Sfridoo, la startup che trasforma gli scarti industriali in materie prime

Federica Tuseo
Federica Tuseohttp://ildigitale.it
Federica Tuseo. Classe 1994. Redattrice. Nomade digitale, alla costante ricerca di novità e sempre pronta a partire per girare il mondo, raccontando storie di vita vissuta. Una laurea triennale in Lingue e culture moderne ed una magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Web, startup e innovazione sono i suoi orizzonti di ricerca.
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Parola d’ordine: economia circolare. In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente è inevitabile pensare a questo nuovo sistema economico, che potrebbe salvare il mondo. Pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi, il modello dell’economia circolare è pensato per potersi rigenerare da solo, con pochi semplici principi che fanno la differenza. Una startup italiana che ha abbracciato questo sistema, esaltando il valore degli scarti di lavorazione da rifiuto da smaltire a risorsa da recuperare, è Sfridoo.

Come nasce e come funziona Sfridoo

Sfridoo, da sfrido termine tecnico per indicare il materiale destinato alla discarica, è stata fondata da tre architetti bolognesi di circa 30 anni: Marco Battaglia (CEO Co-Founder), Mario Lazzaroni (CFO Co-Founder) e Andrea Cavagna (CSO Co-Founder). La piattaforma, online da un anno, offre principalmente una duplice possibilità per le aziende, mettendo in contatto quelle che rivendono la materia prima avanzata con quelle intenzionate ad acquistarla. Tuttavia, il sistema non è semplicemente un marketplace online B2B per la compravendita di materiali di scarto, ma dà quel qualcosa in più offrendo un servizio di consulenza per le aziende che sono interessate a questo ricircolo virtuoso del materiale.

“L’idea mi è venuta a casa, guardando lavorare mio padre, che di professione fa il marmista. Gli avanzi della lavorazione sono un problema: finiscono in magazzino, portano via spazio e costano, perché bisogna pagarci le imposte”, racconta il CEO Marco Battaglia.

Nello specifico la piattaforma funziona come una vetrina digitale dove le aziende venditrici pubblicano le foto del materiale di cui vogliono disfarsi, possono mettersi in contatto con una ditta disposta a smaltirli e concordare con le aziende interessate ad acquistare prezzi e modalità di vendita. Leggi anche: PCUP, il bicchiere intelligente per dire basta all’usa e getta

Tutto tracciato grazie a blockchain e QR code

La piattaforma verrà implementata, grazie al supporto di MetaRing, la startup bolognese specializzata in IT, di un servizio di tracciabilità dei materiali rivenduti. Il sistema si basa su un protocollo Blockchain, tramite il quale sarà possibile certificare la provenienza del lotto fisico da commercializzare sulla piattaforma, costituito da materia riciclabile, sottoprodotti o materia prima seconda. L’azienda potrà dare informazioni sulla provenienza, sulla composizione, sulla qualità, sulla quantità, sui sistemi di misurazione adottati e sulla certificazione degli strumenti di misura, relativi ai materiali in questione. Questo garantisce dei vantaggi per le aziende acquirenti che vogliono verificare ed esser certe della provenienza delle materie che acquistano. Il sistema genererà un blocco di dati sul registro della Blockchain (o DLT – Distributed ledger technology, sistema decentralizzato di gestione dei dati), che li certifica e ne rende pubblica quota parte. Il lotto sarà dunque visibile ai trader internazionali che potranno visualizzarne la descrizione e inserire le proprie offerte. Individuato il miglior acquirente, la destinazione finale del lotto verrà registrata su Blockchain. Di seguito, la piattaforma genererà un QR code che verrà associato sul lotto, mediante sigillo tracciante e identificherà tutte le informazioni del materiale, per poi procedere alla spedizione. Una volta a destinazione, l’impianto di riciclo validerà la consegna su Blockchain mediante lettura del QR code, sbloccando la transazione economica sulla base della cifra pattuita con il produttore. Il pagamento sarà realizzato mediante sistemi certificati di pagamento online in valuta corrente.

“Se la materia prima più importante per le imprese sono diventati i dati, siano essi su qualità e quantità, chi registra e archivia informazioni sul ciclo di vita di un materiale avrà un enorme potere contrattuale internazionale. Nonché un prodotto molto appetibile per quelle aziende che devono rispondere a determinate compliance o grandi aziende clienti, oltre a rispettare l’ambiente e rientrare a pieno titolo tra coloro che credono in un modello economico circolare”, così dichiara Marco Battaglia.

Sfridoo, il team.
Lo spirito con cui è nata la startup, legata al motto “dai valore al tuo scarto”, spiega i numerosi premi vinti in pochi anni, fra cui l’ultimo a maggio conquistando il bando 2018/2019 Climate-KIC dopo una selezione su più di 40 imprese innovative. Climate-KIC, acceleratore istituito dall’EIT – l’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia – ha come finalità quella di premiare, durante la fase 1, attraverso un contributo finanziario di € 5.000, coaching dedicato, formazione, accesso a sale riunioni e networking, quelle startup che stanno innovando nel settore ambientale, con soluzioni ad alto valore tecnologico. Sfridoo ha studiato un metodo per la tracciabilità internazionale degli scarti industriali e dei rifiuti riciclabili, la materia prima del futuro, per questo sentiremo ancora parlare di questa azienda in futuro. Leggi anche: Giornata mondiale dell’ambiente 2018: chi sono le 6 startup italiane che combattono l’inquinamento di Federica Tuseo

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