Spadafora: “Sono gay”. Gli altri coming out dei politici italiani e perché sono così importanti

Ieri sera l'ex ministro M5S Spadafora, ospite a Che tempo che fa, ha dichiarato di essere omosessuale. Ecco tutti i coming out dei politici italiani e perché sono così importanti.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Spadafora fa coming out. Dichiarare la propria omosessualità è un gesto difficile, spesso incompreso e ritenuto non necessario, specie quando a farlo sono personaggi pubblici. L’accusa immediata è che avrebbero potuto risparmiarselo, che il loro orientamento sessuale non interessa a nessuno. O, peggio, che chi si dichiara sia in cerca di un qualche tipo di visibilità. Ieri l’ex ministro Vincenzo Spadafora, deputato del M5S, ha spiegato meglio di ogni altro l’importanza di parlare apertamente della propria omosessualità. Proprio nel momento in cui, per la prima volta, ha dichiarato di essere gay in tv, ospite di Che tempo che fa su Rai 3. Non senza un velo di commozione, tipico di chi si libera di un peso ormai insostenibile.

Penso che la vita privata delle persone debba rimanere tale, ma penso anche chi ha un ruolo pubblico, un ruolo politico, abbia qualche responsabilità in più. Io l’ho fatto anche per me stesso perché ho imparato forse molto tardi che è molto importante volersi bene e rispettarsi”, ha esordito l’ex ministro per le Politiche giovanili e lo sport del governo Conte II.

Spadafora sentiva che fosse arrivato il momento giusto di parlare della sua omosessualità, per almeno due motivi. Ha spiegato: “Una ragione è molto politica, per testimoniare il mio impegno politico, per tutti quelli che tutti i giorni combattono per i propri diritti e hanno meno possibilità di farlo rispetto a quante ne ho io grazie al mio ruolo. Ma anche una testimonianza di tipo religioso, io sono un cattolico che crede molto nella propria fede, può sembrare in contraddizione ma non lo è affatto. In politica l’omosessualità viene usata anche per ferire, per colpire l’avversario, con un brusio che io stasera volevo spegnere. Spero di essere considerato per quel che faccio, per quel che sono, e da domani forse sarò più felice perché mi sentirò più libero“.

Spadafora fa coming out: l’importanza di dichiararsi dopo il naufragio del Ddl Zan

Spadafora fa coming out: un gesto del genere da parte di un personaggio politico ha una valenza particolare per la comunità lgbt+. All’indomani del disastro che si è consumato sul Ddl Zan, un’apertura come quella del deputato Spadafora è quantomeno consolatoria. Perché accorcia le distanze, rivendica la necessità di fare qualcosa. E, soprattutto, dimostra ai discriminati che a rappresentare l’Italia non ci sono soltanto quelli che al naufragare della legge contro discriminazione e violenza per sesso, genere o disabilità, hanno esultato come tifosi allo stadio dopo un gol. Ma anche persone che possono capirli, che vivono la loro stessa condizione. La portata di un gesto simile non è cosa da poco.

Anche se, a dire il vero, non tutti i politici omosessuali si sono espressi a favore del Ddl Zan. Caso esemplare quello di Tommaso Cerno, gay eletto nelle liste Pd, ma convinto nell’affermare che il testo “aveva molti difetti e rischiava di istituire un grottesco e sbagliato reato di opinione, che poteva essere migliorato e che, invece, è stato proclamato “intoccabile, come se Zan fosse Mosè e il suo ddl fossero le tavole della legge dettate dal dio dei gay”. Posizioni molto più vicine a quelle di Italia Viva, verrebbe da dire.

Il coming out di Alessandro Zan: “Con mio padre è stata una tragedia, non ci siamo parlati per mesi”

Spadafora fa coming out: l'importanza di dichiararsi dopo il naufragio del Ddl Zan

Spadafora fa coming out. Come lui, anche il deputato dem Alessandro Zan, colui che ha dato il nome alla legge contro l’omotransfobia, ha parlato apertamente della propria omosessualità. Ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, ha descritto tutte le difficoltà del suo coming out: “Ho conosciuto la paura quando mi sono reso conto che essere gay non era un’opzione possibile nella società in cui vivevo. In famiglia non era accettato e i miei compagni di classe facevano battute omofobe. L’unica possibilità che avevo era nascondermi”.

Poi, il coraggio di dichiararsi: “Mia madre mi ha accolto e mi è stata molto vicina. Con mio padre, invece, è stata una tragedia. Lui è cresciuto in una famiglia particolarmente tradizionale, segnato da un’infanzia difficile e cresciuto in un contesto culturale dove l’omosessualità era considerata una malattia. Quando gliel’ho detto non ci siamo parlati per mesi”. Nonostante ciò, Alessandro Zan ha comunque avuto il suo lieto fine: “Mio padre ha cercato di rimediare e mi ha dimostrato tutto il suo sostegno, si è anche impegnato nella mia campagna elettorale. Mi ha anche detto: ‘Quando ti sposi con un uomo?’”.

