Il rischio di infarto è legato alla composizione del microbiota: “Dieta mediterranea aiuta”

Il rischio di infarto potrebbe dipendere dalla composizione del microbiota: questo quanto emerso da studio svedese pubblicato su Circulation.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Il rischio di infarto potrebbe dipendere dalla composizione del microbiota: questo quanto emerso da uno studio svedese pubblicato su Circulation.

Nello specifico, sono i livelli di alcune specie di streptococchi (batteri che provocano spesso polmoniti e infezioni alla gola) ad essere associati “a un aumento delle placche aterosclerotiche nelle piccole arterie del cuore quando sono presenti nell’intestino”. Lo ha dichiarato Tove Fall, professore di Epidemiologia Molecolare presso il Dipartimento di Scienze Mediche e lo SciLifeLab dell’Università di Uppsala, che ha coordinato lo studio insieme ai ricercatori della Lund University.

Rischio infarto: lo studio svedese

Le placche aterosclerotiche, formate dall’accumulo di depositi di grasso e di colesterolo, sono una delle principali cause di infarto e, come noto, le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte. Ora dobbiamo capire se questi microrganismi contribuiscono allo sviluppo dell’aterosclerosi”, ha spiegato Tove Fall.

I ricercatori sono giunti a questa conclusione sul rischio infarto analizzando i batteri che popolano intestino, bocca e gola. Gli scienziati hanno utilizzato il punteggio di calcio delle arterie coronarie e l’angiografia coronarica con tomografia computerizzata in un ampio campione: quasi novemila persone di età compresa tra 50 e 65 anni – tutti partecipanti allo Swedish CArdioPulmonary bioImage Study (SCAPIS) – senza alcuna malattia aterosclerotica nota in precedenza.

La correlazione tra infarto e microbioti

La correlazione tra infarto e microbioti

E cosa è emerso dallo studio sull’infarto? “Nei pazienti con una calcificazione dell’arteria coronarica gli autori dello studio hanno rilevato una correlazione di 64 specie batteriche, con una sovra-rappresentazione di Streptococcus e Oscillobacter, molto presenti in bocca” ha sottolineato Luca Masucci, professore aggregato all’Istituto di Microbiologia e responsabile dell’Unità operativa Diagnostica molecolare e manipolazione del microbiota presso la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS di Roma.

Insomma: il microbiota può influenzare vari processi fisiologici come il metabolismo dei grassi, l’infiammazione e le risposte immunitarie, tutti fattori chiave nello sviluppo delle malattie cardiovascolari.

Le specie correlate all’aumento di placche aterosclerotiche non sono state valutate solo per la presenza di specie corrispondenti nella saliva, ma anche per l’associazione con marcatori infiammatori e con metaboliti, il prodotto di scarto delle reazioni chimiche che avvengono attraverso il metabolismo nel nostro organismo.

In che modo i batteri vivi contribuiscono all’aterosclerosi

I metaboliti microbici, per esempio, possono interferire con il metabolismo dell’ospite, compreso quello lipidico. Infatti, la composizione del microbiota intestinale è stata collegata a disturbi metabolici come l’obesità, l’insulino-resistenza e il diabete di tipo 2”, ha continuato il professor Masucci.

Inoltre – ha aggiunto – il possibile passaggio di batteri vivi o di sue componenti strutturali, come le endotossine, nel flusso sanguigno possono contribuire al basso grado di infiammazione dell’organismo che può favorire il processo di aterosclerosi. Infine, la scoperta di DNA batterico all’interno delle placche aterosclerotiche ha fatto supporre che i batteri potrebbero infettare direttamente le placche e accelerare la progressione dell’aterosclerosi”.

Infarto: quale la dieta migliore per prendersi cura del microbiota

Bisogna quindi prendersi cura del microbiota. Come fare? Gli studiosi concordano nell’indicare come dieta ideale quella con pietanze poco elaborate a base di cibi integrali, legumi, verdura e frutta di tutti i colori e di stagione, frutta secca, uova, pochi cibi di origine animale. In questo modo si favorisce la crescita di microbi “amici” che promuovono la nostra salute.

Si tratta di seguire la nostra vera dieta mediterranea la quale, infatti, non prevede il consumo eccessivo di cibi processati, ricchi di zuccheri, sale e altri additivi, di bevande zuccherate, di cereali raffinati e di carni lavorate che si è visto favorire l’aumento di microbi ‘nemici’”, ha spiegato Masucci.

Occorrerà attendere diverso tempo e valutare ulteriori studi per capire sempre di più le possibili correlazioni tra i batteri, la popolazione del microbiota maggiormente studiata, e le malattie intestinali e sistemiche – ha concluso – Anche perché bisogna considerare che il microbiota di ogni popolazione umana è diverso per alimentazione, ambiente e abitudini”.

Leggi anche: Diabete, cenare prima può prevenirlo?

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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