Parma, ci lascia la piccola Alice Scagnelli. La mamma: “Voglio imparare da lei”

Non ce l'ha fatta la piccola Alice Scagnelli, 3 anni. Appena qualche mese fa i genitori avevano scoperto una grave patologia cardiaca

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Venerdì 13 novembre, alle ore 9.42, ci ha lasciato la piccolo Alice Scagnelli di appena tre anni, ricoverata all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dopo che i medici le avevano diagnosticato una cardiomiopatia restrittiva idiopatica. Come riportato dalla Gazzetta di Parma, la malattia pur essendo congenita, si è palesata solo ad agosto, dopo una gita in montagna. L’alta pressione ha provocato una forte reazione fisica nella bambina: gambe, faccia e pancia gonfie di liquido. Da qui i medici del pronto soccorso di Parma hanno capito subito che si trattava di uno scompenso cardiaco, anche per via del respiro affannoso.

Alice Scagnelli, un “portento” di bambina

I sanitari che sono entrati in contatto con la bimba l’hanno definita un “portento” per come reagiva agli interventi. La piccola era vispa, anche se accusava spesso stanchezza, sintomo anomalo per una bambina della sua età. La piccola, in un primo momento è stata curata dal dottor Bertrand Tchana e dalla sua équipe, all’Ospedale dei Bambini, poi trasferita a Bologna, nel reparto di Cardiologia. La madre, Marina Tombesi, insegnante presso una scuola elementare, la ricorda così:

Era tosta, chiacchierona, simpatica e molto divertente. Ma era anche un bel peperino e siamo convinti che questo suo carattere l’abbia aiutata a tenere botta fino in fondo. È stata coraggiosa, forte e molto brava.

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La situazione critica di Alice Scagnelli

I genitori della piccola, intervistati dalla Gazzetta, hanno raccontato le dinamiche di quanto accaduto, dopo l’evento scatenante di agosto:

La sua situazione era molto compromessa: in un primo momento è stata curata con un diuretico, ma non era sufficiente. Era stata ipotizzato un trapianto di cuore, ma le sue pressioni polmonari erano troppo alte per l’operazione. Per cercare di abbassarle era necessario l’ausilio del Cuore di Berlino (un cuore artificiale), un macchinario molto complesso e visibilmente impegnativo.

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Alice Scagnelli: il triste epilogo

L’operazione del 28 ottobre sembrava essere riuscita ma nei giorni successivi altro liquido si è acculato sul cuore, insieme ad un grumo di sangue, rendendo necessaria un’altra operazione, hanno proseguito i genitori. Quando sembrava che la bimba si stava riprendendo è sopraggiunta un’ischemia con altre complicazioni, che ne hanno compromesso la sopravvivenza. Racconta così la madre:

Non si poteva più operare, perché quando muore il cervello, tutto il resto viene compromesso. Dall’ospedale ci hanno detto di avvicinarci, perché pensavano se ne sarebbe andata in fretta. Quando siamo arrivati la situazione si è stabilizzata. La sua era diventata una sofferenza senza speranza e Alice è andata via.

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Una bambina speciale e coraggiosa

Dal racconto dei genitori emerge l’unicità di questa bambina, tenera e coraggiosa allo stesso tempo, anche consapevole della sua situazione:

Un giorno, giocando, lei mi disse che il suo cuoricino non batteva. Io le dissi di no e lei mi rispose che Gesù gliene avrebbe dato uno nuovo. L’abbiamo preso come un segnale, che magari Gesù le avesse parlato veramente. Abbiamo sempre considerato Alice come un miracolo perché Christian non poteva avere figli.

Ha dato una grande prova di coraggio e io voglio imparare da lei, che nel suo essere piccola ci ha dato una grande lezione: quella di essere coraggiosa, di non lasciarsi andare e di combattere fino a quando c’è un filo di speranza. E che non si deve mollare. Mai.

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