Terra dei fuochi, certificato legame tra rifiuti e tumori: “Emergenza più importante dopo il Covid”

Dal 2016 l’Iss e la procura di Napoli nord collaborano alla ricerca. L’esito: c’è una relazione “causale o di concausa” tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati e patologie.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Nella Terra dei fuochi si muore di più. Lo dicevano le mamme che hanno seppellito prematuri i loro figli.

Nella Terra dei fuochi si muore di tumore. Lo dicevano gli oltre 350mila residenti dei 38 comuni tra Napoli e Caserta, che nella Terra dei fuochi ci vivono ancora.

Oltre 1.000 km quadrati di terra sana saturata da inceneritori, rifiuti tossici interrati, amianto, discariche abusive a cielo aperto, rifiuti del nord, del centro e del sud Italia.

“Arò o tenev” chiedono le persone lì, quando qualcuno muore. Nessuno chiede più per cosa. Lo sanno già. Nella Terra dei fuochi si muore di tumore. E se finora lo sospettavano tutti, ora è arrivata la conferma.

Il dossier tanto atteso da cittadini e comitati è finalmente concluso e annuncia impietoso la sentenza: c’è una relazione “causale o di concausa” tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati nella Terra dei fuochi e i tumori.

Di rifiuti si muore, il dossier dell’Iss e procura di Napoli

terra dei fuochi

Più di un cittadino su tre, si legge nel dossier illustrato on-line dal procuratore Francesco Greco, dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello, vive ad almeno 100 metri di distanza da un sito di smaltimento di rifiuti illegale, essendo così esposti a “un’elevatissima densità di sorgenti di emissioni e rilasci di composti chimici pericolosi per la salute umana”.

Ciò spiega i dati sugli gli eccessi di mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale che possono dipendere dall’esposizione a inquinanti, denunciati per anni dagli abitanti della Terra dei fuochi.

Un allarme che nel 2016 ha portato gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità e la procura di Napoli nord a collaborare con l’obiettivo di raccogliere e condividere dati.

Un lungo lavoro di ricerca che ha restituito una desolante verità alla quale, secondo la procura di Napoli nord, le istituzioni hanno assistito “con inerzia” per anni.

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Studio sul territorio e la mappa di rischio

terra dei fuochi e tumori

Dal patto siglato tra Istituto superiore di sanità e Procura è nata una mappa di rischio che ha incluso i 38 comuni della Terra dei fuochi con incidenza di sversamenti illeciti più alta. Un’area di competenza di 426 km quadrati dove sono stati individuati ben 2.767 siti di smaltimento illegale.

La mappa ha diviso i comuni in 4 classi con fattore di rischio crescente: dall’uno, i meno esposti a fattori inquinanti, al quattro, i più esposti.

Nella mappa sono due i comuni in fascia quattro: Giugliano in Campania e Caivano. Sono cinque quelli della fascia tre, tutti nella provincia di Napoli: Cardito, Casoria, Melito di Napoli, Mugnano e Villaricca.

Undici sono in fascia di livello due, divisi tra casertano e napoletano. Nel casertano sono: Aversa, Casal di Principe, Sant’Arpino, Casaluce, Gricignano d’Aversa, Lusciano e Orta di Atella. I quattro nel napoletano: Afragola, Casandrino, Crispano e Qualiano. I restanti 20 Comuni sono segnalati in fascia uno.

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Quali sono le patologie più diffuse nella Terra dei fuochi

Tumori alla mammella, asma, leucemie e malformazioni congenite. Sono queste alcune delle patologie più diffuse nella Terra dei fuochi. Nel dossier si legge che “la mortalità e l’incidenza del tumore alla mammella è significativamente maggiore tra le donne dei Comuni inclusi nella terza e quarta fascia” così come l’ospedalizzazione per asma nella popolazione generale è significativamente più elevata, sia negli uomini che nelle donne, nei comuni maggiormente impattati dai rifiuti”.

Ancora, l’alto numero di nati prematuri “è significativamente più elevata nei comuni della seconda, terza e quarta classe dell’indicatore rispetto alla prima”, mentre “la prevalenza di malformazioni congenite nel loro complesso è significativamente più elevata nei comuni della classe 4″. Nella quarta fascia si riscontra anche una “maggiore prevalenza delle malformazioni congenite dell’apparato urinario”.

In questa area sono vittime dell’inquinamento anche i giovanissimi. Nella fascia di età che va dai 0 a 19 anni “l’incidenza di leucemie e i ricoverati per asma aumentano significativamente passando dai comuni della Classe 1 a quelli delle Classi successive di Irc, con il rischio maggiore nei comuni della Classe 4”.

Terra dei fuochi, il caso è archiviato

terra dei fuochi rifiuti illegali

Il dossier è arrivato, ma con esso non la giustizia. Secondo il Pm della procura di Napoli, Maria Di Mauro, infatti, i reati, così come le condotte omissive della politica, sono caduti in prescrizione.

Ferme restando le responsabilità politiche e amministrative sulle gravi vicende denunciate, il Pubblico ministero ha comunque chiesto al gip di Napoli l’archiviazione del procedimento seguito all’esposto dall’avvocato Sergio Pisani.

Si tratta di una denuncia simbolo, presentata dal legale a gennaio 2014, nella quale si chiedevano approfondimenti proprio sulla condotta delle istituzioni.

Sergio Pisani, napoletano, è padre di un bambino nato con malformazioni plurime. E oggi come allora ribadisce il diritto alla verità. Ha raccontato al Fatto:

Non si tratta solo di mio figlio, ma di tantissimi bambini e di tutti quelli che non ci sono più e stanno continuando a morire.

Accade ora, mentre in molte aree non c’è un controllo né sugli incendi, né sui rifiuti. Per questo non può esservi alcuna prescrizione.

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Greco: “L’emergenza più importante per Caserta e Napoli dopo il Covid”

Per il procuratore di Napoli nord, Francesco Greco, il picco di tumori nella Terra dei fuochi “è l’emergenza più importante per Caserta e Napoli dopo il Covid”.

Parole condivise anche dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro che, in conclusione del rapporto, ha indicato gli interventi necessari. Ha detto:

È necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera Regione e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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