Se sei disabile non fare figli: l’ultima crociata delle mamme pancine

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Mamme pancine: chiunque frequenti abitualmente i social media più popolari ne avrà sentito parlare almeno una volta. Per chi ancora non lo sapesse, si tratta di un fenomeno che ha acquisito notorietà negli ultimi anni grazie al blogger Vincenzo Maisto, in arte il Signor Distruggere, che si è infiltrato nel gruppo Facebook “Pance, cuori e bimbi” pubblicando sulla sua pagina gli screenshot di alcune delle discussioni. Talmente tanti che è riuscito a tirarne fuori un libro edito da Rizzoli. Ma perché i contenuti di un gruppo dal nome all’apparenza così tenero e innocente dovrebbero essere oggetto di critica o discussione? Perché all’interno di quella che era nata come una community di neomamme in cerca di consigli e sostegno reciproco è venuto alla luce un mondo caratterizzato da profonda ignoranza, arretratezza mentale e discriminazione.

Il ruolo della donna nella filosofia pancina

Le mamme pancine sembrano essere figlie di un mondo in cui l’unico ruolo della donna è quello di fattrice. Completamente all’oscuro di qualsiasi nozione basilare di educazione sessuale, vedono la maternità come unico scopo del sesso femminile e la celebrano – letteralmente! – realizzando gioielli in latte materno e torte che replicano il momento del parto con truculenta dovizia di particolari. Troppo critici? Forse, ma queste abitudini all’apparenza soltanto un po’ bizzarre non sono che la punta dell’iceberg. Se infatti non c’è nulla di negativo nel sentirsi realizzate nell’essere madri, quello che davvero spaventa di questa community è la sua chiusura mentale e l’estrema aggressività nei confronti di chiunque la pensi diversamente, al punto che la filosofia dell’intero gruppo è ormai stata riassunta in un tormentone: niente critiche, solo complimenti.

Leggi anche: Offendere sui social è reato? Secondo la Procura di Roma sarebbe solo uno sfogo

La condanna delle mamme pancine

Gli unici punti di vista accettati dalle mamme pancine sono quelli che esse riconoscono come moralmente condivisibili e che trasmettono alle proprie figlie condannandole inevitabilmente a diventare pancine a loro volta. Nel proprio contesto familiare queste donne si sottomettono del tutto a mariti padroni cui viene perdonato ogni tipo di tradimento in nome della sacralità del matrimonio e accettano ogni sorta di discriminazione o abuso, non importa quanto avvilente: si va dall’ambitissimo pacco regalo a base di detersivi e spazzoloni alla fellatio estorta a suon di flatulenze.

Se è vero che l’attacco è la miglior difesa…

C’è chi si è schierato in difesa delle pancine contro le prepotenti critiche dei distruggini sostenendo che le donne di questa community non sono che vittime inconsapevoli del sistema che le ha educate e cresciute, e che quindi non meritano l’umiliazione pubblica alla quale vengono spesso sottoposte. D’altro canto, però, esse non riservano agli esterni lo stesso trattamento di comprensione che richiedono.

Se è vero che viviamo in un mondo in cui avere una visione tradizionalista della vita sembra ormai la controtendenza, il fatto di aver trovato un gruppo di persone con cui condividere gli stessi valori ha portato questa community ad arroccarsi ancora di più sulle proprie posizioni. Forti del sostegno reciproco, sferrano attacchi mediatici spesso gratuiti sui personaggi di maggior rilievo, in particolare su donne che invece hanno scelto di emanciparsi a livello sociale e culturale. Leggi anche: Mamme social star di Instagram: sole, figli e tuffi nelle stories

La cantante non vedente Annalisa Minetti, accusata di egoismo per aver fatto un figlio senza poterlo vedere

Lo sa bene Chiara Ferragni, che qualche tempo fa si è vista al centro di pesanti critiche a causa del suo stile di vita troppo libertino per una mamma, e che ha reagito agli attacchi con grande noncuranza e ironia. Adesso è il turno di Annalisa Minetti, la celebre cantante non vedente criticata perché, a detta delle pancine, sarebbe da egoisti mettere al mondo un figlio quando si ha una disabilità.

La polemica si è scatenata su Instagram sotto una fotografia della Minetti mentre abbraccia la sua bambina dopo aver superato un esame all’università. Accanto a critiche aspre ma fondamentalmente insensate, del tipo “Non ha senso mettere al mondo un figlio se non lo puoi neanche vedere” e “Lei può permetterselo soltanto perché ha le possibilità economiche”, appaiono attacchi supportati da giustificazioni di natura pseudoscientifica, secondo i quali per ragioni genetiche i figli della Minetti sarebbero ora condannati a perdere in futuro la capacità di vedere.

Fortunatamente la risposta social è stata immediata: altrettanto numerosi sono i commenti di sostegno nei confronti della cantante che continuano a fioccare sotto la foto incriminata. Perché in fondo ecco il grande vantaggio del web: se tutti hanno diritto di parola e di aggregazione, questo vale anche per chi vuole schierarsi in difesa di punti di vista più positivi. Forse c’è ancora speranza. Nel dubbio, complimenti.   di Marianna Chiuchiolo

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Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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