Piano vaccini, ora Draghi fa la voce grossa con le Regioni: “Serve una strategia coordinata”

Sul piano vaccini il premier esige una sterzata decisiva da parte delle regioni. Basta ai furbetti e ai "salta il turno" per gli amici degli amici.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Piano vaccini, si cambia. Per accelerare la campagna vaccinale e quindi dare un cambio netto di rotta al piano vaccini serve migliorare il coordinamento con tutte le regioni.

Questo è stato il tema centrale durante l’incontro tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, in cui si è parlato delle soluzioni possibili per rilanciare il piano vaccini.

Dopo la nomina del nuovo commissario straordinario, il generale Francesco Figliuolo, sono state cambiate le priorità. E quello che adesso il Governo chiede alle Regioni è che, oltre alla nuova gestione, venga anche chiarito quali e quante siano le dosi di vaccino disponibili, da qui alla fine del secondo trimestre.

Fonti vicine a Palazzo Chigi descrivono un presidente del Consiglio fortemente arrabbiato, non solo per l’ennesimo flop che ha coinvolto la Regione Lombardia riguardo il sistema di prenotazione vaccini, ma anche a causa dell’intero piano vaccinale, che non riesce a partire.

Basta insomma con le linee affidate alle singole regioni, ora la linea sarà dettata da Palazzo Chigi.

Draghi inoltre si dice “impressionato” dalle disparità in termini di età: la fascia 70-79 anni è la meno vaccinata, 322 mila persone surclassate dai ventenni: 574 mila somministrazioni del gruppo 20-29 anni.

La priorità del piano vaccini, lo ricordiamo, rimane sempre quella di vaccinare prima gli anziani.

Piano vaccini: una piattaforma unica di prenotazione affidata a Poste Italiane

Piano vaccini: una piattaforma unica di prenotazione affidata a Poste Italiane

Il piano vaccini, dopo lo stop temporaneo di AstraZeneca, prova a rimettersi al passo. Il governo Draghi probabilmente vorrà adottare una strategia unica e coordinata con tutte le regioni per poter realmente dare un’accelerata alla somministrazione dei vaccini.

La soluzione dettata insieme al commissario per l’emergenza Covid, Francesco Figliuolo, è quella dell’adozione della piattaforma di PosteItaliane per la prenotazione dei vaccini, utilizzata al momento soltanto da 6 regioni: Lombardia, Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo e Basilicata.

L’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, ha spiegato:

Con la nostra informatica “agile” basata su Cloud, abbiamo creato una piattaforma tecnologia allo stato dell’arte, che consegna e segue le dosi lungo la catena logistica, offrendo un sistema di prenotazione multicanale in sei regioni, raggiungendo circa il 35% della popolazione.

Le altre regioni al momento, quelle che ancora non si affidano alla piattaforma Poste, si muovono in ordine sparso.

Piano vaccini: la prenotazione nelle regione che ancora non usano la piattaforme Poste

In effetti, avere un quadro completo della gestione italiana sulle prenotazioni dei vaccini è piuttosto difficile.

La Campania si è organizzata con una propria piattaforma online. Bisogna invece collegarsi al sito della regione per quel che riguarda Lazio ed Emilia Romagna. In Friuli Venezia Giulia la vaccinazione si può prenotare tramite il Cup delle Aziende Sanitarie e delle farmacie, oppure tramite call center. Nelle Marche è possibile prenotare il vaccino  sul portale dell’Azienda sanitaria unica regionale, mentre il Molise ha aperto un’apposita pagina web. In Puglia è possibile prenotare la vaccinazione  tramite il sito di PugliaSalute, nelle farmacie abilitate al servizio Farmacup e tramite il Cup della propria Asl, mentre la Toscana contatta direttamente i pazienti della fascia d’età interessata dalla vaccinazione, tramite medico di base. E ai propri medici di base si affida anche l’organizzazione del Piemonte.

L’Umbria ha scelto il portale Cup Umbria e la rete di farmacie regionali, mentre la Sardegna contatta i pazienti tramite le segreterie Cup, come fa il Veneto.

Piano vaccini: incontro tra Governo e presidenti di Regione

Piano vaccini: incontro tra Governo e Presidenti di regioni

Oggi dovrebbe essere in programma un incontro tra i presidenti di Regione e il Governo.

Nelle prossime ore circa un milione di dosi del vaccino Pfizer verranno distribuite ai governatori. Saranno interessate 214 strutture sanitarie. Lo schema all’interno del quale si muove il premier è quello della più ampia collaborazione possibile.

Nel frattempo si sono susseguite varie dichiarazioni da parte di alcuni esponenti politici. Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, ha affermato:

In Emilia Romagna il problema non è l’organizzazione, ma le dosi che non erano in numero sufficiente per vaccinare tutti quelli che saremmo in grado di poter fare.

Si è unito al coro il Governatore del Veneto, Luca Zaia:

Questa settimana dovremmo avere 131.370 vaccini in arrivo in Veneto, ma ad oggi quelli di Moderna non sono confermati.

Su Pfizer se non arriva la consegna siamo quasi a zero con il magazzino, abbiamo solo 16.224 dosi.

Speriamo che da metà aprile arrivi il vaccino Johnson & Johnson che prevede una sola dose, questo ci aiuterà non poco.

Dalla Liguria il presidente Giovanni Toti intervenendo a Radio1, commentando l’ambizioso piano vaccini del generale Figliuolo, riguardo l’intenzione di arrivare a somministrare 500 mila dosi al giorno, si è espresso così:

Per arrivare a somministrare 500.000 vaccini al giorno in tutta Italia, bisogna avere 500.000 dosi al giorno, cosa da cui siamo lontani ed è il primo lavoro di cui dovrebbe occuparsi il governo.

Prima di lavorare al coordinamento con le Regioni, in altre parole, bisogna muoversi (ed è un compito di Roma) per assicurare che tutte le dosi promesse e conteggiate nel piano vaccinale ci siano.

Poi, ben venga la task force nazionale per dare una mano alle Regioni, anche se una task force nazionale esisteva già e avrebbe dovuto mandare sui territori moltissimi medici, infermieri e vaccinatori, ma se ne sono visti pochi.

Nessuna intenzione da parte del Governo di sconvolgere gli organismi che presidiano i territori, ma servirà un aiuto (anche per quanto riguarda il numero stesso dei vaccinatori), con l’obiettivo di arrivare a un quadro di unità stabile per supportare l’azione di chi sta sul campo ed evitare il rischio caos.

Una pronta ed efficiente collaborazione nazionale vale sia per le forze politiche al governo, ma soprattutto per le Regioni, alcune delle quali stanno trovando difficoltà ad attuare il piano vaccini.

Leggi anche: La guerra dei vaccini, sul dark web si vendono a 1.200 dollari

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