Sileri sul piano pandemico: “Alcuni dirigenti andrebbero presi a calci nel sedere”

Il viceministro interviene con parole forti, chiedendo le dimissioni di Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute, per mancanza di trasparenza sui piani pandemici dell'Italia, già al centro di diverse inchieste.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Durante un’intervista a Non è l’Arena su La7 Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, chiede le dimissioni del segretario generale del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco. Ragione della richiesta sarebbero le numerose assenze durante le riunioni del Comitato tecnico scientifico e il non aver dato risposte sulla preparazione dei piani pandemici, di cui l’ultimo risalirebbe al 2006 oltre ad una bozza mai trasmessa del 2019.

Il viceministro Sileri a Non è l’Arena

Parole forti quelle pronunciate dal viceministro della Salute, PierPaolo Sileri, intervistato da Massimo Giletti a Non è l’Arena, su alcuni dirigenti del Ministero della Salute e in particolare sul segretario generale, Giuseppe Ruocco. Ha detto:

La cosa migliore, avendo visto i verbali del Cts è che si dimetta.

Ho fatto diverse domande sui piani pandemici, ed esigo delle risposte. Il problema non è né Speranza, né Sileri, né Zampa, ma sono alcuni amministrativi.

Intanto togliamoli, mandiamoli via a calci nel sedere e poi decidiamo.

Dapprima Sileri ha specificato che piano pandemico e piano influenzale sono la stessa cosa, per poi lamentarsi del fatto di aver ignorato l’importanza dei piani pandemici e di non aver ricevuto risposte al riguardo. A mancare sarebbe stata la trasparenza, aspetto che lui stesso garantirebbe qualora dovesse lasciare il suo incarico.

Importante anche, a detta del viceministro, trovare di chi siano le responsabilità altrimenti i morti di Covid saranno morti invano.

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Nel mirino il piano pandemico

Piano pandemico_Ranieri Guerra
Ranieri Guerra, vicepresidente dell’Europa per l’Oms.

Quello che esprime Sileri riguardo alla necessità di ricercare le responsabilità e avere chiarezza sul piano pandemico è una questione che nasce da lontano.

Un gruppo di ricercatori con base a Venezia pubblica a metà maggio sul sito dell’Oms un rapporto sulla pandemia di Covid-19 in Italia, un documento che descrive il periodo più duro della prima ondata e si interroga su cosa non abbia funzionato nella gestione dell’emergenza. In questa occasione viene fuori che il piano pandemico, che avrebbe dovuto prevedere le risposte del Paese a un tale evento, non veniva aggiornato dal 2006.

Il documento nel giro di 24 ore scompare dal sito dell’Oms. La questione sarà ripresa dal quotidiano The Guardian, che andrà a intervistare i ricercatori che avevano realizzato il rapporto, secondo i quali a chiedere la rimozione del documento sia stato Ranieri Guerra.

Guerra oggi è il vicepresidente dell’Europa per l’Oms e nel 2017 avrebbe confermato il piano pandemico senza neanche rivederlo, quando era direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute.

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Piano pandemico tra Report, Guardian e Procura

Piano pandemico_Francesco Zambon
Francesco Zambon, ricercatore.

Il Guardian parla di cospirazione tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute italiano. Francesco Zambon, uno dei ricercatori che ha firmato il report, nell’intervista accusa sia Guerra che l’Oms.

Guerra avrebbe minacciato Zambon di licenziamento se non avesse modificato la parte del documento che faceva riferimento al piano pandemico, mentre l’Oms si opporrebbe al fatto che i ricercatori possano raccontare la loro versione.

La vicenda, oltre a esser stata divulgata al grande pubblico dal programma Report, è in corso di accertamenti da parte della Procura di Bergamo, che ha chiesto di poter ascoltare gli ormai famosi ricercatori, sui quale vige l’immunità.

Queste le parole di Zambon dalle pagine del Guardian:

Quando ho ricevuto la prima convocazione l’ho segnalato all’ufficio legale dell’Oms e subito dopo hanno risposto dicendo che non potevo andare perché ero protetto dall’immunità, nonostante il fatto che volevo andare perché avevo qualcosa da dire.

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