‘Ndrangheta e traffico di rifiuti: la mafia calabrese continua ad avvelenare l’Italia

Nel 2021 la 'ndrangheta ha dimostrato ancora una volta di trarre parte dei suoi infiniti proventi non solo dal traffico internazionale di cocaina ma anche dallo smaltimento illegale dei rifiuti.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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‘Ndrangheta e traffico di rifiuti. Come ormai appurato da anni le ecomafie continuano a estendere i loro tentacoli nel settore dello smaltimento, nonostante le numerose azioni di contrasto.

La ‘ndrangheta continua a essere l’organizzazione criminale numero uno nel traffico illegale di rifiuti, continuando ad avvelenare le terre e le acque del paese.

Legambiente nella propria relazione annuale lancia ancora una volta l’allarme.

L’ultimo episodio che testimonia le connessioni tra ‘ndrangheta e traffico di rifiuti è avvenuto alcuni giorni fa a Milano, dove nell’ambito di un blitz sono stati arrestati anche due imprenditori lombardi collusi.

‘Ndrangheta e traffico di rifiuti: l’allarme di Legambiente

'Ndrangheta e traffico di rifiuti: l'allarme di Legambiente

Che le mafie siano radicate al nord ormai questo è stato ampiamente dimostrato dai processi, e continua ancora a essere dimostrato.

Di pochi mesi fa è infatti un maxi bliz attuato in Toscana, in cui ancora una volta erano coinvolti ‘ndrangheta e traffico di rifiuti, l’inchiesta è stata denominata “KEU”.

Su questa importante operazione si è espressa preoccupata anche Legambiente che in seguito ha subito dichiarato:

Dal movimento terra ai traffici illegali di rifiuti, l’inchiesta “KEU” fa emergere un’inquietante capacità di diffusione della ‘ndrangheta nelle filiere tradizionali dell’ecomafia.

Dobbiamo difendere l’economia circolare dai tentativi di stravolgerla per abbattere i costi di smaltimento degli scarti di produzione e accumulare quindi profitti illeciti.

L’operazione “KEU”

L’Operazione dei Carabinieri e della DDA di Firenze ancora una volta ha portato alla luce il doppio nodo tra ‘ndrangheta e traffico di rifiuti con 23 arresti.

Le indagini hanno scoperto diverse attività criminali riconducibili a una cosca della ‘ndrangheta infiltratasi in Toscana, nella provincia di Empoli.

Nella rete degli affari illeciti, nemmeno a dirlo, il traffico di cocaina, ma non solo.

Inquietante è risultato nuovamente il controllo delle ‘ndrine sul territorio: dai lavori stradali allo smaltimento illecito di grandi quantità di rifiuti speciali prodotti dal Distretto Conciario di Santa Croce sull’Arno.

Questo ha riaperto ancora una volta il capitolo di ‘ndrangheta e traffico di rifiuti.

Stefano Ciafani e Fausto Ferruzza, rispettivamente Presidente nazionale e regionale di Legambiente avevano dichiarato:

Siamo esterrefatti e preoccupati per le evidenze di cui siamo venuti oggi a conoscenza con Operazione Keu.

In manette sono finiti esponenti della cosca Gallace, originaria di Guardavalle (Catanzaro) ma negli anni stabilitasi a Nettuno nel Lazio.

Tra gli indagati anche esponenti politici e dirigenti di enti pubblici, come il capo di gabinetto della Regione Toscana Ledo Gori e la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda. Deidda è accusata di associazione a delinquere. 

Un vero e proprio sistema che vede coinvolti l’Associazione Conciatori di Santa Croce ed alcuni singoli consorzi.

Per l’accusa venivano smaltire illegamente le ceneri di risulta degli scarti conciari classificate come “Keu” ovvero: altamente inquinanti.

Questi scarti sarebbero state sbrigativamente miscelati con altri materiali inerti (materiali grezzi usati nelle costruzioni) e riutilizzati in attività edilizie.

Circa 8.000 tonnellate di questi rifiuti contaminati sarebbero stati usati nella realizzazione del V lotto della Strada 429 (in Valdelsa), già molto chiacchierata per i suoi rilevanti impatti paesaggistici.

L’attività criminale con al centro ‘ndrangheta e traffico di rifiuti in Toscana, si sarebbe avvalsa di una fitta rete di collusioni e tra i reati contestati figurano anche alcuni dei delitti ambientali introdotti nel nostro Codice penale grazie all’azione di Legambiente, come l’inquinamento e l’impedimento al controllo.

Gli scavi di ieri mattina

Ieri mattina tra l’altro alle 9:30 sono cominciati i primi scavi per trovare il Keu, l’inerte finale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli delle aziende di Santa Croce.

