Sindrome di Wanderlust: l’irresistibile richiamo del mondo

Federica Tuseo
Federica Tuseohttp://ildigitale.it
Federica Tuseo. Classe 1994. Redattrice. Nomade digitale, alla costante ricerca di novità e sempre pronta a partire per girare il mondo, raccontando storie di vita vissuta. Una laurea triennale in Lingue e culture moderne ed una magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Web, startup e innovazione sono i suoi orizzonti di ricerca.
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Se sentite il costante bisogno di cambiare città, di conoscere nuove culture, lingue, persone, se per voi è forte il richiamo di Paesi lontani, mete sconosciute e non fate altro che programmare il prossimo volo da prendere, probabilmente siete affetti dalla sindrome di wanderlust. Sono migliaia le persone a contrarre questa “malattia” e spesso è anche molto contagiosa, ma tranquilli, la vostra non è una vera e propria patologia. Dal tedesco “wanderlust”, ovvero “desiderio di vagabondare”, anche nota come “malattia del viaggiatore”, essa rappresenta più una fissazione: l’ossessione di conoscere il mondo.

La malattia del viaggiatore è scritta nel nostro Dna.

Come riconoscerla?

La sindrome di wanderlust ha sintomi ben precisi: una certa allergia al concetto di casa, una ricerca compulsiva dei migliori prezzi di hotel e voli, un forte desiderio di compiere esperienze nuove ed inconsuete. Il quadro clinico del viaggiatore compulsivo ci fa subito percepire il viscerale richiamo del mondo non come una patologia, bensì come l’espressione di una passione, un’abitudine per i sognatori e per chi concepisce la vita come un dono che, per esser definito come tale, va vissuto fino in fondo cogliendo ogni singola occasione, con curiosità e continua ricerca. Tuttavia, la scienza avrebbe dimostrato che chi è affetto dalla malattia del viaggiatore ce l’ha scritto nel Dna. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Evolution and Human Behaviour la colpa sarebbe di un gene, cioè il recettore della dopamina D4, responsabile della passione e dell’amore per tutto ciò che è esotico e sconosciuto. Questo gene, noto anche come “gene del viaggio”, pare che non sia presente in tutti, ma faccia parte del Dna di circa il 20% della popolazione mondiale, in particolare è più comune nelle regioni in cui c’è stato un flusso alto di migrazioni. Un ulteriore studio finanziato dal National Geographic, conferma la stessa teoria. Leggi anche:Il Canada è la terra promessa: quali sono le 10 cose che proprio non puoi perderti?

Un viaggio imperdibile per i wanderlust? Un road trip lungo la route 66, USA.

Suggerimenti per viaggiare con la mente

Se anche voi siete sempre con la valigia pronta per una nuova avventura e non vedete l’ora di partire in ogni momento, ma siete bloccati da lavoro, famiglia o budget c’è sempre una soluzione. Esistono tanti rimedi utili per lenire il malessere e per colmare il tempo che vi separa dal prossimo viaggio, eccone alcuni facili da mettere in pratica:

  1. Imparare una nuova lingua – mettersi in gioco con una lingua diversa è una sfida, ma è anche un passaporto che permetterà di sentirsi più a proprio agio in un futuro Paese da visitare e che sicuramente apre la mente.
  2. Più contatto con la natura – spesso si ignora ciò che è a portata di mano, quindi perché non godersi il relax in un parco vicino casa, percorrendo sentieri e respirando aria fresca e positività?
  3. Stringere nuove amicizie – incontrare persone diverse è un modo per esplorare nuovi mondi, menti e pensieri lontani dal proprio modo di percepire le cose, aprirsi a culture più o meno simili alla propria.
  4. Fare qualcosa di nuovo ogni giorno – rompere la routine, uscire dalla comfort zone e concedersi a nuove attività è uno stimolo da cui potrebbero nascere nuove passioni e che aiuta ad aprirsi e a sentirsi più motivati.

Che abbiate o meno i sintomi, la verità è che questo stimolo verso la scoperta dell’ignoto e l’irresistibile fascino di terre lontane è un qualcosa insito nell’essere umano dalla notte dei tempi. Quindi è giusto anche assecondare la naturale propensione verso il viaggio. Come scrisse Kerouac nel suo immortale “Sulla strada”:

“Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no?”

Leggi anche:Il castello della Disney esiste davvero di Federica Tuseo

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Federica Tuseo. Classe 1994. Redattrice. Nomade digitale, alla costante ricerca di novità e sempre pronta a partire per girare il mondo, raccontando storie di vita vissuta. Una laurea triennale in Lingue e culture moderne ed una magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Web, startup e innovazione sono i suoi orizzonti di ricerca.
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