Calabria, processo “Petrolmafie”: enti pubblici e comuni chiedono di costituirsi parte civile

Udienza preliminare nell'ambito dell'inchiesta "Petrolmafie", rischiano il rinvio a giudizio 85 imputati con le accuse di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita. Alcuni comuni del vibonese ed enti pubblici hanno fatto richiesta di costituirsi parte civile nel processo.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Procedimento Petrolmafie. La prima udienza preliminare nell’aula bunker di Lamezia Terme, dove già si tiene il maxi processo alla ‘ndrangheta vibonese, dovrà stabilire se rinviare a giudizio ben 85 gli imputati con le accuse a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita.

Petrolmafie: ancora legami tra ‘ndrangheta e imprenditoria


L’inchiesta “Petrolmafie” ha visto al centro delle indagini preliminari i Calabria alcuni imprenditori del vibonese, i D’Amico, attivi principalemente nel commercio di carburanti, nonché ritenuti infiltrati dalla ‘ndrina dei Mancuso di Limbadi, i quali sono alleati con gran parte della provincia di Vibo Valentia (Bonavota di S. Onofrio, gruppo di San Gregorio, Anello di Filadelfia e Piscopisani) e di quella di Raggio Calabria (Piromalli, Italiano di Delianuova, Pelle di San Luca).

Presso l’aula bunker di Lamezia Terme, nell’ambito del procedimento Petrolmafie è stata depositata richiesta di costituirsi parte civile da parte dei comuni di Limbadi e Sant’Onofrio, la Provincia di Vibo Valentia, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, l’Agenzia delle entrate, la Regione Calabria.

Tra questi anche un ente privato ha depositato la propria richiesta di costituirsi parte civile a Cooperativa Po. Ro. Edile, vittima di estorsione da parte di alcuni degli accusati: Anello Francescantonio, Barbieri Giuseppe, D’amico Giuseppe, Fiare’ Filippo, Gallone Pasquale, Giofre’ Gregorio, Mancuso Luigi, Prestanicola Daniele, Ruccella Giuseppe e Tedesco Francescantonio.

L’accusa ritiene che la ditta avrebbe subito numerose pressioni per rivolgersi a esponenti di spicco dei Mancuso al dine di ricevere ordine su alcuni specifici lavori di cui la ditta avrebbe dovuto occuparsi. In particolare quelli di realizzazione del complesso Parrocchiale di Pizzo “Risurrezione di Gesù” (commissionato dalla Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, per un importo complessivo di 4.579.654,22 euro). La cooperativa sarebbe stata costretta ad avvalersi delle imprese imposte dalle famiglie Mancuso, Bonavota e Anello.

Petrolmafie: tra gli imputati anche il presidente della Provincia di Vibo Valentia

Uno dei nomi più pesanti nella lista degli imputati è sicuramente quello di Salvatore Solano, presidente della Provincia di Vibo Valentia e sindaco di Stefanaconi. Sola è accusato di corruzione, scambio elettorale politico-mafioso e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa.

La Dda di Reggio riporta che Salvatore Solano in tal senso avrebbe raggiunto un accordo con il cugino Giuseppe D’Amico (quest’ultimo detenuto per reati di mafia). Il fine dell’accordo prevedeva da parte di Solano di essere eletto nelle elezioni del 2018 (in una coalizione sostenuta da Forza Italia).

Per raggiungere tale scopo sarebbero stati adoperati metodi intimidatori nei confronti degli elettori anche per affidare alla ditta del cugino di Solano, Giuseppe D’Amico, appalti per la bitumazione delle strade in maniera illecita e con materiale scadente.

Gli 85 imputati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita. L’udienza preliminare proseguirà il prossimo 11 ottobre. È prevista la decisione del gup Matteo Ferrante sulle costituzioni di parte civile, le scelte del rito e la requisitoria dell’accusa.

Hanno avanzato richiesta di costituzione di parte civile il presidente del Consiglio dei ministri, il ministero dell’interno, i Comuni di  Limbadi, Sant’Onofrio, Vibo Valentia, Provincia di Vibo, Regione Calabria, le associazioni antiracket e Cooperporo.

Petrolmafie è l’inchiesta coordinata da ben 4 procure Catanzaro, Napoli, Reggio Calabria e Roma che ad aprile aveva portato all’arresto di 75 persone accusate di fare parte di una organizzazione dedita al riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi, furono sequestrati beni per un miliardo di euro.

Tra questi ricorderete il nome di Anna Bettozzi, al secolo Ana Bettz, ex cantante e vedova ereditiera del petroliere Sergio Di Cesare, e che figura tra i nomi degli 85 imputati del processo Petrolmafie.

Anna Bettozzi è accusata di aver favorito, tramite la sua azienda Made Petrol Italia Srl, le attività del clan camorristico dei Moccia di Afragola e dei Mancuso di Limbadi in Calabria.

Leggi anche: ‘Ndrangheta e traffico di rifiuti: la mafia calabrese continua ad avvelenare l’Italia

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