Rapporto Coldiretti, l’estate anomala figlia del cambiamento climatico: la più calda dal 1800 con 1283 nubifragi

Secondo Coldiretti l'estate appena trascorsa avrebbe alternato al maltempo temperature calde con 1,55 gradi superiori alla media nazionale, un'anomalia che ha causato numerosi danni

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Coldiretti ha pubblicato il rapporto 2021 su “Clima e Meteo”, l’ultima ondata di maltempo ha fatto salire il conteggio dei nubifragi stagionali estivi a 1283, tra questi altre fenomenologie anomale tra cui bombe d’acqua, trombe d’aria, grandinate e tempeste di fulmini.

Un’estate quest’ultima che si va a concludere, che ha visto un preoccupante aumento del 58% rispetto allo scorso anno per quanto riguarda gli effetti devastanti su città e campagne da nord a sud della Penisola, tra le cause di questo un numero impressionante di incendi.

L’analisi di Coldiretti fornisce un quadro preoccupante sugli effetti dei cambiamenti climatici

Desta profonda preoccupazione quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati delle banche dati Eswd e Isac Cnr nel sottolineare che l’estate 2021 si classifica peraltro dal punto di vista climatologico come la sesta più calda dal 1800 con una temperatura superiore di 1,55 gradi rispetto alla media.

Il nubifragio che ha colpito Malpensa e allagato i sottopassi è la punta dell’iceberg delle situazioni di difficoltà determinate nelle città e nelle campagne lungo la Penisola dal maltempo con l’allerta della protezione civile in 11 regioni dove è in pieno svolgimento la vendemmia e a breve inizierà la raccolta delle olive.

Nel rapporto Coldiretti analizza:

La pioggia è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa. I forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando allagamenti, frane e smottamenti.

Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

Le precipitazioni violente  provocano danni perché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua su un territorio come quello italiano reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono, con 7252 i comuni, ovvero il 91,3% del totale, a rischio idrogeologico second i dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)

L’ effetto dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di siccità e alluvioni ha fatto perdere al paese oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. Per affrontare i danni dei cambiamenti climatici servono interventi strutturali e strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, efficaci e con meno burocrazia.

Intervenuto al G20 dell’agricoltura, in corso in questi giorni a Firenze, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha dichiarato:

In tale ottica un intervento strategico è la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo, a impatto zero proposti dalla Coldiretti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Chiediamo inoltre di accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ancora ferma in Parlamento da quasi un decennio, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio.

Leggi anche: Ambiente, strage di attivisti nel 2020: uccisi quattro a settimana

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Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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