Comincia oggi il processo a Patrick Zaki: rischia fino a 5 anni di carcere

Dopo un anno e sette mesi di carcerazione preventiva si è materializzato lo scenario peggiore, quello del processo.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Lo scorso giovedì 9 settembre 2021, la Procura suprema per la sicurezza dello Stato aveva tenuto una nuova sessione investigativa nei confronti di Patrick Zaki, la seconda per l’esattezza.

L’accusa lo aveva già convocato, per completare le indagini il 13 luglio 2021, un anno e mezzo dopo il suo arresto all’aeroporto del Cairo nel febbraio 2020.  

Come si è arrivati al processo a Patrick Zaki

Come si è arrivati al processo a Patrick Zaki

Tutto è cominciato li, nella città di Mansoura oltre un anno fa, un anno e 7 mesi per la precisione, a oggi 584 giorni. Patrick Zaki era stato condotto nella cittadina, nell’edificio della Procura, l’8 febbraio 2020 dopo essere sparito 24 ore, subito dopo il suo arresto avvenuto all’aeroporto de Il Cairo il giorno precedente.

In quel lasso temporale Patrick è stato minacciato e torturato con percosse e scosse elettriche mentre gli veniva chiesto della natura del suo lavoro e delle sue attività

Il mandato d’arresto per convalidarne la detenzione immediata recita le seguenti accuse: “minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo”.

Per tali accuse Patrick Zaki, in un eventuale processo, alla fine arrivato, avrebbe rischiato fino a 25 anni di carcere a causa di circa dieci post di un account Facebook, che la sua difesa considera falsi, sulla base dei quali la magistratura egiziana aveva fino a oggi basato le sue accuse. Fino a oggi.

Le accuse per Patrick Zaki sono cambiate

L’Egitto sa che Patrick Zaki, e come lui tanti, è detenuto per ragioni infondate sin dal primo giorno, e sa anche del potente caso mediatico che si è creato intorno al giovane attivista, rilasciarlo vorrebbe dire arrendersi o quanto meno inviare un messaggio di debolezza.

Perciò dopo quasi due anni di detenzione è caduto il vecchio impianto accusatorio, traballante dir poco fin dall’inizio, e dopo essersi visto prolungare di ulteriori 45 giorni la detenzione lo scorso 23 agosto, ecco che ora Patrick Zaki si vede incriminato da nuove accuse: la Procura suprema per la sicurezza dello Stato (SSSP) vuole incriminare Patrick Zaki, ricercatore dell’Iniziativa egiziana per i diritti della persona (EIPR), con l’accusa di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”, sulla base di un articolo di opinione pubblicato due anni fa.

L’articolo in questione dal titolo “Spostamento, uccisione e restrizione: i diari di una settimana dei copti d’Egitto” , come riportano EIPR e le altre organizzazioni egiziane che lottano per l’affermazione della libertà espressiva ed ideologica in Egitto, secondo la Procura suprema sarebbe stato pubblicato sulla rivista Daraj nel luglio del 2019.

La prima sessione del processo si terrà oggi martedì 14 settembre 2021, davanti al tribunale per i reati minori (di emergenza) della sicurezza dello Stato di Mansoura II. Zaki è stato incriminato sulla base degli articoli 80 (D) (Qualsiasi egiziano che ha pubblicato notizie, comunicazioni o indiscrezioni sulla situazione interna in modo tale da danneggiare lo Stato e gli interessi nazionali sarà condannato al carcere tra i 6 mesi e 5 anni e a una multa tra 100 a 500 sterline egiziane) e 102 (bis) del codice penale egiziano.

Nonostante questo le accuse restano molto deboli se non inesistenti e questo dimostra che ciò che il governo di al-Sisi tenta di fare è negare a Zaki la sua libertà, nonché la pratica della libertà di parola in difesa dei suoi diritti, e dei diritti di tutti gli egiziani, specialmente degli egiziani cristiani, all’uguaglianza e alla piena cittadinanza.

Nelle due sessioni d’indagine che hanno portato Patrick Zaki al rinvio a giudizio, la procura si è limitata ad accusare Patrick per il periodo in cui ha lavorato per l’Iniziativa egiziana per i diritti personali (EIPR), oltre a confrontarlo con le immagini di un account Facebook che l’accusa gli ha attribuito senza prove tecniche

Ed è proprio durante il completamento delle indagini che l’accusa lo ha colpevolizzato per la prima volta con articoli che Patrick Zaki avrebbe scritto tra il 2013 e il 2019, senza prove a sostegno della sua affermazione. In particolare per quell’articolo scritto sulla rivista Daja.

Se Zaki, che adesso rischia 5 anni dovesse essere condannato al massimo della pena dovrebbe restare in carcere per altri 3 anni e 5 mesi avendone già scontati 19, se la pena dovesse invece essere inferiore ai 19 mesi in quel caso la scarcerazione potrebbe essere immediata – così ha riferito All’ANSA Lobna Darwish dell’Eipr, l’ Iniziativa egiziana per i diritti personali.

Un incubo senza fine quello di Patrick Zaki

Un incubo senza fine quello di Patrick Zaki

Dall’8 febbraio la custodia cautelare di Patrick Zaki, rinchiuso nel carcere di Tora, è stata rinnovata periodicamente, senza alcuna considerazione per la mancanza di giustificazioni o prove o alcun tipo di preoccupazione per le sue condizioni di salute che lo rendono più vulnerabile all’infezione da Coronavirus. La sua custodia cautelare è stata fino a oggi un’esempio di punizione senza indagine né diritto alla difesa. 

L’Eipr ha più volte chiesto un’indagine seria sul caso sin dal primo giorno di detenzione di Patrick più di un anno e mezzo fa, al fine di far cadere tutte le accuse, viste anche le numerose violazioni che hanno segnato la sua detenzione e arresto, e lo Stato italiano invece cosa fa?

Lo scorso 7 luglio la Camera aveva finalmente approvato la mozione che avrebbe impegnato il governo a conferire la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, dopo che questa era già stata approvata in Senato il 14 aprile. Da allora non si è mossa una foglia.

La cittadinanza italiana non risolverebbe il problema, ma darebbe allo Stato la possibilità di avvalersi maggiormente nella richiesta di rilascio e quindi di assistere Patrick Zaki nella propria difesa.

Leggi anche: Patrick Zaki compie 30 anni: in tutta Italia movimentazioni per chiederne il rilascio



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