto in faccia uno di loro, si fanno ragionamenti senza averli incontrati e conosciuti.

Da parte della Chiesa c’è la massima disponibilità per mettere a servizio tutte quelle strutture anche per mini-gruppi, due o tre persone.

Non pensare solo a dormitori di massa, che non funzionano, ma strutture più personalizzate e più distribuite per dare una risposta.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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