Continua l’incubo per Patrick Zaki: rinnovata la detenzione nel carcere di Tora per altri 45 giorni

Ancora 45 giorni di carcere per Patrick Zaki, che è stato interrogato dalle autorità per la prima volta da quando la sua detenzione è cominciata l'8 febbraio 2020

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Per Patrick Zaki, altri 45 giorni di detenzione preventiva. Continua l’incubo senza fine nel carcere di Tora per lo studente egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna arrestato nel febbraio dell’anno scorso per propaganda sovversiva su internet. 

A darne conferma è stata Lobna Darwish, una rappresentante dell’Ong “Eipr” (l’Iniziativa egiziana per i diritti personali), di cui fa parte anche Zaki, annunciando l’esito di un’udienza che si è svolta ieri.

Patrick Zaki è stato interrogato per la prima volta dopo mesi dal suo arresto

L’ennesimo rinnovo della carcerazione è stato deciso dopo un’udienza svoltasi lunedì, con annuncio dell’esito previsto per martedì, quando però si è tenuta una “sessione investigativa”, ovvero un interrogatorio, come rivelato dagli attivisti del gruppo “Patrick Libero” i quali hanno riferito essere durato oltre le due ore.

Patrick è stato interrogato per la prima volta dalla prima settimana del suo arresto nel febbraio 2020. Questo è quanto scritto dagli attivisti di “Patrick Libero”:

Vorremmo condividere con voi due aggiornamenti su Patrick Zaki, che ci confondono ulteriormente perché non sappiamo quale destino lo attenda nel prossimo futuro. Lunedì 12 luglio la Corte d’Appello – tenuta in un’aula consultiva – ha ordinato altri 45 giorni di detenzione preventiva per Patrick, in attesa delle indagini.

Oltre all’udienza di lunedì, martedì 13 si è tenuta una sessione investigativa per Patrick da parte della Procura Suprema di Sicurezza dello Stato, una misura presa per la prima volta dalla prima settimana del suo arresto nel febbraio 2020.

L’indagine è durata più di due ore, durante le quali Patrick è stato interrogato in dettaglio sulla natura del suo lavoro, sui suoi progetti di ricerca passati e sul suo background formativo. Speriamo che le nuove misure non siano un’indicazione di sviluppi negativi che renderebbero la vita di Patrick ancora più difficile.

Speriamo che, con la ripresa delle indagini, emerga presto la sua innocenza e che la falsificazione del verbale di arresto sia chiarita. Speriamo anche che l’accusa prenda in considerazione le richieste presentate dai suoi avvocati nel corso di un anno e mezzo di detenzione preventiva: documenti che provano la falsificazione del verbale d’arresto, la sua tortura e la sua detenzione un giorno intero prima della data indicata ufficialmente nel verbale d’arresto falsificato.

La verità è che questi nuovi sviluppi potrebbero avere un impatto positivo o negativo sul caso. Non c’è modo di sapere dove potrebbero portare il caso.

Tutto quello che speriamo, dopo quasi un anno e mezzo di custodia cautelare senza indagini, è che riprendere le indagini sul suo caso acceleri la decisione dell’accusa; una decisione che faccia cadere tutte le accuse contro di lui e lo lasci libero di tornare alla sua vita, per riprendersi da questa ingiustificata esperienza dolorosa per lui e la sua famiglia il più presto possibile.

Detenzione Patrick Zaki, Amnesty: “Il governo prenda subito un’iniziativa”

Sembrano dunque essere caduti completamente nel vuoto gli appelli della società civile italiana, con in testa l’Università di Bologna di cui Patrick Zaki è studente.

Per non parlare dell’iniziativa del Parlamento italiano che nei giorni scorsi ha approvato una mozione della Camera che impegna il governo ad attivarsi per la concessione della cittadinanza allo studente, mozione approvata all’unanimità, con la sola astensione di Fratelli d’Italia.

Un documento in cui si richiede al governo di “avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana” e di “continuare a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione”, che Amnesty ha definito disumane. Ma fin qui il governo italiano non ha dato seguito all’iniziativa.

Anche il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, si è espresso in seguito al prolungamento della detenzione:

Mi chiedo se anche dopo il secondo voto del parlamento in favore di Patrick Zaki il Governo italiano continuerà a invitare alla cautela e al silenzio, oppure prenderà qualche iniziativa. 

Ad esempio, convocando l’ambasciatore d’Egitto in Italia per esprimere il proprio scontento.

Ci sono volute 48 ore per conoscere un esito che purtroppo molti davamo per scontato, una sentenza ancora una volta crudele, che farà aumentare fino a oltre un anno e mezzo la detenzione senza processo e senza possibilità di difendersi.

Patrick Zaki: parlano i politici

“Altri 45 giorni, come una goccia d’odio, provate a immaginare l’estate in quella cella. Lo dico anche al governo italiano che ha preso degli impegni che ancora stiamo aspettando. Non è possibile, non è possibile #FreePatrickZaki”, ha commentato su Twitter Filippo Sensi del Pd.

“Ma cosa aspetta il governo italiano ad attribuire la Cittadinanza italiana a #Zaki ? E a interrompere i traffici d’armi con il governo di un Paese che calpesta i diritti umani? La via del silenzio diplomatico è assolutamente fallimentare”, si chiede. l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino su Twitter.

“Stiamo assistendo a un processo farsa dove le udienze preliminari vengono continuamente rinviate di 45 giorni in 45 giorni. Dopo mesi di carcerazione preventiva in cui la magistratura egiziana non ha mostrato nessuna volontà di indagare, ma solo quella di punire e reprimere, Patrick Zaki è stato interrogato dagli inquirenti, per la prima volta dal febbraio 2020. Questa detenzione non è più tollerabile: è necessario un urgente intervento dell’Europa e delle organizzazioni internazionali per mettere maggiore pressione all’Egitto di Al Sisi e ottenere il rilascio di Zaki”, hanno commentato in una nota le deputate e i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Esteri.

Leggi anche: Patrick Zaki compie 30 anni: in tutta Italia movimentazioni per chiederne il rilascio

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