Pocketalk, il traduttore tascabile per parlare e farsi capire in tutto il mondo

Martina Mugnaini
Martina Mugnaini
Martina Mugnaini. Classe 1991. Nata e vissuta a Roma, ha un forte legame con le sue origini fiorentine. Laureata in Filologia Moderna alla Sapienza e giornalista, ama scrivere di tutto quello che riguarda l’arte, la letteratura, il teatro e la cultura digitale. Da anni lavora nel campo della comunicazione e del web writing interessandosi di tutto ciò che riguarda l'innovazione. Bibliofila e compratrice compulsiva di libri di qualunque genere, meglio se antichi: d'altronde “I libri sono riserve di grano da ammassare per l’inverno dello spirito” e se lo dice la Yourcenar sarà vero.
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Vi siete mai chiesti come fosse possibile che in tutti i film di fantascienza gli alieni di turno comunicassero senza nessun problema con noi umani, abbattendo in un istante barriere linguistiche di intere galassie, quando tu magari riusci a capire a stento i dialetti del tuo paese? Ebbene questo inconveniente viene sempre risolto in modo semplice ricorrendo all’uso di futuristici sistemi iper-tecnologici di traduzione simultanea. Basti pensare al Babelfish della saga letteraria Guida Galattica per gli autostoppisti, un piccolo pesciolino giallo che una volta inserito nell’orecchio, permette di comprendere istantaneamente quanto viene detto in qualsiasi lingua dell’universo. Anche se non siamo ancora arrivati a questo punto, l’umanità qualche timido passo avanti lo ha fatto: stiamo parlando di Pocketalk. Leggi anche: A caccia di aurore boreali! L’esperienza che non dimenticherai mai

Pocketalk, il traduttore universale e simultaneo che entra in una tasca

L’azienda giapponese Sourcenext ha creato un traduttore portatile universale e lo ha chiamato Pocketalk, letteralmente “chiaccherata in tasca”. Un dispositivo in grado di comprendere e tradurre ben 74 lingue e di offrire, per la maggior parte di queste, anche una funzionalità vocale che pronuncia immediatamente tradotte le frasi appena registrate. Tutto questo, proprio come suggerisce il nome, a portata di tasca. Non solo per il costo – intorno ai 200€, ma soprattutto per le dimensioni: pesa 100 grammi, è grande più o meno come uno smartphone e contiene tutto quello che serve per il suo funzionamento autonomo — da un microfono dotato di funzioni di noise canceling per isolare la voce in ogni condizione ambientale all’altoparlante che rimanda forte e chiaro le traduzioni, passando per una batteria interna in grado di sostenere 7 ore di utilizzo. Parola d’ordine: user-friendly. Pocketalk è pensato per essere il più possibile semplice da usare: le lingue tra le quali effettuare le traduzioni si selezionano utilizzando il display da 2,4 pollici ma per attivare il dispositivo quando serve basta premere un tasto e lasciare che sia lui a fare il resto. L’algoritmo di traduzione può elaborare frasi della lunghezza di circa 30 secondi impiegando pochi secondi per fornire la traduzione. Leggi anche: Sindrome di Wanderlust: l’irresistibile richiamo del mondo

Un interprete digitale da portare sempre con te

Per tradurre da una lingua all’altra, Pocketalk ricorre a server cloud presenti in Rete grazie ad una connessione Wi-Fi oppure alla sua rete dati con sim integrata che funziona in 109 paesi del mondo. Questo rende il dispositivo utilizzabile ovunque ci sia connettività. Si potrebbe pensare che le funzioni di Pocketalk non siano poi così diverse da quelle di un traduttore universale come quello di Google o Microsoft, ma il suo punto di forza sta proprio nel fatto che si tratta di un dispositivo autonomo, utilizzabile indipendentemente dallo smartphone e soprattutto pensato per fare una cosa sola e farla bene. Insomma un ottimo pretesto per portarlo sempre con sé durante i viaggi, per scoprire nuove culture ed entrare in contatto con altre persone. Noriyuki Matsuda, CEO e Founder di Sourcenext, ha dichiarato:

“Abbiamo sviluppato Pocketalk per aiutare le persone a stabilire tra loro una linea di comunicazione istantanea. In Giappone abbiamo ottenuto un grande successo e stiamo riscontrando i primi risultati, anch’essi molto buoni, negli USA e in Canada. Ora sbarchiamo in Europa e in particolare in Italia, la nazione turistica per antonomasia, e siamo molto fiduciosi”.

Matsuda ha poi aggiunto:

“La nostra mission è sempre stata quella di promuovere la comprensione e il rispetto tra culture diverse. La necessità di connettere i popoli e ridurre i confini è oggi più forte che mai e questo è esattamente il nostro obiettivo”.

Leggi anche: Kazakistan: esiste un’incredibile foresta ‘sottosopra’ nel lago Kaindy   di Martina Mugnaini

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