Consegnate a Speranza le firme per la Terapia Domiciliare Precoce

Quasi 30Mila firme sono state consegnate da Grimaldi al Ministro della Salute Speranza per chiedere di adeguare i protocolli di terapia domiciliare precoce contro il Covid-19.

Cecilia Capanna
Cecilia Capanna
Appassionata di temi globali, di ambiente e di diritti umani, madre di tre figli del cui futuro sente un grande senso di responsabilità
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Nella giornata di ieri quasi 30 mila firme dei medici del Comitato per la Terapia Domiciliare Precoce e dei loro pazienti guariti dal Covid-19 sono state consegnate al Ministro della Salute Roberto Speranza, insieme a un mucchio di scatole vuote di Tachipirina.

In moltissimi, vaccinati e non, si sono radunati rispettando le misure di sicurezza davanti al Ministero della Salute, per ribadire al Ministro quello che hanno gridato a gran voce nei mesi scorsi in piazza a Roma, a Milano e a Napoli: “Basta con la Tachipirina e vigile attesa di 72 ore, bisogna adeguare i protocolli per la cura domiciliare“.

L’Unione per le Cure i Diritti e le Libertà, l’associazione di cittadini a sostengo della battaglia del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, si è occupata di raccogliere le firme durante le tre conferenze in piazza e di consegnarle a Speranza. La petizione chiede l’adozione dello schema terapeutico messo a punto dal comitato nelle linee guida del Ministero della Salute e che i medici che hanno guarito sul campo migliaia di pazienti partecipino ai tavoli di lavoro per la revisione dei protocolli di terapia domiciliare precoce.

Le scatole vuote di Tachipirina

terapia domiciliare precoce firme
Photo credits Mariapaola D’Aristotile

Davanti all’ingresso del Ministero della Salute, insieme alle firme sono state consegnate scatole di Tachipirina vuote. La Tachipirina non basta e non funziona, sostengono i medici e i pazienti della Terapia Domiciliare Precoce.

Il protocollo proposto dai medici del Comitato infatti prevede l’utilizzo di diversi integratori e farmaci antinfiammatori, cortisonici, antibiotici, antivirali ecc. da somministrare in modo personalizzato entro il terzo giorno dalla comparsa dei primi sintomi e dopo un attento esame della peculiare situazione di ciascun paziente.

Leggi anche Terapia domiciliare Covid-19, migliaia di medici salvano vite su Facebook

L’incontro tra Terapia Domiciliare Precoce e i dirigenti di Speranza

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Photo credits Mariapaola D’Aristotile

L’Avv. Erich Grimaldi, fondatore e Presidente della rete di medici e pazienti creata su Facebook, del Comitato che ne fa capo e ora anche dell’Unione per le Cure i Diritti e le Libertà, ha incontrato alcuni dirigenti del Ministero della Salute, in particolare della Direzione Generale di Prevenzione e dell’Ufficio di Gabinetto.

Il dialogo si è aperto con una relazione sul lavoro dei medici che da oltre sedici mesi assistono i malati Covid-19 utilizzando uno schema terapeutico diverso da quello licenziato dal Ministero. Appena uscito dall’incontro Erich Grimaldi ha detto:

Dopo ampia discussione, nella quale abbiamo illustrato tutto quello che è stato fatto il questi 17 mesi dal nostro Comitato, dal gruppo di lavoro, dai medici, dai professionisti sanitari, da tutti quelli che lavorano dietro questa grande realtà, abbiamo fatto comprendere qual è l’importanza di un approccio terapeutico in fase precoce.

Cosa succede ora?

Nelle prossime 48 ore il Comitato per la terapia domiciliare precoce invierà una relazione tecnica in cui verrà spiegato perché non è d’accordo con le linee guida previste dal Ministero per le cure a casa. Invece delle 72 ore in vigilante attesa sostengono di dover aggredire subito la malattia, invece del paracetamolo bisognerebbe agire con i medicinali che hanno dimostrato di funzionare sul campo. Grimaldi ha dichiarato:

Abbiamo trovato un grande dialogo con questi tecnici che ci hanno accolto. In parte erano meravigliati di quello che dicevamo perché non essendo dei medici che non vanno a casa non si erano resi conto di quello che si poteva fare in fase precoce ma si sono dichiarati siponibili ad esaminare le nostre istanze.

Una volta che verrà esaminato il documento inviato dal Comitato da parte dei tecnici di Speranza, la prossima settimana ci sarà un incontro con il Consiglio scientifico del Comitato per la Terapia Domiciliare Precoce.

Oltre ai vaccini bisogna curare

Attraverso il gruppo Facebook messo in piedi circa un anno fa, i medici della Terapia Domiciliare Precoce hanno curato migliaia di pazienti in telemedicina, un sistema di assistenza che ha dimostrato di funzionare. Grimaldi ha raccontato:

Sono rimasti meravigliati anche dal nostro fare telemedicina e telemonitoraggio, una cosa che noi facciamo da oltre un anno. Abbiamo chiesto anche nel tempo di essere supportati da questo punto di vista perché è opportuno che il medico di medicina generale faccia la sua parte (…) La battaglia non si può fondare solo sui vaccini ma anche sulle cure, perché le battaglie si vincono con prevenzione e con cura.

Grimaldi ha poi ribadito che lo scorso aprile il Comitato per la terapia domiciliare precoce era stato ascoltato favorevolmente dal Senato e ha ricordato che il Presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo discorso di insediamento (al min 20.26) aveva esplicitamente fatto riferimento alla necessità di rinforzare la medicina territoriale con le parole:

La casa dei pazienti oggi deve diventare il principale luogo di cura, una rivoluzione possibile oggi grazie alla telemedicina e l’assistenza domiciliare integrata.

Se i medici della Terapia Domiciliare Precoce fossero stati ascoltati un anno fa, sostiene Grimaldi, si sarebbe potuto evitare il disastro della seconda ondata dopo l’estate 2020. Verranno ascoltati stavolta?

Leggi anche Perché i medici della terapia domiciliare precoce restano inascoltati

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