La propaganda di Putin e quel tripudio di orgasmi tricolore

La campagna putinista si basa su una narrazione revanscista, dittatoriale e repressiva della guerra. Putin vuole estendere i colori della bandiera russa a tutto il mondo con una propaganda che simpatizza con i vecchi.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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La propaganda di Putin è figlia di quell’autoritarismo sadico che solo il signore del Cremlino poteva portare avanti. Basata sull’anti-democrazia, sulla censura e sull’egemonia occidentale, la campagna comunicativa dello zar si concentra non sulle strategie tradizionali che veicolano i bollettini di guerra ai cittadini, come nel caso di Zelensky, ma su un condizionamento ideologico che, bucando gli schermi, divide oppressi e oppressori.

Il lavaggio del cervello messo in atto dal boss di Mosca sta lavorando su due fronti: da un lato, sta invalidando il pensiero e tappando la bocca di chi grida alla guerra con dolore, rabbia, sconforto e soprattutto vergogna, dall’altro, invece, sta rafforzando la convinzione, nella classe borghese, che la guerra sia l’unico mezzo per far splendere la grande madrepatria russa.

Che Putin fosse la reincarnazione del demonio lo avevamo capito più o meno tutti, quello che non è chiaro però, è il disegno progettuale del grande sovrano di Mosca che, tra un tweet e l’altro sta portando il paese in un’aspirale di distruzione senza fine.

La propaganda di Putin: dentro l’energia passionale dello zar

Dobbiamo metterci in testa che il putinismo è assesato di vendetta e affamato di totalitarismo. Questo progetto irragionevole non si placherà finché, con ogni mezzo possibile, lo zar non porterà la Russia all’egemonia totale. La propaganda di Putin si fonda principalmente sulla manifestazione privatistica del totalitarismo. Al capo russo non interessano i grandi numeri, il leader di ghiaccio non punta alla spettacolarizzazione del dolore come nel caso di Zelensky, ma mira esclusivamente a sviluppare una narrazione nazional-imperialistica dei valori della guerra.

Durante il discorso allo stadio, avvenuto la settimana scorsa, Vladimir Putin è stato in grado, attraverso una comunicazione diretta, fredda e concentrata di provocare un tripudio di orgasmi tricolori provenienti dalle platee che festeggiavano l’invasione russa tra morti, distruzione e macerie.

Nel corso della festa centinaia di sostenitori hanno applaudito il trionfalismo sensazionalistico che ha indirizzato occhi, cuore, braccia e piedi dei cittadini russi verso un solo nome: quello del generale capo, quello del combattente numero uno, quello del regista della grande planimetria.

La propaganda, utilizzata durante quello che potremmo definire un macabro concerto di guerra, è riuscita a convogliare le pulsioni patriottistiche in un’unica grande orgia vivente in cui il capo del Cremlino ha ricordato a tutti la sua silente imperialità.

Putin ha organizzato una vera e propria ammucchiata concettuale, prodotta e risvegliata anche dai filosofi del ‘900, che è stata capace di ricostruire quel cordone ancestrale che lega una madre ai propri figli.

Leggi anche: Discorso di Putin alla Nazione, in migliaia allo stadio osannano il presidente russo

I dogmi della propaganda di Putin

Gli strumenti fondamentali della propaganda di Putin si concentrano principalmente in quattro fasi:

  1. Il controllo dell’informazione: a livello interno, per tenere a bada i mezzi indipendenti russi, Putin esercita pressione e ostilità più o meno sottile. Grazie all’azione univoca di potere esecutivo e giudiziario, il capo russo tiene sotto scacco tutte le emittenti del paese. A livello esterno, per sottolineare gli interessi politici russi e per spaventare i media internazionali, la comunicazione tende a evidenziare la riconquista del potere della grande Russia.
  2. La divulgazione di un’ideologia piena di odio e risentimento: nell’ambito della cultura russa, l’odio è gestito dal leader politico come espediente per recuperare le antiche ambizioni della terra russa per unificarsi con tutto ciò che viene percepito come diverso.
  3. L’abolizione della verità: la censura, nella comunicazione putiniana, non impone solo la propria volontà politica, ma costruisce dei veri e propri scenari fittizi in grado di far credere dell’esistenza di spazi politici diversificati e pluralisti. Roskomnadzor, è l’authority russa delle telecomunicazioni che si occupa di controllare i media nazionali.
  4. L’aspirazione imperialistica: il filosofo russo al quale Putin si ispira, Ivan Aleksandrovič Il’in, è portavoce del grande sogno dello zar di ricostruire una sorta di impero su un vasto territorio per permettere il ritorno di Dio. La caratteristica principale di questo principio è quella di imporsi come indiscutibile.

A chi si rivolge la propaganda di Putin?

Secondo i dati citati dal report del Cesi, la propaganda di Putin si rivolge soprattutto agli adulti dai 34 anni in su ovvero gli uomini, appartenenti a realtà lontane dalle città. I maschi sono maggiormente simpatizzanti per le ideologie del magnate russo. Invece, i giovani sotto i 30 anni, grazie all’uso massiccio dei social, si discostano di molto dalla dottrina filofascista del signore del Cremlino.

Il tono sensazionalistico, ligio, riflessivo e marmoreo viene utilizzato dal boss non per convincere o adescare nuovi fanatici zaristi, ma per rafforzare l’identità e lo status di quella potente e fondamentale classe russa che permette all’economia del paese di sopravvivere. Putin non rivolge le sue orazioni ai giovani, autonomi e indipendenti nel pensiero, ma agli oligarghi russi che hanno accresciuto le loro ricchezze grazie alla simpatia dell’ex pezzo del KGB russo.

La comunicazione mediatica, diretta agli adulti, calli di un paese ormai spacciato dalle intenzioni ingannatorie e pazzoidi di un uomo, è basata su di una storiografia Novecentesca, in cui le forze ultraconservatrici inneggiano ed esaltano l’invasione e la distruzione della guerra. I discorsi di Putin sono rivolti sempre agli uomini del passato, è a loro che il presidente si ispira e a loro che si vuole rendere omaggio in una profezia di devastazione politica, sociale ed economica che è stata in grado di avverarsi.

Leggi anche: Chi è Alexander Bortnikov: l’uomo scelto dall’élite russa per rovesciare Putin

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