Le operazioni di ieri mattina si sono concentrate a Empoli su un preciso tratto: poco più di duecento metri, dalla rotatoria di Brusciana al cavalca ferrovia . È lì che secondo gli indizi forniti dalle indagini potrebbero essere state smaltite abusivamente le circa 8000 tonnellate di rifiuti contaminati.

Leggi anche: ‘Ndrangheta, arrestato Tallini, presidente del Consiglio della regione Calabria

‘Ndrangheta e traffico di rifiuti: il rapporto Legambiente 2020

'Ndrangheta e traffico di rifiuti: il rapporto Legambiente 2020

Come riportato dall’ultimo rapporto di Legambiente del 2020 sulle ecomafie nel 2019 in Italia sono cresciute le illegalità ambientali: 34.648 reati accertati, alla media di 4 ogni ora. Un incremento del +23.1% rispetto al 2018.

La situazione al sud resta la peggiore e nei reati ambientali ovviamente non sono coinvolte solo la ‘ndrangheta e il traffico di rifiuti.

La Campania continua a essere tristemente in testa alla “classifica” con 5.549 reati contro l’ambiente, seguono rispettivamente in ordine Puglia, Sicilia e Calabria (prima regione del Sud come numero di arresti).

La forte presenza mafiosa al sud concentra quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, esattamente il 44,4%.

La Lombardia la regione con più arresti

Il dato che la dice lunga sull’estensione degli affari criminali in questo senso e che intensifica la tesi che vede soprattutto ‘ndrangheta e traffico di rifiuti al centro ha come protagonista la Lombardia.

La regione del nord da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare, ha collezionato più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, che si fermano a 86.

Le cifre che riguardano complessivamente i guadagni delle ecomafie sono da brividi. Un giro d’affari stimato in 19,9 miliardi di euro per il solo 2019. Dal dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 miliardi di euro. 

Le mafie da sole chiaramente non sarebbero in grado di creare reti così capillari senza la connivenza e la cooperazione di imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi che insieme ai clan si dividono in proventi.

Secondo Legambiente solo nel 2019 sono stati 371 i clan (3 in più rispetto al 2018) attivi in tutte le filiere: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare.

Leggi anche: ‘Ndrangheta, 49 arresti in tutta Italia. Ai domiciliari il sindaco di Rosarno

‘Ndrangheta e traffico di rifiuti: ancora arresti in Lombardia

'Ndrangheta e traffico di rifiuti: ancora arresti in Lombardia

La Lombardia non esiste senza la Calabria.

Questa frase è stata pronunciata da un pentito, figura chiave del processo denominato “Infinito” (il processo che ha portato alla sbarra le ‘ndrine calabresi radicate a Milano).

Il suo nome è Antonino Belnome ed è uno dei capi dell’organizzazione in Lombardia, o meglio lo era. 

Questo indica quanto è profonda nel tessuto sociale ed economico la penetrazione della mafia calabrese nell’hinterland Lombardo.

Il blitz a Milano

‘Ndrangheta e traffico di rifiuti continuano a essere lo scenario più ricorrente.

Polistirolo, gesso e bitume, spacciato per cemento. Ecco ancora il volto della ‘ndrangheta e traffico di rifiuti al nord.

Scarti mischiati, alcuni molto pericolosi provenienti da cantieri, venivano miscelati insieme senza alcuna forma di controllo sul livello di pericolosità nella cava di Zibido San Giacomo.

“Un sistema rodato in vigore da anni” così lo hanno definito i Carabinieri della forestale che hanno preso parte alle indagini insieme alla Guardia di Finanza di Milano:

Un sistema tenuto in piedi almeno da vent’anni, a leggere il “libro mastro” sequestrato durante le perquisizioni.

Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore della dda di Milano Silvia Bonardi, hanno scoperto come le attività di smaltimento di rifiuti nella cava di Zibido San Giacomo fossero basate su pratiche “completamente illegali” come scrive il gip Raffaella Mascarino.

Il gip ha firmato anche due ordinanze cautelari ai domiciliari nei confronti di due imprenditori: per il 72enne Gianarnaldo Bonilauri e il 42enne Giuseppe Molluso quest’ultimo figlio di Giosafatto Molluso di Platì, uno dei capi della locale di Corsico (Milano)

Le indagini sono state eseguite sul filone dell’inchiesta “Mensa dei Poveri” che aveva scoperto un intreccio di tangenti tra imprenditori, manager pubblici e politici lombardi. Al centro delle indagini soprattutto Daniele D’Alfonso e la sua Ecol Service da un lato e Pietro Tatarella e Fabio Altitonante di Forza Italia, dall’altro, foraggiati profumatamente in cambio di appalti e commesse private.

Leggi anche: ‘Ndragheta, Mantella pentito chiave del processo Rinascita-Scott: “Nemmeno io so quanti omicidi ho ordinato”

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