La rivoluzione della scuola parte da vacanze estive più corte: la petizione di WeWorld

Ristudiare il calendario scolastico per adeguare la scuola alle sfide della vita moderna: dietro la petizione di WeWorld c’è molto di più della semplice riduzione delle vacanze estive.

Marianna Chiuchiolo
Marianna Chiuchiolo
Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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Ristudiare il calendario scolastico in un’ottica più moderna e volta allo sviluppo di competenze e all’inclusione: è questa la richiesta contenuta nella petizione lanciata da WeWorld Onlus in collaborazione con Mammadimerda.

In un presente dove la scuola arranca tra fondi sempre più centellinati, strutture inadeguate e una generale arretratezza nei programmi e nelle metodologie, i genitori si rivolgono alle sfere governative chiedendo un riammodernamento della concezione di scuola, più in linea con gli altri Paesi europei e più attenta alle nuove esigenze di studenti e famiglie.

“Vacanze lunghissime, ristudiamo il calendario”, la petizione su Change.org

petizione ristudiare il calendario scolastico

La petizione, dal titolo RISTUDIAMO IL CALENDARIO! Un nuovo tempo scuola NON è più RIMANDABILE, è stata aperta su Change.org lo scorso 6 settembre e, in meno di una settimana, ha già raccolto oltre 15mila firme.

L’appello è stato rilanciato sul web anche attraverso un video di Francesca Fiore, portavoce per il blog Mammadimerda, che ha all’attivo tre pubblicazioni con Feltrinelli, un tour teatrale e una Startup innovativa a vocazione sociale con la mission di migliorare la condizione femminile in Italia.

Al di là di semplici generalizzazioni, secondo la Fiore è necessaria una rivisitazione dell’intero comparto scuola, dove una più bilanciata distribuzione dei periodi di stacco durante l’anno non è che il punto di partenza. L’appello messo online da WeWorld è un dettagliato programma di richieste che prevede anche il potenziamento delle strutture scolastiche e maggiori opportunità per i ceti meno abbienti.

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Analizziamo nel dettaglio la richiesta.

Calendario scolastico italiano: due primati in negativo

Da una parte, gli studenti italiani trascorrono più giorni sui banchi rispetto a quelli di qualsiasi altro Paese europeo: Italia e Danimarca condividono il primato di 200 giorni di scuola annui, una differenza notevole se si considerano i 170-180 giorni di media europea, e ancora di più i 156 giorni di scuola degli studenti albanesi.

A una tale apparente eccellenza, però, si affiancano due primati tutt’altro che positivi:

  1. Il sistema scolastico italiano è considerato uno dei più stressanti al mondo: troppo lavoro concentrato in brevi periodi di tempo porta a una sostanziale riduzione della produttività per gli studenti.
  2. La più lunga pausa ininterrotta dalle attività: ben 14 settimane di fila di vacanza nei mesi estivi, contro il minimo di 6-8 settimane e il massimo di 12 settimane degli altri Paesi europei, dove i periodi di vacanza sono distribuiti in più tranche nel corso dell’anno. Secondo WeWorld e Mammadimerda, questo si traduce in perdita di competenze, moltiplicazione delle disuguaglianze e problemi gestionali per le famiglie.

Perché in Italia le vacanze estive sono così lunghe?

Il problema di una così lunga interruzione delle attività non è ignoto alle recenti classi politiche, che in più di un’occasione hanno proposto di ristudiare il calendario scolastico.

Ci avevano provato Francesco Rutelli e Giuseppe Fioroni nel 2008, con la proposta portare la durata delle vacanze estive a 12 settimane, e ancora il Governo Monti, che nel 2013 proponeva di rinnovare il calendario portando la pausa estiva a un solo mese di vacanza, ma entrambe le proposte vennero bocciate.

Alla base del rifiuto c’erano soprattutto motivazioni climatiche: le temperature estive avrebbero reso poco sopportabile la permanenza degli studenti negli Istituti durante i mesi di giugno e luglio. Ma Francesca Fiore non ci sta, e sottolinea una verità molto più problematica alla radice del problema: l’attuale calendario scolastico sarebbe il lascito di un sistema normativo inadeguato e fermo a oltre un secolo fa, nello specifico alla Riforma Agraria del XIX secolo, secondo la portavoce della petizione.

La sospensione dell’obbligo scolastico da giugno a settembre permetteva ai bambini di aiutare i genitori con il lavoro nei campi, ma nessuna revisione del calendario è stata introdotta per adeguare la frequenza scolastica alle nuove necessità dell’era moderna.

Non si tratta soltanto di un discorso pratico – dato che, attualmente, la maggior parte delle famiglie non possiede appezzamenti di terreno da curare – ma anche economico. I ragazzi non possono essere lasciati da soli in casa e diventa necessario trovare una soluzione per la loro sicurezza: una babysitter che li supervisioni, centri estivi da frequentare durante il giorno o, nel peggiore dei casi, un genitore che rinunci a lavorare.

