Rapporto Istat giovani: il 22,2 % non studia e non lavora

Primato tristemente tutto italiano in Europa per i cosiddetti giovani Neet (Not in Education, Employment or Training).

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Un recente studio dell’Istituto nazionale di statistica ci propone nuovamente un dato agghiacciante sulla condizione dei giovani in Italia. Il 22,2% di giovani tra i 15 e i 29 anni, circa 2 milioni di individui, non sono attualmente occupati o in un percorso di formazione scolastico o professionale. Un dato triste che ci propone, violentemente, lo condizione stagnate di stasi che appartiene a quella che dovrebbe essere la forza propulsiva di un qualunque paese. Certo, giovani, non avvantaggiati dalla crisi post-pandemia. Un dato, riferito all’anno 2019, che nonostante la lieve flessione rispetto al 2018 (1,2 punti in meno) non ci risparmia il fondo della classifica in Europa. Il valore medio nell’Unione Europea di Neet si attesta intorno al 12,5%, dato che superiamo di circa 10 punti.

I livelli di istruzione

Un altro dato che emerge dal report è anche il livello medio di istruzione, in questo caso tra i 25 e i 64 anni, anch’esso fra gli ultimi in Europa. Il 62,2% delle persone in Italia ha almeno il diploma, nell’UE il 78,7% (tra i grandi in testa abbiamo la Germania con 86,6% e Francia con l’80,4% in Francia). Gli unici paesi alle nostre spalle sono Spagna, Malta e Portogallo. La crescita dei laureati anche è più lenta rispetto agli altri paesi dell’Unione, con un incremento di soli 0,3 punti nel 2019 (+0,9 punti in media UE).

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Giovani Neet 2020 Italia

I Neet

L’incidenza dei neet è maggiore tra i giovani con un diploma (23,4%), lievemente più bassa tra chi ha raggiunto al massimo un titolo secondario inferiore (21,6%) ed è ancor più bassa tra coloro che possiedono un titolo terziario (19,5%). In controtendenza, come sembrerebbe logico, in Europa dove invece l’incidenza è massima tra coloro che possiedono un basso livello di istruzione e minima tra i laureati. Da segnalare come il livello di istruzione tra le donne sia sensibilmente più alto, infatti le donne laureate sono il 22,4% contro il 16,8% degli uomini. I giovani rimangono però la fetta di popolazione più istruita in Italia. Nel 2019, il 76,2% dei giovani tra 25 e 34 anni avevano almeno il diploma, a fronte di appena la metà (50,3%) della classe 55-64 anni. Nonostante questo, il livello di istruzione rimane marcato il rapporto negativo rispetto all’Europa. Se si pensa che la quota di giovani laureati in Italia ci attesta al penultimo posto nell’UE, in posizione solitaria, secondi solo alla Romania.

Disoccupazione e Sud

Il tasso di disoccupazione giovanile nel marzo 2020 ci diceva l’Istat si fermava al 29,3%, cioè quasi un giovane su 3 non lavorava. Oggi possiamo immaginare che quando questi dati saranno elaborati e aggiornati, post Covid-19, saranno ancor più terrificanti. Per quanto riguarda il Mezzogiorno bisogno rilevare un dato ancor più drammatico rispetto al Nord. Secondo Eurostat, Campania e Sicilia hanno una disoccupazione giovanile al 53,6% e la Calabria con il 52,7%, portando queste regioni tra le dieci europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile fra i 15 e 24 anni. Sempre al Sud, l’incidenza dei Neet è al 33%, più del doppio rispetto dal dato segnalato dal Nord (14,5%). Non ultimo, è importante segnalare come nel Mezzogiorno la quota dei Neet interessati a lavorare è notevolmente più elevata: sono il 75,1%, a fronte del 62,6% del Centro e del 56,7% del Nord. Non stupisce, allora, il forte aumento di giovani emigrati negli ultimi anni: 320mila tra il 2009 e il 2018.

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Luca Tartaglia
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