Il rapporto problematico di Zelensky con i neonazisti e il modo in cui Putin lo sfrutta

Putin ha parlato spesso del suo intento di "denazificare” l'Ucraina. Il riferimento è a quelle forze di estrema destra che a partire dal 1991 si sono rese protagoniste della vita politica ucraina. Qual è davvero il loro ruolo?

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Neonazisti in Ucraina: una presenza problematica. Putin ha parlato spesso del suo intento di “denazificare” l’Ucraina. Il riferimento è a quelle forze di estrema destra che a partire dal 1991, data di scioglimento dell’Unione Sovietica, si sono rese protagoniste della vita politica ucraina, anche nel contesto delle rivolte dell’Euromaidan nel 2014.

Si trattava di uomini armati (spesso indossavano pure elmetti tedeschi risalenti alla Seconda guerra mondiale e “decorati” con svastiche e simboli delle SS) che incendiavano edifici e non si facevano troppi problemi ad uccidere.

L’aggressione di Putin nell’Ucraina orientale è stata giustificata dal Presidente russo proprio con tale motivazione, ovvero “consegnare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi e sanguinosi crimini contro i civili, compresi i cittadini russi”.

Neonazisti in Ucraina: breve storia

Neonazisti in Ucraina: formazioni dell’ultra-destra di Kiev hanno combattuto contro i russi prima a fianco dei georgiani nel 1993, poi l’anno successivo contro i separatisti dell’Abcasia sostenuti da Mosca. Nel 2004 hanno avuto un ruolo (seppur marginale) durante la cosiddetta rivoluzione arancione, che portò alla presidenza del filo-occidentale Viktor Yushchenko.

Il 2014 sarà l’anno in cui i gruppi ultranazionalisti riacquisteranno piena centralità e ampi consensi con le proteste dell’Euromaidan: avranno un ruolo fondamentale negli scontri a Kiev contro la Polizia mandata dal filorusso Yanucovich. Tra queste formazioni la più famosa è certamente il Battaglione Azov.

L’impiego dei neonazisti durante la guerra civile

Neonazisti in Ucraina. Il Battaglione Azov è noto per la Strage di Odessa avvenuta nel 2014, nel pieno dello scoppio della Guerra civile, quando i paramilitari hanno preso d’assalto la Casa dei Sindacati, dove si erano rifugiati alcuni manifestanti filorussi, che verranno massacrati. Gli estremisti di destra, poi, daranno fuoco all’intero palazzo.

Va quindi specificato che, spesso e volentieri, formazioni paramilitari naziste come il battaglione Azov sono state largamente impiegate durante la guerra civile ucraina, soprattutto per compensare la netta inferiorità militare rispetto alla Russia, che finanziava e appoggiava la resistenza del Donbass.

Non solo: diverse fonti, tra cui l’Osservatorio repressione, hanno dimostrato come spesso e volentieri sia stata la NATO stessa a finanziare e ad addestrare queste formazioni di ultradestra con l’obiettivo di ridimensionare la potenza russa. Realtà molto vicine al nazismo che sono ancora parte dell’esercito ucraino e che, quindi, in caso di vittoria sulla Russia potrebbero acquistare una certa influenza nella vita politica del Paese.

Il rapporto di Zelensky con i neonazisti: luci ed ombre

Neonazisti in Ucraina: breve storia

Il rapporto di Zelensky con le forze dei neonazisti in Ucraina è piuttosto complesso. Da un lato, sottolinea La Fionda, l’attuale presidente avrebbe usufruito del loro appoggio e li avrebbe fatti incorporare nell’esercito ucraino pur guadagnando una de-esclation degli scontri in Donbass. Nel dicembre 2021, inoiltre, Zelensky sarebbe stato visto mentre consegnava il premio “Eroi dell’Ucraina” a un leader del settore fascista di destra in una cerimonia al Parlamento europeo.

Dall’altro, però, Zelensky è ebreo e accusarlo di appoggiare formazioni neonaziste è piuttosto problematico. I media statunitensi, da parte loro, hanno cercato di utilizzare la fede religiosa del Presidente ucraino come scudo contro le accuse di nazismo dilagante. Quel che appare chiaro, però, è che tale “difesa” non sia sufficiente, dati gli importanti incarichi militari e politici che tali formazioni sono riuscite a guadagnare da quando Washington ha installato a Kiev un regime allineato all’Occidente.

Senza considerare il rapporto di Zelensky con l’oligarca ebreo Igor Kolomoisky, uno degli uomini ucraini più ricchi, molto forte nel settore bancario e nel petrolio. Proprio Kolomoisky sarebbe uno dei principali benefattori del battaglione neonazista Azov e di altre milizie estremiste.

Considerazioni finali

Anche in questo caso, il principio chiave rimane quello de “il nemico del mio nemico è mio amico”. Questo però non giustifica l’appoggio dato dalla NATO e dall’Ucraina a milizie di estrema destra che, di certo, non fanno fede ai principi elargiti nel Patto Atlantico. Ma c’è anche un’altra evidenza.

La “denazificazione” voluta da Putin non sembra altro che una scusa per giustificare quella che è a tutti gli effetti l’invasione di un Paese libero, sovrano e indipendente come l’Ucraina. Il nazismo, con tutto ciò, non c’entra nulla: si tratta soltanto di questioni e interessi geopolitici. Gli obiettivi di Putin sono il riconoscimento della Crimea, l’indipendenza del Donbass e la demilitarizzazione dell’Ucraina. Il resto? Solo pretesti e pura propaganda.

Leggi anche: Finiti i colloqui tra Usa e Cina: 5 motivi per cui potrebbero rivelarsi cruciali

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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