Tag di genere, è guerra tra Twitch e gli streamers LGBTQ+: “L’identità fa parte dei nostri contenuti”

È in corso un braccio di ferro tra Twitch e gli streamers della comunità LGBTQ+ sul divieto di inserire dei filtri di ricerca che descrivano l’identità di genere. La comunità transgender trova un escamotage.

Lucrezia Reale
Lucrezia Reale
Lucrezia Reale, redattrice e inviata stampa per eventi di moda, cultura e lifestyle. Ama viaggiare, leggere poesie e guardare il mondo attraverso il mirino della sua macchina fotografica.
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Non è la prima volta che si accende un dibattito tra la piattaforma di live streaming Twitch e gli streamers del “social viola”: sono infatti numerosi gli scandali e le azioni legali nate tra gli stessi creators della community e l’azienda di proprietà di Amazon.

Questa volta, però, non è un singolo creatore di contenuti a scagliarsi contro il colosso dello streaming web, bensì una comunità intera: si tratta della community LGBTQ+, in particolare, la comunità trans e non binaria. 

Gli streamers transgender contestano la decisione di Twitch di escludere dai filtri di ricerca tutti i tag che si riferiscono a etnie, identità di genere, disabilità e religioni, impedendo così ai creators che fanno di questi argomenti il fulcro delle proprie live-stream di poter emergere e farsi notare dal pubblico.

Questa decisione è stata presa per la prima volta ormai nel lontano 2018 ma, nonostante le numerose contestazioni, non è mai stato fatto nulla al riguardo.

Twitch e gli streamers si trovano decisamente alle strette l’uno con l’altro, e i secondi stanno minacciando di lasciare la piattaforma definitivamente in caso non venga fatto nulla al riguardo.

Twitch e gli streamers sono il futuro del guadagno online

Streamer su Twitch

Negli ultimi anni, Twitch è diventato una delle piattaforme di live streaming più frequentate del web: nata nel 2007 per essere un programma di streaming per i tornei sportivi di eSports, sessioni di videogiochi e di diversi talk show.

Ad oggi la comunità conta più di 40 milioni di utenti, i quali parlano degli argomenti più disparati e organizzano live sempre più varie ed elaborate. Si può dire che Twitch e gli streamers stiano piano piano sostituendo piattaforme più conosciute come Youtube e l’italianissimo Blasteem.

Visto i numeri raggiunti, Twitch è diventato in pochissimo tempo un contenitore d’arte, podcast, live-prank e molto altro: ma, a differenza del competitor Youtube, non guadagna grazie alla pubblicità, bensì percepisce la maggior parte dei suoi fondi grazie all’engagement.

Coloro che decidono di guardare le dirette e successivamente si abbonano ad un canale possono di fatti ottenere la possibilità di interagire con i propri beniamini ed avere delle royalties esclusive, come chattare durante degli eventi riservati ai soli abbonati e ottenere dei badge. Tutto questo chiaramente a seguito di un pagamento.

Dunque, per la comunità LGBTQ+, l’esclusione dai filtri di ricerca non causa solo un calo drastico di visualizzazioni e una difficoltà nell’essere trovati in un mare di contenuti, ma si tramuta anche in una minore possibilità di guadagno.

Leggi anche: Diritti LGBTQ+, il Parlamento dichiara l’Europa “zona di libertà”: 492 i voti a favore

Come gli streamers transgender hanno contrastato l’esclusione

Twich e streamers: la comunità LGBTQ+ protesta

Per far si che le persone trans (ma anche i non-binary e molte altre categorie) siano visibili sulla piattaforma in maniera distinta e separata, è stato ideato lo strumento Peer2Peer.

Questo non solo è in grado di rilevare e mettere in evidenza le trasmissioni in streaming della comunità LGBTQ+, ma permette anche agli streamers di taggarsi con la categoria in cui più si identificano: trans, nonbinary, gay, lesbian e molte altre ancora. Lo strumento è stato pensato e sviluppato da Trans Lifeline, organizzazione senza scopo di lucro che offre supporto a persone transgender e non-binary.

In questo modo gli spettatori, servendosi dello strumento di ricerca, possono finalmente trovare e creare delle community basate sull’identità di genere e la solidarietà.

 Avere un sistema di tagging basato sull’identità a cui gli utenti acconsentono fornisce agli streamer e agli spettatori la possibilità di vivere un’esperienza che porta loro conforto, connessione e gioia

afferma Yana Calou, direttrice delle pubbliche relazioni della onlus Trans Lifeline.

Twich, come nasce il Peer2Peer a sostegno della comunità LGBTQ+

L’idea di Peer2Peer è nata dopo che un gruppo di streamer trans si è rivolto all’associazione chiedendogli di ospitare il loro sito web per creare contatti fra persone transessuali. 

Yana Calou aggiunto in un’intervista a The Verge:

L’identità dà forma a ciò che vogliamo condividere e a ciò che vogliamo trasmettere, quindi fa parte dei nostri contenuti.

Su un social come Twitch, in cui il cuore pulsante è la stessa community, grazie alle chat, all’interazione fra persone, agli abbonamenti e alle campagne di donazioni. Oscurare una comunità e non permettere di poterla aggregare sotto una semplice categorizzazione, vuol dire semplicemente destinare i creators alla solitudine e all’esclusione.

Dovremmo davvero accettare questo atteggiamento dalle piattaforme social?

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Lucrezia Reale, redattrice e inviata stampa per eventi di moda, cultura e lifestyle. Ama viaggiare, leggere poesie e guardare il mondo attraverso il mirino della sua macchina fotografica.
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