Stop all’allevamento e uccisione di animali da pelliccia entro 6 mesi

Svolta storica in Italia: è stato approvato l'emendamento per lo stop all'allevamento e uccisione degli animali da pelliccia, per cui la Lega Anti Vivisezione si batte dal 2011.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Stop allevamento visoni. Il Governo Draghi ha intrapreso una vera e propria svolta animalista mettendo al bando la produzione di animali da pelliccia nel nostro Paese. La decisione verrà supportata da finanziamenti economici per mantenere le strutture aperte con gli animali fino al 30 giugno 2022 e per indennizzare gli allevatori, per i quali sono stati stanziati 3 milioni di euro.

La norma, approvata in commissione Bilancio di Palazzo Madama, a prima firma della capogruppo di Leu al Senato Loredana De Petris, prevede il divieto di allevamento e uccisione di visoni, procioni, cincillà, volpi e altre specie per cui è possibile ricavarne pelliccia.

La Lav (Lega Anti Vivisezione) ha chiesto per anni lo stop allevamento visoni e che venisse riconosciuto questo principio. Simone Pavesi, responsabile Area Moda Animal Free della Lav, ha così commentato l’approvazione dell’emendamento, come riportato da Il Manifesto:

L’Italia è un Paese più civile, abbiamo messo la parola fine a una industria crudele, anacronistica, ingiustificabile che non ha più motivo di esistere in una società dove il valore di rispetto per gli animali, in quanto esseri senzienti, è sempre più diffuso.

Inizia una nuova epoca di civiltà nella quale i nostri figli avranno difficoltà a credere che un tempo gli animali venivano allevati per poi strappare loro la pelliccia. Il Parlamento ed il Governo hanno finalmente posto il sigillo istituzionale ad un cambiamento sociale radicato tra i consumatori italiani ed europei e le principali aziende globali della moda che hanno fatto proprio e concretizzato questo valore tramite politiche commerciali fur-free.

Stop allevamento visoni: anche una scelta sanitaria

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Stop allevamento visoni. Si tratta anche di una misura oltre che etica, anche di natura sanitaria, secondo la senatrice De Petris, la quale ha ricordato come alcuni mesi fa gli allevamento di visoni sono stati al centro del pericolo di trasmissione del coronavirus. Per questo motivo in Danimarca sono stati abbattuti 17 milioni di esemplari mentre in Italia sono stati soppressi 3mila animali in una struttura nel Padovano.

A febbraio, ha ricordato la senatrice, l’allevamento di visoni è stato sospeso nel nostro Paese dal ministro della Salute Roberto Speranza, a motivo del pericolo di trasmissione del virus. Pare che il coronavirus si diffonda molto rapidamente in questa specie animale e ciò dipende anche dalle condizioni in cui i visoni d’allevamento sono tenuti, ammassati in piccole gabbie.

Sarebbe inoltre emersa anche un’altra paura, riportata da il quotidiano danese Information:

Si teme che il virus muti tra i visoni in modo tale da indebolire o eliminare completamente l’effetto di un futuro vaccino contro gli esseri umani infettati da una delle varianti speciali sviluppate nei visoni.

Negli allevamenti il virus può diffondersi velocemente e mutare in tutte le direzioni possibili lungo il percorso. E poi le nuove varianti di virus possono tornare all’uomo.

In Europa l’allevamento da pelliccia è già vietato in Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Lussemburgo e Macedonia del Nord.

Leggi anche: Scozia, caccia alle streghe: un disegno di legge chiede scusa a 4mila finite sul rogo

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