La senatrice forzista Barbara Masini: “Vivo apertamente la mia omosessualità, sono contenta di poter essere un modello”

La senatrice forzista Barbara Masini: "Vivo apertamente la mia omosessualità, sono contenta di poter essere un modello"

Proprio la discussione in Aula del Ddl Zan aveva spinto la senatrice forzista Barbara Masini a parlare apertamente del suo amore per Pamela, con cui ha una storia da 12 anni. “Ho pensato di poter aiutare il dibattito sul Ddl Zan, Nella mia vita ho sempre vissuto la mia omosessualità alla luce del sole, ma senza farne troppa pubblicità. Ora spero che servirà ad aiutare qualcuno. Sono contenta di poter essere un modello. Ai miei tempi di modelli non ce n’erano”.

Nel suo intervento a Palazzo Madama durante la discussione del Ddl Zan, Barbara Masini, trattenendo a fatica la commozione, aveva detto: “Quando capì di me mia madre disse: ‘Ho paura per te’. Tutti i genitori hanno paura per i loro figli, ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura che ritiene che tuo figlio o tua figlia possa o debba essere un soggetto più vulnerabile per quello che è. A tutti voi auguro di poter guardare negli occhi i vostri cari, e anche quelli che un domani saranno diversi dai vostri desideri e potergli dire: ‘Io nel mio piccolo ti ho protetto dalla paura’”.

Poi, aveva chiarito: “Ho una compagna, ma non mi batto a favore del Ddl Zan mossa da ragioni personali, la mia è una battaglia di giustizia e libertà. Non capisco perché un omosessuale non dovrebbe sentirsi rappresentato da un partito di destra e soprattutto da un partito liberale come Forza Italia”.

Omosessualità in politica: dichiararsi per aiutare i giovani lgbt+

Tra i politici apertamente omosessuali c’è anche Ivan Scalfarotto, attuale Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, fedelissimo di Renzi. Gli emendamenti proposti dall’ex presidente del Consiglio sul Ddl Zan volevano far resuscitare proprio la legge Scalfarotto, ma, come noto, non verrà mai raggiunta alcuna mediazione. Il sottosegretario, da parte sua, ha sempre riconosciuto a Renzi il merito di averlo fatto sposare col suo compagno: “Aspetto che me lo chieda Federico, in un posto romantico”, aveva detto quando è stata approvata la legge sulle Unioni Civili, proprio durante il Governo dell’attuale leader di Italia Viva.

Anche la Lega ospiterebbe alcuni membri della comunità lgbt. Il parlamentare leghista Alberto Ribolla, quando gli è stato chiesto quale fosse il suo orientamento sessuale, si è limitato a dire che “c’è a chi piace l’amatriciana e a chi piace la cacio e pepe”. Poi, ha affermato pure che i parlamentari leghisti gay sarebbero almeno una decina. E che la battaglia contro l’omofobia non è solo una bandiera della sinistra: a suo dire, il Carroccio si oppone soltanto alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso, ma si mantiene comunque contro ogni discriminazione.

Tra gli altri nomi illustri di politici apertamente omosessuali figurano l’ex presidente di Sinistra Ecologia Libertà Nichi Vendola e l’ex deputata dem Anna Paola Concia. Senza contare il contributo alla causa dato dal Partito Gay, nato a novembre 2020 e fondato da Fabrizio Marrazzo, nella convinzione che la comunità lgbt+ non potesse più delegare le proprie istanze a terzi.

La riflessione, però, deve essere un’altra. Come detto in precedenza, fare coming out è una scelta difficile. Lo è per tutti: politici, impiegati, cassieri, operai, imprenditori. Ma c’è qualcuno per cui tale percorso è particolarmente ostico: i giovani. Che ancora non hanno le spalle coperte e che quindi temono terribilmente le reazioni di tutti. La loro, forse, è la posizione più difficile. Ed è per loro che, oggi, è importantissimo dare un modello, parlare apertamente della propria omosessualità. Per segnare la differenza con un passato in cui ha regnato sull’argomento un silenzio assordante, fatto di vergogna, incomprensione e intolleranza. Bisogna rompere quel silenzio. Soltanto così, un domani, non sarà neanche più necessario fare coming out.

Leggi anche: Renzi svolta a destra, paura per il Pd. Calenda: “Come cavolo ti viene in mente? Fermati”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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