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Ristudiare il calendario scolastico per una scuola più efficiente

La proposta di WeWorld sembra essere affine a un’idea avanzata nel 2015 da Giuliano Poletti, all’epoca Ministro del Lavoro: estendere la durata delle lezioni fino alla fine di giugno e introdurre, per il mese di luglio, un’offerta formativa orientata allo sviluppo di competenze lavorative, in particolare per il settore terziario. Evidente, però, è la necessità di adeguare le infrastrutture a programmi più innovativi, cosa al momento problematica.

Le parole di Fiore:

Chiediamo che le scuole restino aperte a giugno, e a luglio con un’offerta formativa del terzo settore. Questo si porta dietro un ripensamento della didattica – che evidentemente non può più essere statica e frontale – ma anche dei luoghi dove fare scuola.

In Italia solo in 5 edifici su 10 è presente un certificato di agibilità: è il momento di intervenire su questi edifici scolastici, e si potrebbe fare già con una lungimiranza, con un occhio verso il futuro.

Leggi anche: Come rendere una scuola sostenibile

Prevenire la perdita di competenze durante le vacanze estive

Vacanze estive così lunghe possono avere un impatto sulla formazione e la produttività, con la perdita di competenze che devono poi essere recuperate all’inizio dell’anno successivo, portando di fatto a uno slittamento nell’inizio delle lezioni sui nuovi programmi.

Il problema della cosiddetta Summer Learning Loss, o Summer Slide, consistente nella perdita di competenze o conoscenze a seguito di lunghe interruzioni dalle attività accademiche, è stato rilevato e studiato in Paesi come il Canada e gli Stati Uniti, dove le vacanze estive sono particolarmente lunghe.

Studenti provenienti dai due Paesi sono stati sottoposti a test di verifica prima e dopo le vacanze per valutare il mantenimento delle competenze. I risultati peggiori riguardavano in particolare in materie richiedenti maggiori capacità computazionali e procedurali, come la matematica, per la quale si registrava una perdita di competenze pari a circa due o tre mesi di studio.

A conferma di un costante e necessario addestramento mentale, uno studio canadese del 2010 a opera del Council of Ontario Directors of Education, dal titolo The Ontario Summer Literacy Learning Project, sottolineava, invece, che la partecipazione a programmi di apprendimento o corsi estivi rallentava la Summer Learning Loss.

Questo, però, mette in evidenza una criticità sottolineata anche da Fiore nel suo appello video: l’attuale sistema scolastico alimenta le disparità sociali.

L’attuale sistema scolastico alimenta le disparità sociali

Periodi di vacanza così lunghi rappresentano un’opportunità per viaggi studio, campus e corsi di perfezionamento… per chi può permetterselo! La disparità sociale, che viene acuita durante le vacanze estive, è uno dei punti fondamentali della petizione di WeWorld.

Secondo Openpolis, quasi la metà delle famiglie italiane con più di un figlio non può permettersi le vacanze estive o altre attività ludiche pomeridiane. Ciò vuol dire che i ragazzi provenienti dai ceti più bassi non possono usufruire di opportunità di crescita che sono, invece, aperte a chi proviene da famiglie più abbienti.

Non solo: durante l’anno scolastico, gli studenti possono attingere al cosiddetto rubinetto scuola, servizi necessari messi a disposizione dagli istituti, come il servizio mensa o attività extracurricolari, che vengono meno durante le vacanze e finiscono col gravare sulle famiglie. Un calendario scolastico meglio organizzato e il potenziamento delle infrastrutture diventano, in tal senso, uno strumento di inclusione e livellamento sociale.

La chiusura così prolungata accentua le disuguaglianze sociali, perché è chiaro che i figli di una classe più agiata, durante la chiusura estiva frequenteranno campi estivi, faranno viaggi di formazione, saranno affiancati da tutor, mentre i bambini e le bambine della classe meno abbiente verranno parcheggiati a casa davanti alla TV o in strada.

Creare nuovi luoghi educativi dove l’istruzione incontri lo sviluppo di competenze lavorative

Ultima, sebbene intrinsecamente legata a quanto già esposto sopra, è la necessità di costruire nuovi luoghi educativi, spazi polivalenti aperti anche il pomeriggio dove acquisire competenze cognitive, abilità extra-cognitive e prepararsi in maniera più efficace all’inserimento nel mondo del lavoro. La messa in atto di un intreccio tra educazione formale e informale – con l’incontro tra studenti e lavoratori esperti – porterebbe a una maggiore consapevolezza di sé per gli studenti, e valorizzerebbe le capacità espressive dei ragazzi.

La rivoluzione della scuola, insomma, dovrebbe partire da una revisione del calendario e passare attraverso un potenziamento dei programmi, delle strutture e delle opportunità o, per dirla con le parole di Fiore:

La scuola non è un parcheggio! No: la scuola è un luogo meraviglioso che, anzi, dobbiamo implementare, perché l’offerta che può dare è tantissima.

Leggi anche: Scegliere lo zaino perfetto per la scuola: guida per genitori

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